FdI un restyling dell’MSI
L’Onorevole Pierluigi Bersani, uno dei pochi lucidi sulla scena politica di oggi, ha definito “Fratelli d’Italia un restyling dell’MSI” di Giorgio Almirante. Un rifacimento del look, ma nella sostanza lo stesso nocciolo politico. L’ispirazione e la politica di FdI resta di un rinnovato e modernizzato fascismo. E una donna che lo conduce rassicura tutte le menti.
L’abiura, in effetti, che il Primo Ministro ha compiuto a parte il fatto che è stata occasionale e mai più ribadita, riguarda il Ventennio, ma non la cultura fascista. Il 25 aprile il Premier sarà in viaggio all’estero invece di essere al fianco del Presidente Mattarella per i festeggiamenti della liberazione dell’Italia dal fascismo e dall’occupazione nazista.
Propone la soppressione dei Licei per istituire una scuola di massa in Agraria che insieme al Ministero per la difesa del cibo italiano ricorda una sorta di “autarchia”, dopo essere stata al G8 di Genova dalla parte della Globalizzazione.
Aumentano di 50 mila posti nella PA ma il 60% è per le forze di Polizia.
Una miriade di condoni in vari campi che solleticano le persone al non rispetto delle norme.
Soppressione del reddito di cittadinanza che come disse l’On. Berlusconi “a parte i soliti furbetti ha salvato molte famiglie” a favore di una scuola di specializzazione per trovare lavoro di cui non si sa nulla.
[ecc]
Sul piano internazionale, dopo che il Premier voleva dare più peso all’Italia, in realtà risultiamo emarginati e gli incontri cruciali sono tra Francia e Germania.
Sul Pnrr ancora molti dubbi perché l’Italia vuole discostarsi dai progetti concordati con Bruxelles intraprendendo un proprio cammino economico che però ci escluderebbe dai soldi erogati dal Pnrr.
Auguriamoci che il Primo Ministro Meloni dichiari a chiare lettere non solo la rottura con il Ventennio della 2^ Guerra Mondiale, ma con quella cultura che ha costituito uno dei tre totalitarismi del XX secolo.
“L’elettore italiano è come un bambino di 13 anni… e anche poco sveglio” (Berlusconi).
Attenzione Michele perché il voto a Destra è trasversale socialmente ed economicamente. Da aggiungere che in questi anni la stampa e la radiotelevisione hanno dato enorme spazio ai partiti di Destra. Il Ministro Salvini era quasi ogni sera in tivù. Giorgia, che sembra un amore collettivo, tra social e radiostampa è stata costruita leader non dalle piazze che erano abbastanza vuote, ma dai mass media. Un fenomeno alla quale l’Italia ha già visto incoronare Premier per 20 anni Silvio Berlusconi. Dopo di lui Renzi, animato da ambizioni personali e forse anche da qualche affare di famiglia.
Concordo con te sul fatto “che non siamo tutti uguali” per senso civico e dello Stato.
la politica è come una menzogna nella quale i nostri leader ci affogano
Sì, Michele… il vero e proprio nodo sta in una opposizione che non esiste e che di conseguenza manca una valida alternativa di Governo. La sinistra personalmente credo non esista più dalla fondazione del PD che come dice la stessa sigla vuole essere un “partito democratico”. L’attributo che il PD sia di sinistra gli è stato dato da Berlusconi. E’ vero che c’è una massa di elettori “mediocri” ma tutti noi dobbiamo rispetto anche a loro.
Sempre massimo rispetto, salvo eclatanti derive e degradi, verso tutti (dunque anche verso l’MSI?) . Ma ciò non toglie valore scientifico alla constatazione che il quoziente intellettivo, la cultura, il senso civico, la responsabilità ed il rispetto verso l’interesse comune e non verso “gli affari propri” o di corporazione, abbiano nel popolo votante e relativa classe politica valori molto differenziati. Il che, è inevitabile, livella la qualità del voto e dei governanti verso il basso. Auguri di Buona Pasqua, Mario.
Cambierebbe nulla se la Meloni dichiarasse a chiare lettere la rottura col ventennio. Ciò che conta sarebbe che altre forze politiche (esiste ancora la sinistra ?) fossero in grado di rappresentare una alternativa a chi, dopo aver vinto le elezioni, governa. In democrazia contano i voti e, purtroppo, uno vale uno, Ove, quest’ultima equazione, danneggia l’elettore più evoluto ed avveduto a vantaggio della mediocrità generale. Infatti, sui grandi numeri, è statisticamente inevitabile che prevalgano gli elettori (e relativa classe politica) poco illuminati.