Sulla svolta di Striscia la Notizia
Ieri ho guardato la nuova edizione di "Striscia la Notizia", quella con Virginia Raffaele e Michelle Hunziker, e tutto sommato non mi è dispiaciuta, sebbene l’intero baraccone sia sostenuto sulle spalle e sulle imitazioni della brava Raffaele. Certo non mi illudo. "Striscia la Notizia" rimane uno dei programmi più ipocriti della televisione italiana, arrogante e convinto. Senza contare che, con la mossa di inserire i velini declinati al maschile, ammicca sornione a tutta quella massa di critici che negli anni gli ha dato contro condannandogli l’invenzione delle veline.
Premessa: io le veline non le odio. Non penso che cancellandole dalla televisione italiana si risolva magicamente il problema della disparità fra i sessi, né che d’improvviso il corpo della donna in tivù passi in secondo piano rispetto alle sue opinioni. Cosa che peraltro non tutte le donne vogliono, essendoci generazioni intere di ragazze che bramano di sculettare in tivù senza che nessuno gli chieda nient’altro che essere sexy.
Tuttavia la scelta che quest’anno ha compiuto Striscia non mi fa esultare, sebbene abbia letto in giro commenti positivi. Sostituire i velini alle veline e cambiare i conduttori in conduttrici può forse far gioire quelle che pensano di aver finalmente trovato una trasmissione che asseconda i desideri femminili. Io ci vedo solo un inutile contentino, se non una parodia del format.
Ci sono donne a cui piacerà guardarsi il figone sul bancone, ma personalmente non trovo sia questo il simbolo della svolta. Mi sembra il solito ribaltamento di stereotipi, che ritroviamo anche nelle sere dell’8 marzo, quando gruppi di ragazze escono a cena e vanno a festeggiare in uno strip club maschile. No, grazie, non è spogliando un uomo che mi sento finalmente al suo pari.
No, grazie, non è spogliando un uomo che mi sento finalmente al suo pari.
L’emancipazione femminile non parte dalla televisione, nonostante per anni ci abbiano fatto credere il contrario. La televisione rimane uno specchio e un amplificatore di usi e costumi già presenti all’interno di una società e certamente il cambiamento passa anche da qui. Tuttavia credo che l’emancipazione si costruisca prima di accendere il televisore e si rafforzi con l’esperienza e il coraggio in altri ambiti, cosicché un giorno si possa guardare una trasmissione e riconoscere al volo le furbate fatte per compiacere il pubblico. E magari guardarle pure, queste furbate, ma certo senza considerarle una conquista per il genere femminile.