Il segreto della longevità televisiva (sì, parlo di Sanremo)
Il Festival di Sanremo e Miss Italia sembravano le sole due trasmissioni intoccabili della televisione italiana. Poi, l’anno scorso, Miss Italia è stato clamorosamente cancellato dal palinsesto RAI, per poi rimbalzare da emittente a emittente fino ad approdare, non senza tentennamenti, a La7. Forse non avrete seguito a dovere la vicenda, ma ciò che è successo rappresenta un’importante rottura con quella tradizione che ha sempre visto in questi programmi una sorta di reperto storico da preservare, un legame con la nostra memoria culturale, l'esempio di un passato glorioso. Così, per tanti anni, il programma ha continuato a essere trasmesso senza problemi, nonostante l’idea del concorso di bellezza diventasse a poco a poco anacronistica, per due motivi paradossalmente in antitesi: la rivisitazione sessuale del corpo femminile attuata dalle tivù private e la maggiore attenzione che la nostra società ha riguardo alle discriminazioni di genere. Rimane poi immancabile tra le cause della spaccatura con la RAI (e in un certo senso con la televisione tutta), il fattore economico, non tanto perché la trasmissione costa, quanto piuttosto perché c’erano sempre meno telespettatori a seguirla.
Diversamente, il Festival di Sanremo non sembra cedere sotto il peso delle polemiche che da anni lo investe. I folli cachet milionari di presentatori e ospiti, gli sprechi, addirittura le interrogazioni parlamentari: niente scalfisce il concorso canoro più famoso d’Italia, che prosegue imperterrito le sue edizioni.
Addirittura, la trasmissione negli ultimi anni si è allungata, dilatata, stremando il pubblico oltre la mezzanotte per un’intera settimana. Blocca i palinsesti di tutta la tivù generalista, costretta a una controprogrammazione di facciata e a giorni di approfondimenti, servizi ad hoc, marchette, interviste e succosi retroscena. E se da un lato una buona fetta di spettatori si vanta di non seguirlo, alcuni dei quali con quella bramosia tipica di chi non vede l’ora di fartelo sapere contribuendo involontariamente al successo del programma, un’altra fetta non solo lo guarda, ma lo commenta, lo critica, lo esalta in diretta tramite smartphone e computer. Ecco quindi il motivo per cui il Festival di Sanremo sembra insensibile alle continue provocazioni: perché il pubblico, con l’avvento dei social network, ne ha rinnovato la fruizione.
Non sono serviti autori brillanti, presentatori eccezionali o vallette scollate in abiti ancor più sfarzosi. È bastato passare lo scettro della critica al pubblico, che da solo ha costruito un mondo di hashtag, retweet e link da condividere sulle serate, generando chiacchiere, curiosità e intrattenimento al di fuori del programma ma attraverso esso. Forse è questo il segreto della longevità televisiva: avere un pubblico interessato a sfotterti attivamente sulla piazza virtuale, non a guardarti passivamente sul divano.