L’ingordigia insostenibile
«Dobbiamo usare la biodiversità in modo sostenibile, in modo da poter rispondere meglio alle crescenti sfide del cambiamento climatico e produrre cibo senza danneggiare il nostro ambiente» (José Graziano da Silva, Direttore Generale della FAO, https://www.onuitalia.com/2019/02/22/biodiversita/)
Il cosiddetto ‘sviluppo’ non decreta sempre un buon risvolto per il creato e, di converso, ciò che risulta dannoso alla nostra specie non è per forza ostile all’economia della creazione intera. La narrazione partigiana antropocentrica percepisce la realtà come positiva o negativa in base all’interesse specifico. Quest’ottica miope deriva anche da un’interpretazione faziosa delle Scritture giudaico cristiane.
Come in Politica, a pochissimi interessa davvero il bene comune. I più sono piuttosto impegnati a raggiungere il benessere della propria piccola parte. Quando il bene è estorto a detrimento altrui non si assiste in verità a nessuno sviluppo e la crescita percepita è una somma a valore zero. +1-1=0, prendo per me togliendolo a te. L’immagine della coperta corta quando fa fresco è più che mai emblematica.
Con un minimo sforzo è possibile allargare l’ottica e rendersi conto che l’umanità dovrebbe invece aspirare allo sviluppo sostenibile della responsabilità. Il responso, la risposta che porta alla responsabilità, è frutto di un’interrogazione spirituale, onesta e profonda e della vocazione a essere umani.
«Poi Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiano dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. 27 Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. 28 Dio li benedisse; e Dio disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra”» (Bereshit 1, XIII° sec. a.C o giù di lì).
NB
Gli antichi riferimenti al ‘dominio’, al ‘rendere soggetta’ sono qui da intendersi in un’ottica creativa (è il Creatore che delega) e non certo nella versione bulimica del «mo’ me te magno», della distruzione e dell’annientamento.
Tutto parte dalla concezione errata del termine “dominio”. Al posto di “responsabilità” è inteso come sfruttamento. Anche l’Eterno ha il dominio su di noi ma il suo potere è finalizzato al nostro benessere
Tanti anni fa, nella mia città, un assessore comunale dedicò buona parte del suo tempo e della sua energia a piantare e a far piantare alberi. Secondo criterio ma ovunque. Migliaia. Preso per matto. Oggi quelli che lo prendevano per matto sono stati dimenticati ma ogni anno in primavera, quando fioriscono i viali cittadini, ci si ricorda di quel “matto”
“L’uomo che piantava alberi”, Jean Giono
E se il dominio umano sul creato nella sua versione bulimica e distruttiva facesse parte di un disegno di Dio che, concesso all’ uomo il libero arbitro dopo il peccato originale, vuol dimostrargli che non è in grado di esercitarlo? Dopotutto Dio ha già esercitato questo suo diritto all’ annientamento del genere umano col diluvio universale. La nuova opzione di annientamento sarebbe ancor drastica e “machiavellica” in quanto sarebbe l’uomo stesso ad autoannientarsi! Vedi te la astuzia di Dio…
Gentile Michele la trama giallo-horror da lei suggerita potrebbe avere la sua plausibilità in teoria ma si scontrerebbe con le molteplici dichiarazioni inequivocabili sull’amore di Dio disposto a morire pur di conquistare la sua creatura alla ragione
Diciamo che Gesù ha tentato . Ma in 2000 anni l’uomo non ha aderito alle aspettative divine. E dunque perché insistere?
La frustrazione è condivisa Michele ma non conosco uomini tanto longevi, i segmenti esistenziali sono molto più brevi e il cristianesimo ha inventato la speranza che è l’ultima a morire
Sono d’accordo: gi esseri umani non sanno gestire la libertà concessa!
Ridurre Dio ad un tifoso astioso e rancoroso che vuole indurre l’uomo alla distruzione della terra per dimostrarne non il limite quanto l’incapacità e la balbuzie intellettuale … forse è il morso demoniaco della negazione dell’umana fatica di vivere , dell’inutilità intrinseca del libero arbitrio . No , vedo troppi Dio negli ospedali , nelle trincee del quotidiano , nelle speranze giovanili per immaginare un dio pronto alla bieca soddisfazione della nostra caduta . No , il mio Dio mi aiuta , mi sorregge , mi perdona . Il mio Dio , amico e’ diverso
Geremia 29:7
Cercate il bene della città dove io vi ho fatti deportare, e pregate il SIGNORE per essa; poiché dal bene di questa dipende ilvostro bene”
Geremia 29:1
Queste sono le parole della lettera che il profeta Geremia mandò da Gerusalemme, al residuo degli anziani esiliati, ai sacerdoti, ai profeti e a tutto il popolo che Nabucodonosor aveva deportato da Gerusalemme a Babilonia
Erano dei deportati, eppure Geremia consiglia loro di pregare e prendersi cura dell’ambiente in cui abitavano, quanto più dobbiamo applicare questo consiglio al mondo, alla terra di cui siamo figli, e non solo per sfruttarne le risorse ma per mantenerla in vita nel migliore dei modi, “poiché dal bene di questa dipende il nostro bene”
????
La biodiversità ce la siamo giocata da un pezzo. Monoculture a perdita d’occhio
Ahinoi
Credo di poter aggiungere al dramma descritto nell’articolo una tragedia ancora maggiore: il partito umano è sua volta diviso in sottocategorie, quelle meritevoli (noi) e quelle (molte) disgraziate.
Senz’altro vero. Chi troppo e chi nulla…