Co(g)ito ergo sum
Guardo il calendario perché sinceramente non mi ci raccapezzo più.
Sì, è proprio il 19 aprile 2013, Duemilatredici, MMXIII. Ogni tanto sono costretta a controllare, poiché sovente ho l’impressione di trovarmi nell’Anno Domini Milletredici, MXIII.
Eh già, tolti gli smartphone e qualche altro gingillo tecnologico non sembra sia passato così tanto tempo dallo spartiacque tra Alto e Basso Medioevo. Millenarismo latente? Célo. Misoginia? Célo. Speranza? Manca. In particolare sul secondo punto siamo davvero all’altezza dei secoli bui.
Mi sono spesso chiesta quando sia nato l'orrido germe della convinzione che la donna sia un essere inferiore. Presto detto: dalla balorda affermazione che la femmina sarebbe un essere difettoso, manchevole. Avete letto bene, DIFETTOSO.
Fra i promotori di questa grottesca teoria abbiamo un vincitore: Aristotele. Codesto bel tomo di un filosofo infatti era convinto che la donna fosse un uomo mancato, così come afferma nella sua opera De generatione animalium: “femina est mas occasionatus”, in quanto priva della facoltà di produrre il seme necessario per la riproduzione e quindi essere passivo che lo riceve e non attivo. Sì, certo, come se la gravidanza e il successivo parto fossero bazzecole.
Spesso gli antichi si sono baloccati nell’illusione che in Natura il maschio fosse sempre e comunque più forte e portato a dominare in virtù del suo “equipaggiamento” o della sua presunta superiorità e potenza fisica.
Ebbene, me ne impipo del fatto che si parli di mostri sacri del pensiero come Aristotele, Epicuro (che nonostante avesse aperto la sua Scuola anche alle donne non vedeva l'utilità dell'amore per il saggio e riconosceva l'inferiorità fisica della femmina rispetto al maschio ) o Platone e non li scuso per questa infamia nemmeno in virtù del fatto che non fossero consapevoli dell’esistenza di bestiole del calibro della vedova nera o della mantide religiosa, che non appena si sono accoppiate col maschio di turno se ne sbarazzano consce del fatto che avendo fornito quel minimo contributo alla procreazione che effettivamente ricadrà tutto sulle loro spalle non possiedono altra utilità che quella di diventare un pasto succulento e… GNAM! Hasta la vista, baby.
La natura quindi sa essere crudele quasi quanto un certo tipo di filosofia che, stringi stringi, è prodotta da uomini in funzione di loro stessi e che pertanto non risparmia strali avvelenati nei confronti di quello che per i suddetti uomini sarebbe il sesso debole, subordinato. E i dannosi risultati di queste idee per così dire di genere sono sotto gli occhi di tutti.
Alcuni santi filosofi sono stati lesti a raccogliere l’eredità dei classici o sono stati altrettanto attenti a non ripudiarla del tutto, come nel caso di Tommaso d’Aquino, per il quale la donna è utile all’uomo in primis per cooperare alla generazione, concludendo il suo ragionamento sulla necessità o meno della creazione della donna nella prima costituzione del mondo con questa “magnanima” chiosa: “Se Dio avesse sottratto dal mondo tutto quello che ha dato all'uomo occasione di peccato, l'universo sarebbe rimasto privo della sua perfezione. Ora, non si doveva sopprimere il bene universale, per evitare un male particolare; specialmente se consideriamo, che Dio è tanto potente, da indirizzare al bene qualsiasi male” (Questione 92, Somma Teologica).
Speculazioni teologiche ormai superate, diranno i più. Ma è qui che "i più" si sbagliano. Poiché il gentil sesso ancora paga lo scotto di questi ragionamenti ed è straordinario come l’homo sia approdato a queste conclusioni a prescindere dalla religione; da Oriente a Occidente, da destra a sinistra, dall’alto verso il basso di questo ridicolo palloncino sospeso nell’infinito conosciuto come Terra le mascoline teorie sono più o meno le stesse.
Ed è straordinario come da nord a sud e da est a ovest certi soggetti si prodighino ancora oggi con tutte le loro forze nel perseguitare e annientare una creatura senza la quale neppure esisterebbero, questi uomini incattiviti e superbi.
I giornali grondano sangue giorno dopo giorno. Donne inseguite, ammazzate a sangue freddo o sfregiate, bambine violentate e mutilate, sono solo alcuni orribili esempi della cronaca di questi giorni, che si fa per l’ennesima volta specchio dei Tempi Moderni.
Quello che mi fa davvero riflettere è il fatto che spesse volte le donne non denuncino gli aguzzini che già in precedenza le avevano perseguitate per paura di rovinare loro la reputazione. Una donna che nonostante la paura e l’esasperazione sia in grado di provare pietà per il proprio carnefice è senza dubbio un mistero degno del terzo segreto di Fatima.
Altrettanto insondabile è il motivo per il quale un essere fallibile (in tutti i sensi) come l’uomo sia convinto di avere potere esclusivo di vita e di morte su una donna: probabilmente non basterà il 3013 per venirne a capo.