La Biblioteca Vivente
Non so voi, ma spesso e volentieri quando sono immersa nella lettura di un testo oltremodo avvincente ho la netta sensazione che mi parli.
Sì, avete letto bene: mi sembra di avere a che fare con un interlocutore in carne e ossa… E allora le pagine non sono più tali, ma si trasformano in un fiume di parole, a tal punto che quando questa sorta di “incantesimo” si spezza mi stupisco di trovarmi da sola nella stanza e mi guardo attorno incredula.
Vista questa mia attitudine ad “antropomorfizzare” i miei amati libri, potete immaginare la contentezza quando, tre anni fa, chiacchierando con tre volontari del Servizio Civile Nazionale (Elena Toffolo, Benedetta Bellan e Nicola Nardi) del quale io stessa facevo parte, nacque l’idea di introdurre la realtà della Biblioteca Vivente anche a Treviso.
Conosciuta in tutto il mondo col nome di Living Library o Human Library, questa attività ebbe origine quando un gruppo formato da cinque giovani danesi decise di istituire un’organizzazione non governativa a seguito dell’aggressione a sfondo razzista ai danni di un amico comune.
Perché non rispondere a tanta assurda brutalità con un’attività volta a promuovere il dialogo e il principio della non-violenza?
Ecco che nel 2000 si svolse perciò la prima Human Library, proposta da Stop The Violence in occasione del Roskilde Festival, uno dei più grandi Festival musicali in Europa: persone in carne e ossa, veri e propri “libri” con una storia da raccontare mettevano la propria esperienza a disposizione di un “lettore” desideroso di entrare in contatto con realtà differenti.
Nel 2003 Antje Rothemund, direttrice del Consiglio Europeo dell’European Youth Centre di Budapest rese questa manifestazione parte integrante del programma di educazione sui diritti civili e umani; nell’arco di sei anni la Biblioteca Vivente si diffuse in Islanda, Norvegia, Olanda, Belgio, Romania, Austria, Slovenia, Portogallo e Italia, nonché a livello extraeuropeo: infatti a partire dal 2006 la Biblioteca Vivente si svolge il primo venerdì di ogni mese in Australia, a Lismore.
Questa manifestazione approdò in Italia nel 2007 (Torino), estendendosi poi a Bologna, Ferrara, Terni, Modena e in numerose altre città, fino a giungere a Treviso l’8 gennaio del 2011, in occasione della Mostra del Modellismo presso la Camera di Commercio, forte del seguente motto: “Volta pagina con la discriminazione!”; la madre di un giovane disabile, il ragazzo straniero, la ragazza lesbica sono solo alcuni fra i “titoli” presenti quell’anno, racconti di vita semplicemente e meravigliosamente vissuta donati a un lettore che non giudica il “libro” dalla “copertina”, ma che è disposto a mettersi in gioco nella maniera apparentemente più semplice, in realtà tanto difficile da apparire spesso un'illusione ai giorni nostri: ascoltando.
Tutti pretendono di parlare. Si blatera spesso gettando le parole in faccia a chi ci troviamo davanti, ci si interrompe l’uno con l’altro, sentendo ma al contempo non capendo fino in fondo l’altrui messaggio, soverchiati come siamo da un flusso vocale attivo e passivo.
Il “libro” arriva in punta di piedi al cuore e alla mente, così come il primo raggio di sole, quello del mattino, entra attraverso la nostra finestra: è così umile nel suo manifestarsi, eppure la sua presenza riscalda solo a osservarlo.
Ci si parla e ci si ascolta, si domanda e si risponde, ciò che conta è il superamento dei pregiudizi e la volontà di comunicare e apprendere, di condividere sia dolore che felicità.
L’11 novembre del 2012 la libreria Lovat di Villorba ha ospitato la seconda edizione della Biblioteca Vivente, patrocinata da Arcilesbica Queerquilia Treviso: altre vite da poter “sfogliare” con una particolare attenzione a chi è stato giudicato solo per aver amato e che si è liberato dai ceppi e dalle catene dell’altrui insensato pregiudizio.
