Il vano amarcord di La Sai L’Ultima?
Nel weekend mi sono imbattuta in La Sai L’Ultima – Digital Edition e sono stata colta da una certa tristezza. Mi sono informata, ho letto degli ascolti in caduta libera, della scarsa presa sul pubblico nonostante la formula “rinnovata”, ho capito insomma che la sensazione di disagio non era solo mia, ma di un’altra buona fetta di telespettatori.
Nonostante proprio negli ultimi post abbia scritto del ritorno al passato, dell’amato effetto nostalgia, e di quanto il pubblico ne abbia bisogno, è onesto riconoscere che questo meccanismo non funziona proprio per tutti i fenomeni dello spettacolo. A resuscitare i morti insomma, si deve comprendere che possono tornare diversi. Esistono quindi trasmissioni che è giusto rimangano sepolte nella memoria, tra i ricordi e che, se fatte rivivere forzatamente, hanno in loro il sapore malevolo della minestra riscaldata, di qualcosa che un tempo, forse, poteva essere buono, ma oggi, non più.
Bisogna stare attenti dunque: non tutto merita di riprendere il suo posto, pena il ritrovarsi programmi-mostro oggetto di esperimenti alla Frankenstein di cui possiamo prevedere senza difficoltà le nefaste conseguenze. Programmi con Ezio Greggio che imita se stesso a supporto di un format che non sa reinterpretare i tempi.
Il punto è capire a chi possano interessare certi programmi: chi ride oggi di una barzelletta raccontata in televisione. I giovani? A meno del filtro dei social, dove tutto viene velocemente triturato nel sarcasmo di una battuta o di un meme, è difficile. I meno giovani? Se si asseconda il già citato effetto nostalgia dal retrogusto malinconico, forse, ma si perde divertimento per guadagnare turbamenti interiori sul tempo che passa.
Allora cosa fa ridere, oggi? Se ci si sforzasse di rispondere sinceramente a questa domanda, prima di risuscitare vecchie glorie del passato in mancanza di idee, forse finalmente la televisione saprebbe guardare al futuro, invece che impantanarsi in inutili quanto dannose operazioni amarcord.