Su Unposted e l’idea che abbiamo del documentario
Ho volutamente aspettato che il polverone sul documentario di Chiara Ferragni si posasse a terra per scrivere una cosa che mi macina in testa da un po’ a questo proposito.
Il social disagio creato da “Unposted” è ascrivibile principalmente a due grandi problemi:
1. L’ormai conclamato fastidio che ci crea pensare al lavoro apparentemente privo di fatica dell’influencer, legato a un’ignoranza relativa ai meccanismi economico sociali di cui siamo attorniati, alle strategie di psicomarketing, alle conoscenze basilari su come ci approcciamo oggin nel 2019 (ma ormai da diversi anni), ai social network
2. Il considerare il documentario come un genere serio, legati come siamo alla visione Alberto e Pierangiolesca che passa in televisione o semplicemente al costrutto che ci siamo fatti negli anni con la visione di documentari sulla Seconda Guerra Mondiale, la vita nella savana, il Rinascimento e altri temi più o meno scolastici
Eppure, a risposta di quest’ultimo punto, basta dare uno sguardo oltre la nostra stretta cerchia generalista per scoprire un mondo di documentari sugli argomenti più svariati, divertenti, persino futili.
A rigor di logica dunque, il vero dibattito non è sul perché Chiara Ferragni è stata oggetto di documentario, ma sul perché non riusciamo da spettatori ad accettare che il documentario parli anche di lei, dissacrando un genere che abbiamo negli anni attorniato da un’aura didattica e meramente informativa.
Usciamo dagli schemi mentali in cui ci hanno volutamente incasellato per anni. Andiamo al di là, guardiamo il mondo che ci circonda e cambia con occhio curioso e non perennemente polemico/giudicante, ma soprattutto scopriamo che esistono documentari su qualunque gusto. Anni fa collaborai a una rassegna che provava proprio a smitizzare il genere. Vi propongo due dei documentari che mettemmo in lista (più uno recente), magari smantellerete in voi quella serietà pre imposta dal format. Sono capolavori? Sono pietre miliari della storia del cinema? No, esattamente come “Unposted”. Eppure sono stati realizzati, prodotti, visti. Basta questo, perché siano comunque considerati un tassello utile a conferire intrattenimento e non solo erudizione.
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