La notizia di cui nessuno parla
Il lamento dell’estate via social è quello per cui accade qualcosa “E NESSUNO NE PARLAAAA”, laddove quel nessuno sarebbero i media tradizionali.
Ora.
La gerarchia delle notizie di un qualunque telegiornale (per citare un media esemplificativo su tutti), segue regole precise e per quanto variegata sia la nostra offerta giornalistica sappiamo bene che in Italia l’informazione non brilli come eccellenza (ci viene meglio la mozzarella di bufala, o il Chianti, per citarne due a caso).
Il mondo in cui siamo inseriti tuttavia ci bombarda costantemente di notizie, per cui le vie per scoprire ciò che ci accade attorno esistono. Forse non ve le presenterà tutte il TG2 nell’edizione delle 20, ma siate certi che se seguite determinate fonti, molteplici, online e non, approfondire argomenti altrimenti poco battuti dalle testate tradizionali è comunque possibile. Magari non sarà facile, ma è possibile.
Il punto è piuttosto un altro: NOI non siamo abituati a cercare informazioni. Siamo rimasti ancorati a un’idea di notiziario che passivamente cala dall’alto e sceglie al posto nostro ma a modo suo cosa raccontarci. A questo si aggiunge lo storytelling che ci perseguita praticamente in ogni ambito della vita, per cui ogni evento pressoché normale viene rilanciato come strepitoso ed emozionante, col risultato di lasciarci commossi, ma non informati.
Ciò nonostante, siccome sbattersi autonomamente per scegliere, filtrare, selezionare notizie costa fatica, si preferisce urlare all’ingiustizia dalle nostre bacheche, ergendoci a primi diffusori di verità anche scomode, come Sibille del contemporaneo, puntando il dito contro i poteri forti che ci oscurano la via. E ci si immerge a piene mani in un loop che ieri parlava della Siberia in fiamme o del disastro nucleare russo, oggi dell’Amazzonia che brucia, domani di qualcos’altro. Perché “qualcuno ci tiene nascoste le cose”, “preferisce parlare d’altro”, “vuole distrarci”.
Si badi bene a una cosa, perché qui non si è sprovveduti: che buona parte del mondo che conta celi volutamente informazioni importanti per l’umanità in varie forme, omettendo notizie, deviandole, spacciando fake news per manipolare pensieri e menti è una realtà che si perde sin dalla notte dei tempi. Non arriveremo a sapere la verità su molte cose, se non, forse, tra molti anni, quando non saranno più così importanti. Ma non aggrappiamoci a questo tipo di complottismo per deresponsabilizzarci dalle nostre lacune. È tempo di diventare attivi, di scegliere, di studiare e informarsi senza necessariamente aspettare che il tiggì nazionale arrivi coi suoi titoloni. È tempo di smetterla di aggrapparsi a Mentana per scoprire ciò che accade. Solo così sarà possibile costruirsi quel senso critico di cui oggi in troppi sono sprovvisti.
Si prospettano conseguenze particolari per una simile metamorfosi? Ovviamente sì, e non saranno tutte positive. Ma ci dedicherò un post a parte.