Di racconto in racconto, di libro in libro siamo giunti alla Biblioteca Vivente del 2013, promossa e organizzata da Isabella Nicoli ed Elena Toffolo, che si è incastonata nell’evento “La notte dei senza dimora” (manifestazione nata a Milano e ideata da Terre di Mezzo, giunta alla terza edizione trevigiana).
Entrambe non sono affatto nuove a questa “libresca” esperienza: Isabella già nel 2007 ha partecipato alla realizzazione della Biblioteca Vivente in quel di Bologna, fra le prime città italiane a promuovere codesta iniziativa; Elena ha fatto parte dell’organizzazione di tutte e tre le principali edizioni svoltesi a Treviso.
Con dedizione e impegno hanno selezionato i titoli, organizzato degli incontri per la formazione di “libri” e “bibliotecari” nonché organizzato l’allestimento della manifestazione presso la Loggia dei Cavalieri.
Dodici titoli, un repertorio meraviglioso: "Le mie lamiere" e "La povertà è cieca" sono solo due esempi dei “libri” in “catalogo”. Perché quando si partecipa alla Biblioteca Vivente non si sceglie la persona, bensì la storia: l’assunto è che non si giudica un libro dalla copertina. Il “lettore” giunge al banco dei prestiti (la dinamica è la stessa di un comune prestito bibliotecario) e ha a disposizione un catalogo cartaceo dal quale può attingere un “titolo”, in base alla dicitura che più lo colpisce.
A questo punto i bibliotecari (a onor del vero questa edizione ha potuto contare su quattro bibliotecarie: Francesca Mostosi, Benedetta Bellan, Sara Behlafi e me medesima) registrano il “prestito” (che in linea di massima dura 30 minuti) e scortano il lettore presso la postazione del suo “libro”.
Finita la “lettura” il fruitore ha l’opportunità di scegliere un nuovo titolo, poiché non c’è limite ai "prestiti", l’unico vincolo è dato dal tempo, che in questa particolare occasione è davvero tiranno: io che ho partecipato alla Biblioteca Vivente sia come bibliotecaria che in veste di lettrice vi posso assicurare che il tempo vola, trenta minuti sono rapidi come un battito d’ali quando si è immersi nella “lettura”.
Una “lettura” che si concretizza in una vera e propria interazione: è infatti possibile porgere delle domande, lo scopo dell’iniziativa è consentire al “lettore” di dialogare col “libro” scelto, dato che non si tratta di un monologo. È fondamentale sottolineare che il “libro” non rappresenta una categoria, ma narra la sua particolare storia in quanto persona, singolo individuo.
Il mio pensiero corre all’importanza della tradizione orale.
C’è stato un tempo, prima della scrittura, in cui l’unico mezzo per tramandare una storia era la voce.
Ho sempre pensato che l’era dei racconti intorno al fuoco facesse parte dell’Età dell’oro in termini di Ragione, intesa come Intellectus.
E proprio a questo metallo mi fa pensare la parola, sia perché a mio avviso è ugualmente preziosa, sia perché può essere fusa e rimodellata all’infinito.
Una narrazione costituisce un tesoro di inestimabile valore e chi la racconta è come un artigiano che con pazienza cesella i vocaboli.
Non appena la storia viene raccontata, chi ha ascoltato porta via lo stampo, poiché il “gioiello” ricevuto è unico. L’artigiano della parola dona e possiede all’infinito la materia prima, poiché grazie alla fiamma scaturita dall’attenzione di un nuovo ascoltatore, è pronto a modellare un nuovo racconto.
E questo tesoro pur essendo condiviso migliaia di volte non diminuisce, anzi, aumenta.
Questo è la Biblioteca Vivente.
Per maggiori informazioni sull'evento consultate la seguente pagina Facebook: La Notte Dei Senza Dimora 2012 – Treviso