Chernobyl – la serie
La televisione generalista torna a parlare di Chernobyl. Trentaquattro anni dopo il disastro nucleare, le cui conseguenze ancora incombono in quella zona e nel nostro immaginario, l’emittente americana HBO ha prodotto nel 2019 la serie tv incentrata interamente sull’incidente, sui suoi retroscena, su una tragedia che è piombata nelle nostre paure più nere e le ha rese realtà. Chi c’era si ricorda bene quei giorni, vissuti tra allarmi e paranoie, chi è vissuto dopo ne ha sentita l’eco. E mentre la Russia, indignata dall’errata (a suo parere) trasposizione dei fatti, ancora l’anno scorso ha annunciato una controserie (in una corsa alla più veritiera narrazione), il mondo si è riscoperto appassionato, premiando il prodotto, tra i numerosi riconoscimenti, con tre Emmy e due Golden Globes.
Le conseguenze del successo sono anche state stupidamente nefaste: alla messa in onda, l’anno scorso, si è registrato un incremento delle visite turistiche a Pripyat e, nei veri luoghi contaminati, influencers e selfie con lo sfondo di carcasse urbane abbandonate e ormai fagocitate da una natura selvaggia e multiforme (cercate in Instagram e troverete un vasto corollario di scatti).
Al netto del fenomeno social tuttavia rimane il prodotto passato in televisione, di cinque puntate, su Sky Atlantic prima e ora in chiaro, su La7, da stasera alle 21.15.
La messa in scena è certosina, le atmosfere inquietanti e cupe, quasi inesistente la colonna sonora, spesso scandita dal rumore dei contatori geiger che impazziscono nel registrare la quantità spropositata di radiazioni. La cinepresa indugia, puntata dopo puntata, in qualche rallenty che, col senno di poi, ci trascina alternando suspense e angoscia per ciò che sapremo avverrà ai protagonisti: la morte nel migliore dei casi, una lunga agonia cancerosa e putrescente nei peggiori. Noi vediamo dal futuro ciò che accadrà, sappiamo perché è stato vissuto, ma mai fino ad oggi potevamo vederlo così da vicino, con i pompieri concitati che provano a spegnere l’inestinguibile incendio nucleare, gli abitanti della città che ignari osservano la nube tossica, respirandola senza conoscere ancora nulla dei suoi miasmi, senza sapere, perché il governo stesso ometterà o minimizzerà per mesi il reale pericolo di quanto stava avvenendo.
Non è comunque un documentario: il racconto si alterna tra i disperati tentativi dell’Unione Sovietica nel tamponare il disastro e la storia dei singoli, prime vittime, comprese coloro che volontariamente si immoleranno per salvare il destino di un intero continente e che la storia, quella vera, non ha dimenticato.
Chernobyl è un capolavoro a più livelli, ma è vincente anche per il tempismo: in un mondo che sta riscoprendo una rinnovata sensibilità ambientale, il ricordare quanto avvenuto impone di riorganizzare le priorità, la salvaguardia dell’ecosistema, la scelta di rivolgersi a fonti di energia alternative o comunque ad acquisire una consapevolezza nuova, più attenta, semplicemente più responsabile.