Visione d’insieme
Eccomi al secondo articolo. Grazie a tutti quelli che hanno avuto la bontà di leggere il primo, grazie anche a me stesso che mi sono riletto e poi condiviso in una ventina tra gruppi e profili facebook. Dovremmo essere intorno ai mille, considerando anche solo le condivisioni, 872 mentre scrivo. Un successo che mi fa piacere personalmente, ma soprattutto perché siamo in tanti a promuovere il cambiamento sempre più doveroso. In tanti ci informiamo, su tanti aspetti diversi, mettendoli in relazione e coprendo i buchi da informazioni a volte di cattiva qualità, ma anche quasi sempre settoriali e separate tra loro. In questo modo, obiezioni senza logica hanno gioco facile e si originano infinite diatribe che partono male e finiscono peggio.
Dopo il doveroso omaggio a Charles Darwin (dal prezioso Creati dagli animali – implicazioni morali del Darwinismo, James Rachels, 1990), anche questo articolo è sui fondamentali. Presento per la prima volta in pubblico un'immagine che ho fatto realizzare quest'estate, per cui ringrazio di cuore Francesca Meneguzzi.
Fino all'estate scorsa, da insegnante di scienze motorie, il mio interesse era soprattutto sulla salute ed è stato il motivo della scelta della nutrizione vegana, cinque anni fa. Tuttavia, ripercorrendo i segnali che nel tempo mi hanno portato ad una maggiore consapevolezza, questi sono venuti quasi sempre dagli animali. Ho ritenuto fondamentale, per sostenere il veganismo, essere ben informato sulla nutrizione, in modo da controbattere all'argomento della presunta necessità di cibi da animali nella dieta. Le reazioni degli studenti alle prime informazioni a scuola, in un lavoro interdisciplinare che coinvolgeva Epicuro, la sua ponderazione dei desideri e gli effetti su salute e ambiente, mi hanno spinto ad approfondire. Avevo considerato in quel lavoro anche i diritti animali, in riferimento alla dichiarazione dell'Unesco di Parigi, del 1978, ma senza metterci l'accento principale, dandone per scontato il rispetto, e non ritenendoli il centro della questione. Nelle ricerche su internet ho visionato molti materiali, finché non mi sono imbattuto nella manifestazione di un gruppo di animalisti che protestavano in una fiera per una scrofa tenuta in gabbia mentre si scommetteva sul suo peso. Il vincitore avrebbe ottenuto un buono spesa, pari al prezzo della scrofa, in parti del corpo di altri maiali, salumi, prodotti.
La sindaca parla dell'autorizzazione alle manifestazioni con l'attivista che sta tenendo il megafono:
– Sì, da lei sono autorizzata! [riferendosi alla scrofa in gabbia] … Siamo autorizzati dagli animali.
Si accese una lampadina. Da un lato la giurisprudenza, dall'altro la morale (come da primo articolo, Finalmente umani), in mezzo una scrofa. A scuola c'era stato poco prima Juan Martìn Guevara, per la promozione del libro Mon frère, le Che, di Armelle Vincent e del film Che, un hombre nuevo di Tristàn Bauer. Come mediare la Rivoluzione cubana per giovani studenti? Roger Garaudy ha descritto il concetto di rivoluzione. Niente a che vedere con disordini, barricate, instabilità, violenza, nella definizione. Rivoluzione significa cambiamento.
Il cambiamento è rispetto ad una condizione insostenibile di oppressione; il contrasto al cambiamento è la reazione. La rivoluzione si può ottenere senza violenza, anche con le riforme, se queste hanno l'obiettivo di cambiare anziché ripetersi senza miglioramenti evidenti. In quest'ultimo caso non farebbero che assestare l'oppressione. Se c'è violenza nella rivoluzione, questa è accidentale ed eventuale, ed allora è resistenza, ma resta non necessaria. Nell'oppressione e nella reazione, invece, la violenza è sempre necessaria.
La visione di quel blitz ha cambiato la mia concezione del veganismo. La sindaca scrisse sulla sua pagina facebook di quanto accaduto. Risposi punto per punto alle sue critiche, in una mail e sulla sua pagina, esaurendo lo spazio di un commento e occupandone un secondo. Intervennero in molti, poi il post fu rimosso. Decisi che dovevo affrontare ciò che prima davo per scontato, i diritti animali. Più che leggere, pensai che partecipare ad un altro evento di questo gruppo animalista sarebbe stato un ottimo inizio. Stavolta un evento di sensibilizzazione, autorizzato anche giuridicamente. In effetti, quel pomeriggio con le Iene Vegane – La Loro Voce mi risolse un problema: come affrontare con gli studenti un tema così delicato senza scandalizzare. Semplice, con l'arte e l'empatia.
Milano, 29 luglio 2017. Grazie per la foto a Stefano Vettorato.
