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[Home Spiritualità e altro Confessione]
Pillole
Spiritualità e altro
[ 30/07/2019 di Davide Mozzato 10 Commenti ]

Confessione

Due fratelli uno ‘sano’ e l’altro mongoloide. Il primo è schivo, combattuto e astioso, il secondo: innamorato, felice. Vicende drammatiche, lunghe solitudini, distacco e riavvicinamento.

La confessione va oltre il rapporto fra i due fratelli e si fa universale, a dire di quanto sia talora difficile amare e facilissimo, invece, fare male alle persone che amiamo, finanche i più stretti congiunti. È una confessione senza prete, senza un Dio cui affidarla, ma la cui riconciliazione può avvenire comunque, dentro le pieghe di silenzi figli di lunghe consuetudini e complicità: «Gli mormoro all’orecchio “Miguel, non so che dire”, e lui risponde “Non dire nulla”».

(Marco Ostoni, Il ritorno del fratel prodigo, recensione del libro: Mio fratello, di Alfonso Reis Cabral, in La Lettura 28/7/2019, pp. 24-25)

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Commenti [10]

  1. Gianni
    30/07/2019

    Molte volte il silenzio vale piu’ di 1000 parole.

    Rispondi
    • Michele Bastanzetti
      30/07/2019

      Dipende sempre dalle parole. Certo, se uno non sa quel che dice (o scrive), è meglio che taccia.

      Rispondi
      • Gianni
        30/07/2019

        Si è vero come regola generale, ma nel contesto specifico a mio avviso il “silenzio” è di altro tipo, non è un silenzio generato da mancanza di frasi o da concetti strampalati, forse è addirittura l’abbondanza di sentimenti e di frasi che si verrebbero dire che creano il “mutismo”.

        Rispondi
        • Michele Bastanzetti
          30/07/2019

          È indubbio che si possa comunicare anche col silenzio. Vedi Gesù di fronte a Pilato. Ma è presunzione pensare di poterlo correttamente interpretare. Saluti.

  2. Michele Bastanzetti
    30/07/2019

    Il perdono senza pentimento e ravvedimento del “reo” è incentivo alla sua recidiva.

    Rispondi
    • Davide Mozzato
      30/07/2019

      Nel dialogo silenzioso del libro, tra i due fratelli posti finalmente sullo stesso piano, scorgo una dimensione del perdono più profonda e più vera di qualsiasi teoria psico-filosofica mai scritta. Il figlio prodigo che torna a casa ed è abbracciato ancor prima di poter aprire bocca sta sullo sfondo. Il Vangelo, la buona notizia.

      Rispondi
      • Monia
        30/07/2019

        Accordo pieno. Le parole a volte sono sopravvalutate. A volte…

        Rispondi
      • Monia
        30/07/2019

        Riguardo il figliuol prodigo, il perdono pieno inizia prima dell abbraccio. In un momento fuori dal tempo e dalla ragione. Inizia quando il padre va verso suo figlio che semplicemente sta a guardare temendo di essere cacciato. Inizia dal primo passo del padre verso un figlio/fratello che aveva perso tutto e poteva perdere ulteriormente. Non spetta al figlio fare il primo passo. È sempre il padre… Cit. N. HARONEE

        Rispondi
        • Davide Mozzato
          30/07/2019

          Gentile Monia, dal Padre te l’aspetti. In qualche modo ci siamo tutti abituati alla narrazione di Luca 15. Sono il balbettio del fratello ‘sano’ e la rassicurazione del ‘cromosoma 21’ che spiazzano. Nelle comunità cristiane ci chiamiamo ‘fratelli’ e ‘sorelle, facciamo un gran baccano, parliamo, discutiamo e discettiamo. Un silenzio coinvolgente basterebbe, forse

  3. Claudio Coppini
    30/07/2019

    Bellissimo una fotografia di quel che siamo. Siamo tutti fratel prodigo., il vero guaio e che non lo sappiamo. Farne la scoperta ci apre al faticoso ma irrinunciabile percorso del perdonarsi e perdonare. L’incontro con Cristo in questo cammino può essere una luce viva in più nel cammino. Per me lo è stato e lo è ancora oggi. E vi giunge il mio abbraccio

    Rispondi

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Davide Mozzato

Davide Mozzato

Laurea Magistrale in Teologia cristiana, Pastore Evangelico nella zona: Venezia Mestre-Conegliano, speaker e autore per Radio Voce della Speranza.

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