Il mondo è grigio, il mondo è blu. Addio, Franco Battiato!
“Mi chiedo cosa possa saperne uno dei nostri intellettuali di quello che prova un mistico indiano sopra una montagna. Non si può scrutare l’interiorità di un’altra persona, né si possono misurarne con il cervello le altezze mistiche”.
La cosa sorprendente di Franco Battiato era una lucidità di pensiero così potente da essere in grado di aprire la mente di chiunque lo ascoltasse o ammirasse i suoi quadri, quantunque potesse essere ermetica la sua produzione artistica. Quello che scriveva (e dipingeva) aveva il raro dono di far ragionare anche la pietra.
Seppure lo stesso Battiato rifuggisse la definizione di maestro (“Maestro di che cosa?”, era solito ribattere con la sua consueta, gigantesca ironia), inizialmente me lo figuravo proprio così, come un mistico o un monaco.
Questa è l’idea che mi ero fatta di lui nei primi decenni dedicati all’ascolto delle sue opere. Un’infinità di volte mi sono trovata a pensare “No, non può aver espresso davvero questa infinità di concetti così sagaci, raccontandoli sottovoce con una raffinatezza senza pari”, sentendomi una formica di fronte a un gigante.
Crescendo e leggendo le interviste da lui rilasciate mi sono tuttavia resa conto che possedeva quella sottigliezza e quell’umiltà, tendente all’autoironia, tipica delle grandi figure storiche, cosa che me lo ha fatto amare ancora di più perché lo ha reso più “umano” ai miei occhi:
“Mi ricordo di un meraviglioso pianoforte che mi regalarono le suore all’età di 16 anni. Una mia amica mi disse che, dovendo liberare un convento, lo vendevano a basso prezzo. Mi presentai e la madre superiora me lo sbolognò senza pretendere una lira. Pensava fosse rotto e invece era solo scordato. Mi sentii felice“. (Pagani, Il Fatto Quotidiano, 11/11/2015).
Sapeva spiazzarti con certe reazioni e conseguenti affermazioni talmente “pragmatiche” ma anche “epigrammatiche” (Marziale ne avrebbe certamente convenuto), dalle quali non poteva che scaturire un applauso : «Nel 1980, alla fine di un’esibizione delirante con 5.000 persone, Dario Fo mi aspettò all’uscita del concerto: “I tuoi testi non mi piacciono”. E io risposi: “E a me che cazzo me ne frega?”. Eravamo sullo stesso piano, a quel punto. Ma non mi ritengo intoccabile, anzi. Se mi avesse criticato in un’altra maniera avrei anche apprezzato. E sempre il modo. Si può essere critici senza essere brutali». (Pagani – fonte Dagospia).
Io e mio fratello abbiamo avuto la fortuna di vederlo in concerto e posso dire che l’esperienza è stata indimenticabile. Lì mi sono sentita di nuovo microscopica al suo cospetto: minuscola e contenta. Me ne sono tornata a casa con lo stesso spirito leggero con cui da bambina rincasavo dalla messa di Natale.
Poco dopo questa esperienza si è ritirato definitivamente dalle scene, cosa che ha impresso maggiore affetto a questo mio ricordo.
E adesso se n’è andato, a 76 anni da poco compiuti, nella sua casa di Milo, nell’amata Sicilia.
Per fortuna mi (ci) restano Pollution, Clic, L’era del cinghiale bianco, Patriots, La voce del padrone, Mondi lontanissimi, solo per citare alcuni preziosi frammenti del suo infinito lascito artistico e spirituale.
Il mondo oggi è grigio, ascoltandolo tornerà un po’ più blu.
”
Ed è sempre bellissimo perdersi in questo incantesimo musicale che ci hai lasciato…Franco, Buon Viaggio!
Non le pare di esagerare Egr. Piovesan, col suo autoannichilimento di fronte ai testi del bravo cantautore (che riposi in pace) ? Però mi incuriosisce: secondo lei quale é l’ insegnamento più importante che egli ci lascia?
Questo: che noi siamo provinciali dell’Orsa Minore, viaggiatori interstellari, vestiti di grigio chiaro, per non disperderci.
Gli insegnamenti di Franco Battiato non sono per un SAC come Bastanzetti del SAC
Fosse questo il messaggio Egr. Piovesan non mi par granché, incluso il vestirsi in grigio chiaro (sempre?) e i viaggi interstellari (mai fatti). Mi pare più profonda, pur nella interpretazione controversa, la canzone “La cura”.
Pensi che Battiato ha definito “La Cura” una canzone ispirata che piace a molti, ma non era tra le sue preferite.
Il suo carissimo amico, il grande filosofo Sgalambro, scherzando gli diceva che avrebbe potuto venderla alle case farmaceutiche. Ironia tra giganti.
Valentina, credi che Bastanzetti del SAC sappia chi è il filosofo Sgalambro, amico di Franco Battiato? Bastanzetti del SAC è un SAC con la cultura di un SAC.
Sul Manifesto di oggi vi è un articolo sul rapporto tra il cantante Battiato e il filosofo Sglambro.
https://ilmanifesto.it/in-un-oceano-di-silenzio-il-senso-fra-smisurato-e-ignoto/
Grazie del suggerimento, l’ho appena letto, un bellissimo articolo! Molto suggestivo il riferimento al movimento ritmico, ho subito pensato ai dervisci rotanti. È proprio vero, passiamo dal “vuoto di senso” al “senso di vuoto”.
Ottima nota, per una grande perdita!!!
Un giorno davvero triste!