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[Home Spettacolo Andremo ancora al cinema?]
Readymade
Spettacolo
[ 08/07/2018 di Silvia Albrizio ]

Andremo ancora al cinema?

A Vittorio Veneto è diventata un caso la chiusura improvvisa del Verdi, multisala storico della città. In molti, tra le varie motivazioni più o meno fondate, hanno provato a leggere la notizia come un segno dei tempi, quelli in cui il cinema lentamente passerà alla fruizione casalinga targata Netflix o, più semplicemente, a quella pirata data dai film scaricati illegalmente e guardati comodamente dal divano di casa.

A monte delle grandi disquisizioni commerciali, che snocciolano numeri e dati (Netflix e le piattaforme on demand e streaming sono effettivamente in ascesa) verrebbe da chiedersi prima di tutto che ruolo diamo oggi alla fruizione cinematografica.

Se riduciamo la visione di una pellicola a una mera osservazione di un prodotto filmico, allora sì, le nuove piattaforme web battono il cinema senza particolari difficoltà: vedersi un film a casa propria è senza dubbio più rilassante. L’essere umano sceglie tendenzialmente la strada più pigra. La sovrabbondanza di offerta porta però a vedere i film come costante diversivo alla noia casalinga e la conseguenza  è un lento ma progressivo appiattimento della visione, una riduzione della creatività, una bulimia visiva che, come tutti i sovradosaggi, ha più danni che benefici, soprattutto culturali.

Tuttavia il discorso cambia se cominciamo ad analizzare cosa vuol dire, davvero, vedere un film. Perché la visione non può essere circoscritta allo sguardo: la fruizione cinematografica è prima di tutto un rito. L’uscire di casa, a volte il trovarsi con amici, scegliere (magari con un compromesso) il film proposto e poi non poter tornare indietro, metterlo in pausa. C’è la sala buia, il commentare i trailer, lo sgranocchiare rumoroso del nostro vicino di posto, ma anche la risata della platea o il pianto silenzioso se la scena commuove. A volte il chiacchiericcio fastidioso, la maleducazione di chi usa cellulare anche al buio, certo. C’è poi il respiro del primo tempo, -prendo altri pop corn?-, i titoli di coda, le luci che si riaccendono scongelando la realtà che temporaneamente ci era stata sospesa. Il cinema è composto da un cerimoniale difficilmente riproducibile a casa. Ed è lì che risiede parte della sua magia. Esistono poi film che nascono soprattutto per essere visti in questo tipo di situazione, proiettati in un megaschermo con la musica che ti invade dalle spalle. Senza contare che la casalinga comodità della fruizione solitaria è meno appagante di quella collettiva, esattamente come le partite dei Mondiali diventano più gustose di fronte al maxi schermo del bar, anche in mezzo a sconosciuti.

La domanda da porsi dunque è quanto i pregi del vedere un film al cinema riusciranno ancora a batterne i difetti. Quanto ancora il godimento di fronte al maxischermo sarà maggiore rispetto a quella del nostro televisore, del nostro tablet o del nostro smartphone?

Le risposte che ci daremo decideranno le sorti della sala cinematografica e ci definiranno come spettatori e, forse, come persone.

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Silvia Albrizio

Ha studiato cinema e televisione e ne scrive sulla carta e online. Readymade è il risultato pronto all’uso delle sue riflessioni su questi ed altri media.

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