Giornalismo veloce o attento?
Preferite essere informati il più in fretta possibile o il più accuratamente possibile? È questo il dilemma su cui si impernia il giornalismo di oggi, che è rapido, multimediale, ma spesso troppo frettoloso e, quindi, approssimativo.
Ha fatto notizia qualche giorno fa la provocazione di Daniele Virgillito, che su Wired ha ammesso di aver manipolato le pagine di Wikipedia falsificando le citazioni di alcuni tra i più famosi personaggi scomparsi recentemente, da Mariangela Melato a Mario Scaccia. È stato un gesto dalle conseguenze impreviste: per confezionare i loro servizi, alcuni telegiornali hanno ripreso parola per parola le pagine wikipedia contenenti le finte affermazioni, spacciandole inconsapevolmente per originali.
È un fatto che fa riflettere e che evidenzia un duplice problema.
Da un lato, è deprecabile che un qualunque utente abbia facoltà di modificare a piacere un sito che offre un servizio pubblico e di fondamentale utilità come Wikipedia. Sarebbe necessario a questo proposito una moderazione più accurata, affinché ogni elemento inserito e ogni modifica possano subire una precisa revisione (per la cronaca, i dati inseriti poi sono stati rimossi, ma troppo tardi).
Dall’altro non si può non pensare al ruolo del giornalista odierno , che a volte non compara le fonti e dà credito a ciò che trova in internet senza farsi troppe domande. Il problema qui nasce soprattutto dalla velocità richiesta dal sistema giornalistico attuale. Un sistema che non prevede il tempo per l’accertamento, perché se non sei tu a dare la notizia per primo, un altro ti potrà soffiare l’esclusiva, perdendo visualizzazioni, commenti, ascolti, lettori. Nessuno vuole arrivare secondo, specialmente nel mondo dell’comunicazione. Così, a un'informazione precisa ma meno celere, si preferisce il bombardamento mediatico di titoloni, post, tweet, in un susseguirsi infinito di articoli e servizi a volte dai contenuti inadeguati, spesso copiati da testata a testata, da sito a rivista cartacea, da blog a quotidiano, tra stessi tiggì. La mancanza di tempo porta poi a un’inevitabile carenza culturale, dove il sapere è frammentato e settoriale, e dove gli stessi giornalisti vagano a tentoni. Internet diventa così il pozzo di nozioni a cui attingere indiscriminatamente, a volte senza alcun filtro tra informatore e informato, proprio perché manca la figura mediatrice, che elabora la notizia per una migliore fruizione.
Come arginare il problema? I giornalisti forse dovrebbero fermarsi qualche secondo in più prima di pubblicare un articolo, sentire il collega esperto di quel personaggio o di quella materia, interrogarlo, non smettere di studiare e di aggiornarsi, magari sfogliando qualche libro in più. Mentre i lettori, specialmente gli internauti, dovrebbero contribuire all’arricchimento enciclopedico offerto da sistemi come Wikipedia per costituire una sicura e leale rete di informazioni. Non c’è nulla di male ad usare internet per le proprie ricerche, se si usano siti affidabili. Ed è proprio questa affidabilità che ognuno di noi è tenuto a preservare.
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