Il rettangolo che ho usato ha le proporzioni auree, ricorda così gli antichi filosofi che avevano già intuito la necessità del rispetto dei diritti animali. Il cerchio è composto da cinque zone, tutte importanti, infatti hanno la stessa superficie. I diritti animali sono al centro, perché dal loro rispetto dipendono le tre aree esterne: la possibilità di vita sul pianeta, la fame nel mondo e la salute pubblica. La zona intermedia è quella dell'informazione corretta. Abbraccia i diritti animali, perché loro non possono difendersi e collega tutte le aree tra loro. Il simbolo della pace richiama una zampa maculata e sta per la fine dell'oppressione, la fine della discriminazione del più debole, a qualunque specie appartenga. Senza diritti animali vengono calpestati anche quelli degli animali umani, privati delle risorse alimentari e/o minacciati dai cambiamenti climatici, o sofferenti per patologie da troppe risorse troppo concentrate. Senza un pianeta su cui vivere, non sarà neanche possibile il confronto tra carnismo e veganismo, e questa ipotesi è resa plausibile dal rischio di induzione di un'era glaciale (Un inconvenient truth, Al Gore, 2005).
Il cambiamento non avverrà in tempi brevi, ma resta moralmente necessario. E' da tempo acclarato che gli allevamenti animali sono tra le cause principali dell'effetto serra e che la nutrizione vegana, correttamente praticata, è un enorme fattore di prevenzione e longevità, tenendo conto anche delle patologie che la nutrizione può prevenire, arrestare e curare. Sulla fame nel mondo, quello che succede, come nemmeno Coop ha negato nella sua recente campagna pubblicitaria, è che il 70% dei terreni coltivabili nel mondo non è dedicato agli animali umani, ma a quelli non umani. Infatti, la maggior parte delle coltivazioni sono per i mangimi dati agli animali e bruciati nelle fabbriche alla rovescia che sono gli allevamenti. Da questi esce ben poco rispetto a quello che è entrato e che viene bruciato in sofferenza animale. Quello che resta sono le ceneri, vendute a peso d'oro. 15 kg di legumi e cereali secchi, pieni di principi quasi al 100% per ottenere 1 kg di carne e latte acquosi, con il 15% circa di principi nutritivi. Chi soffre la fame vede partire dal proprio territorio autocisterne cariche di mangimi.
A questo punto, l'argomento della sovrappopolazione, di chi dice che siamo in troppi, non ha più fondamento, considerando che riproduciamo in serie, in catene di montaggio e smontaggio, 170 miliardi di animali terrestri, un oceano di sofferenza con un impatto devastante su aria, acqua e suolo. Trattare separatamente questi argomenti è sempre molto parziale, è quasi come mentire, nel senso che non si può invitare a controllare il tempo della doccia e nascondere che per 1 kg di carne sono necessari 15000 litri d'acqua (molti di più secondo altre stime), contro i 2000 litri del riso, che non è proprio idrofobo. Perciò, quando i telegiornali parlano di siccità, di cosa parlano? Quando se ne lamentano gli allevatori, di cosa si lamentano, se non di ciò che loro stessi hanno causato? Non scrivo contro gli allevatori, il pianeta è uno, siamo sulla stessa barca e mangiavo carne fino all'altro ieri. Ma l'impresa privata include il rischio, sta all'impresa trovare settori più sostenibili e lo Stato dovrebbe favorire una conversione virtuosa.
Ad esempio, evitare che la pianura padana sia destinata alla distruzione di risorse al fuoco della sofferenza animale, evitare che dobbiamo importare cereali e legumi da paesi più freddi e quindi con più problemi di conservazione da umidità; evitare che sembri che la produzione di cereali e legumi in Italia sia qualcosa di nicchia e speciale, quando non c'è niente di più semplice e che favorirebbe l'arricchimento del suolo. Il ripristino della rotazione, ridurrebbe l'impiego della chimica, rispetto all'aberrazione delle monoculture: distese sterminate in cui esiste una sola forma di vita, nessun'altra che quella coltivata. Non mi dilungo sugli insetti, di cui si sta promuovendo l'uso come alimento: vivere senza uccidere intenzionalmente è possibile. Dovrebbero intervenire accordi internazionali che diano seguito a quanto l'Onu ha già dichiarato su questi temi. Intanto, visto il divario tra giurisprudenza e morale, il potere maggiore su cui si può contare è la responsabilità economica e sociale del cittadino consumatore, la sua libertà di comportamento esiste solo con l'informazione corretta. Spero che sia utile a questo una buona visione d'insieme.
Milano, 29 luglio 2017. Grazie allo scatto di Sal Giaquinto.
Link utili:
L'autorizzazione: Le Iene Vegane – La Loro Voce
I Filosofi e la questione animale
per la salute: www.scienzavegetariana.it