La nuova rivoluzione copernicana
Sposo il commento di Aldo Grasso su questo Sanremo noioso, ma paradossalmente vincente, dove si sono letti elogi su elogi anche per l’insipido Carlo Conti.
Ribadisco però con la mia personalissima teoria (già esplicata l’anno scorso), che vede nei social network, specialmente in Twitter, gran parte del successo dei nostri attuali e sempre più mediocri programmi tivù.
La televisione italiana dovrebbe prendere atto che il prestigio di certi programmi non risiede più nei suoi contenuti, ma nell’eco che riescono a creare sui loro spettatori. Il vero valore dunque lo fa il pubblico. La rivoluzione copernicana è qui dimostrata: non è più la tivù a produrre l’evento, è lo spettatore a renderlo tale. Di fronte a un programma noioso come l’ultimo Sanremo infatti, lo spettatore utente riesce, smartphone in mano, a creare il fenomeno, la condivisione, la battuta, la critica e a volte lo sberleffo collettivo, trasformando un piatto banale in un pasto appetibile e gustoso.
Siamo di fronte a una televisione partecipativa, dove è il pubblico a sopperire alle lacune autoriali rendendo la trasmissione un appuntamento irrinunciabile per ridere e divertirsi, ma solo se si hanno sott’occhio i post di quegli utenti che riescono a trovare in qualunque particolare inquadrato dalla telecamera, dal vestito della valletta alla scenografia, la trovata che intrattiene e fa ascolto.