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[Home Alimentazione Paul McCartney sostiene Seaspiracy]
Pianeta Terra
Alimentazione, Allevamenti intensivi, Ambiente, Animali, Biodiversità, Cambiamento climatico, Diritti animali, Ecosistemi marini, Inquinamento, Pesticidi, Riscaldamento globale, Salute
[ 12/05/2021 di Alessandra Tedeschi 15 Commenti ]

Paul McCartney sostiene Seaspiracy

Paul McCartney, leggenda dei Beatles, esorta i suoi 3,5 milioni di follower a guardare Seaspiracy.

“Hai visto l’incredibile Seaspiracy disponibile su Netflix? È un documentario molto forte sulla pesca, che tutti dovrebbero guardare”. Queste le parole pronunciate da McCarteny nelle storie di Instagram.

E tante sono le celebrità internazionali che hanno già espresso sostegno al messaggio di Seaspiracy.


Seaspiracy e la guerra in corso negli oceani

Seaspiracy, prodotto da Kip Andersen di Cowspiracy, mette sotto accusa la pesca intensiva, la più grande minaccia agli ecosistemi marini.

Se Cowspiracy denunciava l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi, Seaspiracy racconta infatti la guerra in corso negli oceani di tutto il mondo e l’impatto scioccante che la pesca intensiva ha sulla vita marina.

Un viaggio pericoloso, numerose le interviste ad esperti, tanti i temi trattati.

Il massacro dei delfini nella Baia di Taiji in Giappone, uccisi perché colpevoli di cibarsi del tonno rosso, che vale oro al mercato ittico di Tokyo (un tonno può valere fino a 3 milioni di dollari!) e che è ormai quasi estinto. E il dramma dei giovani delfini, che durante il massacro dei delfini adulti vengono catturati per essere rivenduti ai parchi acquatici (un delfino ammaestrato può valere oltre 100.000 dollari).

La mattanza degli squali, le cui pinne vengono vendute in Cina per la zuppa di pinne di squalo, considerata uno status symbol e che ha portato, negli ultimi decenni, ad una riduzione dell’80% fino al 99% di alcune specie di squali.

Lo sterminio di tartarughe, delfini, foche, squali, uccelli marini considerati pescato accessorio: di tutto il pescato mondiale il 40% rappresenta pescato accessorio che viene ributtato a mare, quasi sempre già morto. Più di 300.000 delfini e balene vengono uccisi ogni anno dall’industria della pesca come cattura accessoria.

La falsità delle etichette “Salva Delfino”, che non garantiscono nulla e vengono concesse dietro pagamento.

E poi la plastica: oltre il 46% della plastica nel Great Pacific Garbage Patch – il più grande accumulo di plastica e microplastiche galleggiante al mondo, situato nell’Oceano Pacifico – è composto da reti da pesca. Le campagne contro la plastica accusano soprattutto le cannucce di plastica, che però costituiscono solo lo 0,03% della plastica immessa nell’oceano, mentre tacciono su reti e attrezzature da pesca, che sono la causa principale dell’inquinamento degli oceani nonché la più pericolosa per i pesci.

Il cambiamento climatico e il ruolo giocato dagli oceani, che sono in grado di assorbire fino a 20 volte più anidride carbonica per ettaro rispetto alla foresta Amazzonica.

I finanziamenti all’industria ittica, che si aggirano intorno ai 35 miliardi di dollari, la stessa cifra che le Nazioni Unite indicano come necessaria per combattere la fame nel mondo!

L’allevamento ittico, anch’esso parte del problema: l’inquinamento che produce è devastante per l’ambiente e i mangimi sono a base di farine di pesce ed estratto di olio di pesce, per cui serve molto più pesce per produrre i mangimi di quanto se ne ottenga.

I diritti umani in Thailandia, dove gran parte del pesce proviene dalla schiavitù, dal lavoro forzato.

E poi loro, i pesci, dotati di sistema nervoso e capacità sensoriali, in grado di provare dolore e paura, con una vita sociale complessa.

