Perché non se ne parla, eh?
L’amaca permette di ascoltare la concitata discussione dei vicini di piazzola. Rimbalza frequente la questione allusivamente complottista del momento: “Perché non se ne parla, eh?”.
La società funziona per le capacità personali messe a disposizione dai singoli individui che formano così una comunità. L’apostolo Paolo 21 secoli fa accennava alla metafora del corpo e dei suoi organi e delle sue membra. Un corpo armonico dispone di tutte le funzioni, nessuna più dignitosa dell’altra. Il problema subentra quando tutti vogliono essere piede o denti o capelli, o lingua: appunto.
Fuor di metafora: una comunità funziona quando ogni suo membro agisce e discetta secondo competenze acquisite, riconosciute. Bene, tutti possono chiacchierare (to chat in inglese) di religione, la fede è espressione personale, innanzitutto. Ma è anche vero che ci sono persone più competenti di altre per farlo, per esperienza, competenza, curriculum. Idem per tutti i domini dello scibile umano. La giustizia, l’arte e anche la politica. Il resto, ciò che anima il social o la chat da bar è solo avanspettacolo, cabaret, cicaleccio dannoso quando non inutile. Tutto si frantuma, poi, quando un religioso, un politico, un magistrato o un ingegnere nucleare si piega e si esprime per pochezza o interesse così come vuole il popolo e non in funzione di persuaderlo a crescere in meglio almeno un pochino.
Perché non se ne parla?
Il post lascia il tempo che trova, sappiamo che siamo in un mondo nel quale il denaro ha comprato tutto compresi i pareri dei cosiddetti “esperti” e silenziato aa volte con l’estremo gesto coloro che mostravano altre vie, magari più sane, sicuramente più lungimiranti.
A seguire gli esperti e gli illuminati abbiamo gli oceani pieni di plastica e gente in galera per un po’ di marijuana che è una pianta officinale.
Seguendo i tuttologo tanto al chilo abbiamo assistito ad un totale degrado della musica e dell’arte in generale, un conformismo globale da fare schifo, un appiattimento delle “opinioni” che la gente NON ha ma che sono frasi ripetute a pappagallo prima dai media della FakeNewsCorporation poi da chi non ha tempo né voglia di studiare. Chiunque avesse un minimo di sale in zucca aveva capito 50 anni fa la fine che avrebbe fatto questa società… Altri credono a Greta, compresi “gli esperti”…
Concordo con l’analisi. Oramai il sospetto che le opinioni dei cosidetti “esperti” siano comprate o quantomeno pilotate e che i silenzi si facciano sempre più assordanti è diventato certezza. Spesso le grida sono pilotate ad arte per riempire il vuoto del mutismo su argomenti scomodi, la politica insegna. E chi fa notare che il re è nudo viene tacciato di essere un ignorante o un complottista se va bene, razzista e xenofobo se va male. Nazista o squadrista se va malissimo. A detta esclusiva dei “competenti”, ovviamente. Gli stessi che una volta bruciavano chi diceva che non era il sole a girare intorno alla terra.
In verità i competenti che bruciavano sono stati a loro volta bruciati da rivoluzioni e controrivoluzioni. Saggi e ignoranti non si distinguono in caso di violenze sommarie.
Nulla di nuovo sotto il sole insomma. Anche di questo però non se ne parla.
E perché non se ne parla, eh? ?
Non se ne parla perché è sconveniente farlo. Se ne parla perché è conveniente farlo. Non serve chissà quale mente conplottistica o un fine pensatore per arrivare a questa semplice deduzione.
La sua opinione è sempre benvenuta sig. Gianni. Questa volta sono io a dover obiettare. Mi pare evidente che la sconvenienza sia conveniente. In merito ai bimbi ho visto militanti di solito insensibili a qualsiasi pudore o pietà,vestiti di nero e con le teste rasate schierarsi per i diritti dei piccoli. Totò avrebbe detto: “Ma ci facci il piacere”
Non so cosa abbia visto Lei, tuttavia ribatto la mia tesi ed il caso da Lei citato ne è la conferma.
Il problema non sta in ciò che dicono i tuttologi ma in chi li ascolta. E nella dismisura tra la potenza disinformatrice dei media e la individuale possibilità di critica. Tale squilibrio non può che peggiorare.
Supercommento!
Spero che i supercommenti non rientrino nella categoria “supercazzole”. Saluti
Assolutamente no, nessuna ironia. Apprezzo molto la sua dialettica e sagacia.
È forse il cuore della crisi che sta vivendo la società di oggi. L’accesso ad ogni palco, l’accesso ad ogni platea. Il poter guidare una Ferrari in corsa senza patente. L’avanzamento tecnologico, che trova la sua massima realizzazione nelle nuove forme di comunicazione, non ci ha dato il tempo per poter prevenire i rischi che comporta. Masse di zombies tuttologi che credono di valere tanto quanto chi, dello studio o della professione specifica, ha fatto ragion di vita. Un tempo si diceva: “ha detto il dottore che…”, “ha detto il professore che…”, ” ha detto il prete che…”, “”ha detto il presidente che…” potrei continuare all’infinito. Oggi vengono squalificate merito, competenza e conoscenza; sacrificate sull’altare del “secondo me…” o del “…e chi lo dice?” Ecco che torna tutto ad essere possibile nel gran circo delle capre. Appiattimento, incapacità di comprendere le cose, scegliere, vagliare, formare coscienza. E c’è chi ci guadagna a piene mani.
Torneremo ad essere persone serie, la sbornia finirà e molti torneranno a vergognarsi come quando, dopo un bicchiere di vino, si sparava una stupidaggine al bar, presi a male parole dagli amici intorno.
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