Oscar 2015: le mie scelte
Questo non è un post pronostico. Lo dico già adesso, nel caso in cui qualcuno pensasse che voglio cimentarmi nell’ardua impresa di prevedere le mosse dell’Academy domenica, quando annunceranno gli Oscar 2015.
Voglio piuttosto spiegare chi premierei io, e perché. Non ho visto tutti i film candidati (mi mancano Whiplash, Wild, Still Alice…), ma la maggior parte sì, e qualche idea me la sono fatta.
Ecco dunque a chi darei la statuetta, in ordine sparso, tra le categorie più importanti.
MIGLIOR FILM
Non è difficile pensare a Birdman, che per me dovrebbe fare incetta di premi. È un film di denso nei contenuti e tuttavia fluido nella regia, dalla sceneggiatura metateatrale e metacinematografica e nel contempo capace di raccontare l’umano nelle sue gioie e nelle sue cadute.
Meriterebbe per me una menzione speciale anche Boyhood, sebbene sia il film meno cinematografico tra quelli nominati. È un affascinante esperimento sulla vita che prova a farsi cinema, senza particolari guizzi registici, ma capace comunque di suscitare riflessioni a partire dalla quotidianità da reality show imposta sotto l’occhio della cinepresa, dove non si comprendono bene i confini tra chi recita e chi semplicemente ci vive davanti.
MIGLIOR REGIA
Alejandro Gonzàles Iñárritu per Birdman, perché la scelta di girare attraverso un pianosequenza che scardinasse addirittura il tempo della storia, dove i salti temporali sono perfettamente integrati nei movimenti di macchina (a differenza di Nodo alla Gola di Hitchcock ad esempio, dove il tempo della vicenda coincide col tempo della pellicola) è davvero da premio Oscar.
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Micheal Keaton per Birdman, perché è bravo e perché se lo merita. È il magico ritorno di un attore un po’ troppo messo da parte negli ultimi anni e finalmente ripescato per un ruolo dove peraltro ci si possono ritrovare un mucchio di riferimenti alla sua carriera (vedi alla voce Batman).
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Rosamund Pike per L’amore bugiardo – Gone Girl: perché è riuscita a incarnare senza alcuna sbavatura i tanti volti delle donne dentro una storia allucinante ma perfettamente calibrata nella sua follia.
Dalla regia mi dicono però che merita anche l'interpretazione di Julianne Moore in Still Alice. Rimando il giudizio appena avrò modo di vederlo.
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Edward Norton per Birdman: mai sopra le righe, il suo personaggio è un mosaico che riflette le ossessioni e le idiosincrasie che sembrano rappresentare tanti uomini di successo, specialmente certi attori.
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Patricia Arquette per Boyhood: un elemento secondario ma portante. Difficile che nessuno si sia immedesimato nelle parole del suo monologo sul senso della sua vita nel finale del film. Senza contare che rivedersi invecchiare di dodici anni nel giro di poche ore è un evento difficile da metabolizzare se sei una donna e se sei ad Hollywood, ma il risultato l’ha vista uscirne vincente.
MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE
Ancora, Birdman:
MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
The Imitation Game, ma con riserva. In alcuni passaggi il testo sembra scritto solo per colpire il pubblico, non per la reale funzionalità dei dialoghi. La frase cult del film, "Sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare”, è ripetuta troppe volte, tanto da perdere di potenza. Probabilmente gli sceneggiatori sapevano sarebbe rimasta impressa, ma volevano essere sicuri che tutti l’avrebbero ascoltata.
MIGLIOR SCENOGRAFIA
Grand Budapest Hotel, senza dubbio. Il colore e le ambientazioni di Anderson rimangono impressi sulla retina ben oltre i titoli di coda.
Mi fermo qui. Ci sarebbero il miglior trucco per i Guardiani della Galassia, o i migliori effetti speciali che io darei a Interstellar, ma sono premi tutto sommato minori che interessano più gli addetti ai lavori che il grande pubblico.
E voi? Chi premiereste?