“Tanapertè” e l’importanza di salvaguardare le realtà commerciali trevigiane
Chi, come me, è nata e cresciuta a Treviso e tuttora vi risiede, deve fare i conti con la maledizione della chiusura di innumerevoli, storici esercizi commerciali proprio nel cuore della meravigliosa cittadina.
Fruttivendoli, librerie, edicole, mercerie, ottici, cartolerie e innumerevoli attività che dacché ho memoria tessevano i ricordi della comunità trevigiana sono a poco a poco svaniti, lasciando il posto a catene certamente di fama internazionale ma altrettanto sicuramente scialbe, incolori e prive di qualsivoglia attrattiva che non sia il mero do ut des, incapaci di colmare il vuoto lasciato dalle pittoresche botteghe che vanno scomparendo perché di chiusura in chiusura dobbiamo rinunciare a un pezzetto di noi stessi: la nostra memoria collettiva subisce un durissimo colpo.
Alcune attività, a causa degli affitti spropositati, danno il via al triste valzer degli spostamenti e cominciano a peregrinare da una via all’altra, senza sosta.
Le pasticcerie non sono esenti dal pagare questo triste tributo, tanto che fra trasferimenti, mutamenti di nome e chiusure definitive non ci si raccapezza veramente più.
In questo clima di incertezza ho letto con crescente disappunto delle vicissitudini di “Tanapertè”, un’accogliente sala da tè in Via Canoniche, letteralmente a due passi dal mosaico, che dal 2014 ha colmato il vuoto lasciato dal negozio di antiquariato e che ho sempre frequentato con sommo diletto.
Come tutti noi possiamo leggere sulla pagina Facebook di “Tanapertè”, la vicenda della signora Luana, la proprietaria della tea-room, ha inizio l’anno scorso, in seguito alla domanda per un plateatico destinato alla sua attività, necessario per far fronte alla bella e calda stagione estiva poiché è ragionevole andare incontro alle necessità degli avventori che desiderano gustare la propria bevanda all’aria aperta.
Il permesso le era stato però negato perché era necessario un monitoraggio della zona prima di agire.
A tal proposito non sarà superfluo ricordare che pur essendo in zona pedonale, le auto saettano davanti al suo negozio così vicine da arrivare ad abbattere il cartello-lavagna che reca le specialità del giorno, dato che i residenti entrano ed escono dal garage adiacente.
Proprio l’altro ieri, in data 12 giugno, mi sono recata presso la sala da tè per gustarmi il mio infuso freddo preferito, “Incantesimo” e ho potuto verificare coi miei occhi che le macchine passano talmente rasenti alla porta da non consentire l’ingresso o l’uscita di un cliente, la qual cosa ritengo inconcepibile, anche alla luce della presenza del mosaico tardoantico, meta degli ignari turisti che potrebbero trovarsi in pericolo: chi mai potrebbe sospettare che presso un luogo del genere sia consentito il transito degli autoveicoli?
Ma facciamo un passo indietro.
Nonostante il diniego la signora Luana non si è data per vinta e a gennaio del 2017 ha inoltrato nuovamente la sua richiesta, si è recata in Comune, con foto, mappa dall’alto e suggerimenti per risolvere la questione (non sarà superfluo ricordare che i plateatici garantiscono degli introiti al Comune): sarebbe stato sufficiente aprire l’accesso da piazza Pola, attualmente precluso dai dissuasori e chiuderlo in prossimità del mosaico, per consentirle di collocare un piccolo plateatico.
Dopo un secondo no, ne è giunto un terzo il 12 aprile: si teme il parcheggio selvaggio davanti al museo Diocesano.
Da allora si sono alternati i sopralluoghi della Polizia Municipale e degli assessori, ma la risposta a quanto pare è rimasta invariata tanto che salvo l’intervento di un provvidenziale deus ex machina, "Tanapertè" dovrà chiudere dal 1° luglio al 1° settembre dal momento che senza plateatico non potrebbe reggere la concorrenza delle innumerevoli attività provviste di tavolini all’aperto (la proprietaria della tea-room mi ha detto che dovrebbe ricevere una nuova risposta in merito a breve, in extremis potrebbe essere concesso il tanto sospirato permesso e la faccenda si concluderebbe in un paio di giorni).
Forse qualcuno di voi potrà pensare che questo è un problema del singolo, non della comunità. E quel qualcuno si sbaglia di grosso.
In primis perché un’attività originale, portata avanti con passione e dedizione, provvista di una personalità ben definita nel mare magnum dei temporary store e dei negozi-fotocopia, dà lustro alla città e andrebbe difesa con le unghie e con i denti; secondariamente perché nell’Era dei centri commerciali le attività, soffocate dalla crisi che non concede respiro, si accendono e si spengono come lampadine fulminate e permettere che accada di nuovo, seppur per due mesi, sarebbe un’ignominia.
E ultimo, ma non per importanza, per tutelare i turisti e i clienti del negozio, che sono esposti a rischi notevoli a causa del transito delle vetture.
Pare che l’assessore Camolei abbia dichiarato che la signora Luana conoscesse fin dall’inizio la situazione, tuttavia gioverà ripetere che in precedenza quel negozio era occupato da un antiquario che dubito abbia mai presentato richiesta per un plateatico perciò non credo esistano dei precedenti in tal senso.
Oltretutto è legittimo che un esercizio commerciale valuti i pro e i contro di una risoluzione in corso d’opera, quindi è assolutamente plausibile che un’idea sopraggiunga ad attività già avviata.
Se eliminare uno o più dissuasori non è ipotizzabile a causa del parcheggio selvaggio che ne deriverebbe, si potrebbe optare anche per i dissuasori a scomparsa, come se ne vedono in tante città.
In attesa dell’epilogo, cercherò di bere più infusi freddi che posso da “Tanapertè”, alla faccia del 1° luglio: mai data mi fu tanto invisa, anche alla luce delle tante, troppe, saracinesche abbassate che ci fissano da tutti gli angoli della città, così simili agli occhi vitrei di giganti abbattuti.