Ma gli Omega-3? In realtà sono le alghe di cui il pesce si nutre a produrre Omega-3 e non il pesce, possiamo pertanto assumere gli Omega-3 direttamente dalle fonti vegetali. Semmai il pesce contiene mercurio, diossine, pesticidi e plastica. La catena alimentare acquatica é infatti la fonte più concentrata di inquinanti industriali.

E la pesca sostenibile? Non esiste, conclude il documentario.


Contrastare un’industria forte

Diretto da Ali Tabrizi e dalla moglie Lucy, girato nel corso di 5 anni, Seaspiracy é balzato in testa alle classifiche dei più visti su Netflix in quasi 50 paesi.

Dopo aver scosso le coscienze e snocciolato numeri – scioccanti i 2.7 triliardi di pesci uccisi ogni anno, 5 milioni ogni minuto –  Seaspiracy invita ad una riflessione, anche in considerazione del fatto che alcuni studiosi hanno già da tempo lanciato l’allarme, sostenendo che entro il 2048 i nostri oceani potrebbero essere vuoti.

L’industria della pesca é un’industria forte, spietata, crudele.

“Ma mentre i governi non sono pronti ad agire e l’industria è praticamente deregolamentata, l’unica cosa etica da fare è smettere di mangiare pesce”, sostiene George Monbiot, giornalista e scrittore.

“Nessun singolo individuo può fare tutto, ma ognuno può fare qualcosa”, queste le parole della Dott.ssa Sylvia Earle, biologa marina, esploratore per National Geographic.

 

Petizione internazionale

I registi di Seaspiracy hanno tra l’altro lanciato una petizione per esortare i leader mondiali a proteggere gli oceani.

In poche settimane, la petizione ha raggiunto numeri incredibili, ad oggi più di 650.000 firme in tutto il mondo.

“A meno che non agiamo ora, vivremo per vedere la morte degli oceani e i nostri figli non conosceranno mai la meraviglia e la bellezza del nostro pianeta blu, un tempo fiorente”, si legge nella petizione.

Puoi firmare qui la petizione di Seaspiracy.

#IONONLOMANGIO#IONONLOMANGIO

Commenti [15]

  1. Tomaso Vendramelli
    12/05/2021

    Complimenti, sempre un eco interessante da questi articoli.
    Speriamo proprio che anche altri personaggi in vista continuino o comincino a parlare dell’ insostenibilità degli allevamenti intensivi e della praticità e salubrità di un’ alimentazione vegana.
    Speriamo ci si renda conto che dipende proprio da noi consumatori dare un taglio diverso a questi mercati e una speranza al nostro pianeta.

    Rispondi
  2. Michele Bastanzetti
    12/05/2021

    Giusto ma é più verosimile che la umanità si nutra di insetti prima che rinunci al pescato (fin che ce n”é). Al proposito posso chiedere come voi popolo veg . considerate la alimentazione insettivora?

    Rispondi
    • Alessandra Tedeschi
      12/05/2021

      Perché mai cibarsi di insetti quando gli alimenti di origine vegetale, soprattuto i legumi, sono ricchi di proteine?

      Rispondi
      • Francesco Cecchini
        12/05/2021

        Risposta troppo difficile per Bastanzetti del SAC, che commenta da SAC.

        Rispondi
      • Michele Bastanzetti
        13/05/2021

        Perchè Egr . Tedeschi le proprietà nutritive di molti insetti sono paragonabili a carne e pesce e presentano, per il loro sfruttamento, ecocompatibità maggiore della filiera vegetariana. La stessa FAO sostiene gli studi in merito. Non serve le ricordi che la entomofagia é vecchia come l’ uomo e tuttora praticata in larga parte del mondo. Dunque voi veg la approvate o no?

