In tivù preferisco i gattini
I bambini in tivù sono teneri. I bambini in tivù fanno ridere. I bambini in tivù fanno audience.
Per questo anche quest’anno dovremmo sorbirci Io Canto su Canale 5, ed è per questo che il 9 settembre su Real Time partirà Guardaroba Perfetto Kids and Teen, con Carla Gozzi, quella che, insieme a Enzo Miccio in Ma come ti vesti? insegna da anni alle donne a indossare correttamente una pochette.
Sono perplessa all’idea che una madre debba necessariamente ricorrere alle telecamere per confezionare il look ideale per la figlia (ovviamente è un programma rivolto a un target femminile, figuriamoci). E non apprezzo che si debbano costringere le ragazzine dentro uno stile già a dieci anni, tanto più che dall’adolescenza in poi sarà l’intera società a giudicare brutalmente ogni ragazza in base alla gonna che indosserà. Qualcuno potrebbe rispondere che al giorno d’oggi anche un look sbagliato può scatenare prese in giro e bullismo, tuttavia non è un programma tivù la risposta. Peraltro se mandato in onda in un’emittente che ha fatto del trash un punto di forza.
Eppure non basta.
A marzo del prossimo anno Sky manderà in onda Junior Masterchef, ossia il talent show culinario dove a gareggiare non saranno più aspiranti cuochi maggiorenni, ma bambini impegnatissimi nel preparare al meglio una fondue bourguignonne.
Tempo fa, sempre su Sky, vidi la versione australiana del format in questione, ricca di ansia, imbarazzo, tensione e il facile piagnisteo dato dalla frustrazione di non saper montare la maionese: ingredienti che certo non si scosteranno molto da ciò che vedremo noi. A dirla tutta sono caratteristiche che ritroviamo anche nei talent show canori: ricordo qualche anno fa la polemica con la Clerici e il suo Ti lascio una canzone, dove una bambina era scoppiata a piangere perché penalizzata dalla giuria. E giù di dibattiti sulla strumentalizzazione dei minori, la poca sensibilità dei giurati, la diseducazione della tivù che invece dovrebbe insegnare i buoni valori della vita, come “l’importante è partecipare”.
Lungi da me fare la moralizzatrice stile Moige (vade retro), tuttavia è evidente come certi programmi non nascano davvero per divertire i più piccoli e le famiglie, ma altresì per sfruttarli come scimmie ammaestrate.
Qui non siamo di fronte a programmi per tutti, dalla funzione didattica: l’era della tivù come buona maestra è finita da decenni.
Oggi la televisione di qualità è solo quella fatta bene, non quella che inquadra il bene.
Oggi la televisione di qualità è solo quella fatta bene, non quella che inquadra il bene.
Se vogliamo trovare grandi valori nel tubo catodico, meglio cercarlo piuttosto nella finzione, tra le serie tv. Nemmeno il servizio pubblico riesce più nel suo intento divulgativo, a meno di non trovarsi di fronte Superquark.
Il mio consiglio quindi è di evitare i programmi coi bambini. Quasi sempre si rivelano un baraccone montato ad arte dove si cerca necessariamente il fenomeno (ricordate Bravo Bravissimo?) e dove il meccanismo televisivo crea consenso e share attraverso inquadrature strategiche sugli ammiccamenti dei marmocchi mentre cantano Vivo per lei e il nonno in platea che si commuove. Senza contare le varie speculazioni sulla innocente comicità dei minori, su cui Chi ha incastrato Peter Pan? ha imbastito quattro stagioni (più uno spin-off), con scenette più o meno costruite. No, grazie.
Se devo emozionarmi preferisco i gattini.