Il decoder sul tetto che scotta
Piero Ciampi, il più ingiustamente sottovalutato fra i cantautori italiani, che come tutti i veri artisti e poeti maledetti se ne andò nell’indifferenza generale, partorì un brano geniale, “il brano” disarmante per antonomasia: Adius (ascoltare per credere). Questo pezzo al contempo ironico e amaro rispecchia il mio stato d’animo circa il 99% delle questioni nazionali e internazionali, anche le più banali, compreso l’affaire digitale terrestre, la storia infinita del decoder/spada di Damocle che non è dato sapere se sarà da rottamare entro il 2015 oppure no.
Dopo qualche anno di calma apparente vedo campeggiare nuovamente sui giornali titoloni catastrofici fra i quali spiccano: “Apocalypse decoder”, “Tesoro, mi si è ristretto il digitale terrestre” e “Mamma, ho perso la presa SCART”.
I più, non occorre dirlo, si sono fatti prendere dal panico. Io invece imbattendomi in queste novelle che tanto fresche non paiono mi sono limitata a sbattere con noncuranza le palpebre come fece Rhett Butler/Clark Gable prima di piantare Rossella O’Hara/Vivien Leigh sulla soglia di casa.
Già nel 2012 si leggeva a destra e a manca che sarebbe arrivato nel Bel Paese lo standard DVB T-2, evoluzione del DVB-T utilizzato dall’attuale sistema televisivo italiano e che dal 1° gennaio 2015 le aziende produttrici di televisori e decoder avrebbero dovuto utilizzare solo sintonizzatori digitali in grado di supportare la nuova tecnologia.
Dal 1° luglio 2015 si sarebbero dovuti vendere esclusivamente televisori e decoder con le nuove caratteristiche, in virtù di un risparmio di banda nelle frequenze tv (con lo scopo di potenziare i servizi internet) e di un maggior numero di canali disponibili anche in alta definizione e nientepopodimeno che in 3D.
A quei tempi reputavo la faccenda bastevolmente "pluralista" (nonostante mi sembrasse sospetto non essere partiti direttamente con la tecnologia più avanzata, visto e considerato che in altri paesi il DVB-T2 era la norma), perché volendo ognuno poteva tenersi il vecchio armamentario digitale e amici come prima.
Oggi invece non si capisce se sarà opportuno possederlo solo per una mera questione di alta definizione (e in tal caso lo scorno sarà tutto degli ignari compratori che ora come ora si portano a casa l’ultimo modello di televisore HD credendo di essere sulla breccia tecnologica) o se a lungo andare sarà necessario averlo perché in caso contrario fine-delle-trasmissioni (e in questo caso la beffa sarà per tutti i possessori di apparecchi televisivi con annessi e connessi).
Ricapitolando, il DVB-T2, sarebbe auspicabile dal punto di vista qualitativo poiché garantirebbe l’uso di un minor numero di frequenze a vantaggio di internet, la qualità HD su tutti i programmi e a quanto pare anche l’Ultra HD. Ultra HD è una sigla utilizzata in ambiente televisivo ideata dalla CEA (Consumer Electronic Association) di cui fanno parte i più importanti produttori di display, che, in soldoni, indica un formato di fotogramma con risoluzione orizzontale di circa 4000 pixel, ovvero 4 volte la risoluzione precedente, il Full HD.
Il DVB-T2, però, presenta svariate codifiche e non c’è ancora chiarezza circa quella che verrà utilizzata in Italia.
Ecco un estratto dal comunicato del 16 giugno 2014 di Adiconsum (Associazione Difesa Consumatori e Ambiente): “L’obbligo di inserire nei tv dei decoder con tale tecnologia ci sembra prematuro se non si specifica anche la codifica da utilizzare. Alla luce degli elevati costi sostenuti dalle famiglie per il passaggio alla televisione digitale, non ha senso l’obbligo di far montare un decoder con una tecnologia che potrebbe non far vedere i programmi, obbligando poi all’acquisto di un decoder esterno. Inoltre, nessuna televisione italiana gratuita, compreso il servizio pubblico, trasmette in tale modalità e nessuna sperimentazione, visibile ai consumatori è in atto. È, allora, necessario stabilire per legge una data che obblighi le emittenti televisive ad iniziare la trasmissione in DVB T2 con una specifica codifica, seguita poi dall’obbligo di vendere apparati con decoder DVB T2 specificando la codifica utilizzata dalle emittenti”.
È lecito pensare che l’unico scopo di questa "tarantella" sia quello di far sborsare ancora una volta denari sonanti all’impreparato cittadino il quale rischia di trovarsi fra le mani aria fritta oltre che l’ennesimo apparecchio inutile pronto a intasare gli EcoCentri (taluni, infatti, hanno già cominciato a richiedere il nuovo decoder nei negozi specializzati senza nemmeno sapere se servirà davvero oppure no).
Questa irragionevole corsa al “riarmo” digitale in cui si getta a capofitto l’acquirente, vuoi per la smania di avere un apparecchio all’ultimo grido, vuoi per il timore di restare senza televisore, a mio parere sortirà un unico effetto duraturo: quello di rimpinguare le tasche dei soliti arcinoti giganti della tecnologia e del business selvaggio. Che altro aggiungere, quindi, se non… Adius?