        Rispondi
        • Alessandra Tedeschi
          13/05/2021

          Non serve Le ricordi che fin troppe abitudini “ vecchie come l’uomo è tuttora praticate in larga parte del mondo” sono immorali e non necessarie.
          Così come non è necessario allevare insetti per cibarsene. I prodotti vegetali ci offrono tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno e le stesse Nazioni Unite invitano a passare ad un’alimentazione vegetale.
          Quindi no agli insetti nel piatto.

        • Michele Bastanzetti
          13/05/2021

          Egr. Tedeschi, che la entomofagia sia immorale (anche per gli uccelli insettivori?) e non necessaria, specie se detto a uno che sta per morir di fame, mi par piuttosto peregrino. Ma, se si è convinti di quel che si dice, va ben senz’altro. Cordialità

          • Alessandra Tedeschi
            13/05/2021

            Immorale é creare la vita per distruggerla, anche se si tratta di insetti.
            Non necessaria perché le alternative vegetali ci sono.
            Se Le sta a cuore la fame nel mondo, e questo Le fa onore, dovrebbe a maggior ragione smettere di consumare prodotti di origine animale, visto che con cereali e soia che coltiviamo per nutrire gli animali da allevamento potremmo sfamare gli 800 milioni di persone che soffrono la fame.

  3. Federico
    12/05/2021

    Grazie per l’articolo Alessandra.
    Se solo piu’ persone guardassero Seaspiracy forse ci si renderebbe conto che e’ praticamente impossibile avere una pesca “sostenibile” che nutra 7,5 Miliardi di abitanti… (and counting).
    Plant based….questa e’ l’unica alternativa sostenibile !

    Rispondi
    • Tomaso Vendramelli
      14/05/2021

      E anche oggi siamo sul 3-0 nella partita “evoluzione” contro “tradizione”
      Complimenti Alessandra per gli ottimi spunti che continua a mettere nelle sue risposte…peccato che il suo interlocutore non abbia evidenti possibilità di comprensione, e sia quindi destinato a rimanere nel suo stato privo di aperture al cambiamento. I freni all’ evoluzione umana ci sono sempre stati, ma la natura vincerà, siamo fiduciosi.

      Rispondi
      • Michele Bastanzetti
        14/05/2021

        Egr. Vendramelli fa piacere che concordi sulle evoluzioni alimentari a base di dieta insettivora. Proteine nobili a basso prezzo, a ridotto impatto ambientale. Peraltro si tratta di un vero ritorno alla natura visto che gli insetti furon certo uno dei primi cibi dell’ uomo. Nobilitati perfino nel Vangelo da Giovanni il Battista che si nutriva di miele e cavallette. Dispiace ma non sorprende invece la ennesima chiusura del mondo veg a questa innovazione. Purtroppo si confermano un mondo culturalmente rigido e refrattario al realismo.

        Rispondi
        • Francesco Cecchini
          15/05/2021

          Dai commenti di Bastanzetti del SAC si capisce che Bastanzetti del SAC è un carnivoro che mangia cavallette.

        • Tomaso Vendramelli
          16/05/2021

          Ovviamente non è ciò che ho scritto, sig Bastanzetti, e tantomeno ciò che intendevo….e lei continua a dare risposte fuori tema e di cattivo gusto. Buona continuazione

        • Michele Bastanzetti
          17/05/2021

          Egr. Vendramelli il fuoritema di cui mi accusa non c’é. La fame nel mondo esige soluzioni concrete come gli insetti e non snobismi dietetico/filosofici. Peraltro il nocciolo dei problemi resta la sovrapopolazione della Terra e non l’ onnivorismo.

        • Francesco Cecchini
          17/05/2021

          Tommaso Vendramelli non c’ è da meravigliarsi delle rsposte di Bastanzetti del SAC, E’ un SAC ed è considerato un SAC da tutta Vittorio Vento dove abita,

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Alessandra Tedeschi

Liceo classico, laurea in giurisprudenza, ex redattrice in materia di diritto del lavoro e previdenza sociale. Appassionata di lettura, pittura, ambiente, diritti animali, nutrizione plant based.

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