L’orsa abbattuta e l’inconcepibile violenza del “tribunale” mediatico italiano
«I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».
Umberto Eco
Che la folla scelga invariabilmente Barabba e che si cali agevolmente nei panni di Caino o di Giuda, sono dati di fatto. Ma al giorno d’oggi questa folla si è fatta più subdola e più pericolosa, poiché riesce a diffondere il proprio messaggio d’odio attraverso i social network che nell’immaginario collettivo assumono le caratteristiche di un fantasma senza nome, quasi non vi fossero esseri umani dietro di essi.
In realtà i responsabili ci sono eccome e non intervengono minimamente per arginare questo preoccupante fenomeno, forse perché nel mare magnum del World Wild Web conta esclusivamente avere un commento in più mentre il suo tenore non ha alcun rilievo.
Non importa quale sia l’argomento, la brutalità la fa da padrona. Il caso dell’orsa KJ2 è solo l’ultimo esempio.
Orde di individui hanno riversato la propria bile sul Web per sfogare frustrazione, rabbia e malanimo, tutti elementi che certamente non hanno a che fare con la Natura, che diventa una scusa nuova per rispolverare una storia vecchia: l’italiano è il primo anti-italiano per eccellenza.
Confrontando i commenti degli utenti italiani con quelli degli stranieri sotto un qualsiasi articolo on-line, come sovente mi capita di fare, la brutalità dei primi assume una macroscopica evidenza.
La furia è trasversale, non ha sesso né età, può provenire da un anonimo o meno e si ripresenta giorno dopo giorno, così come il sole si alterna con la luna.
Questa violenza può scaturire a causa di un orso, di un vaccino, di un rappresentante politico inviso, ma può essere anche retroattiva, arrivando a colpire perfino Garibaldi o gli imperatori romani, visti come fumo negli occhi dal tribunale mediatico italiano 2.0.
Cosa c’è dietro tutto questo? Ad una prima analisi c’è un luogo geografico diviso in tanti antichi staterelli che non si sono mai potuti sopportare (e infatti sovente gli insulti diretti si alternano a sgangherate disamine storiche in cui il sud accusa il nord e viceversa).
In seconda battuta è possibile riscontrare una tremenda, abissale ignoranza di fondo, anche se purtroppo la stragrande maggioranza dei commentatori si crede dotata di acume e finissima ars oratoria. Sovente quando compare un articolo sulle gesta di un personaggio famoso o di un politico, si leggono commenti del tipo: “E allora, che cosa ce ne importa di questa notizia?", oppure: “Ma chi è costui?”. Per inciso questi commenti sono i più emblematici poiché mancano totalmente di spirito d’osservazione e di autocritica, difatti se è vero che poco ce ne cale del parere di determinati personaggi pubblici è altrettanto assodato che del commento di un oscuro e insignificante individuo che si prende la briga di dire la sua sotto ogni articolo on-line condiviso su Facebook ci importa zero.
In terzo luogo possiamo trovare la risposta che cerchiamo nell’antica espressione homo homini lupus: l’essere umano, satollo e col ventre molle ben riempito, cavernicolo modernizzato provvisto di computer, ha trasformato il suo atavico interesse per l’omicidio e la caccia grossa in battuta di caccia sul Web: individua la preda e si scaglia contro di essa con incredibile ferocia.
Prendiamo il caso dell’orsa KJ2 (già il nome sembra quello di un jet o di un Terminator più che di un essere vivente): è diventato il pretesto per riversare un odio mostruoso nei confronti, nell’ordine, di: Ugo Rossi, presidente della provincia autonoma di Trento, visto come il mandante di un brutale assassinio; il vecchietto col cane, accusato di aver passeggiato nei boschi trentini e di aver disturbato il mammifero; tutti i trentini, “rei”, per l’appunto, di essere nati in Trentino; Reinhold Messner, “colpevole” di essersi espresso a favore dell’abbattimento del plantigrado.
Insulti, anatemi, auguri di morte e di cataclismi, incitamento al boicottaggio dei prodotti tipici trentini: ebbene, questo mi fa vergognare di essere italiana, non l’abbattimento dell’orsa.
Ricapitoliamo: alla fine degli anni ’90, con l’Europa connivente e pronta a elargire fondi, l’orso sloveno viene importato in Trentino per il ripopolamento (fino a quel momento vi erano 3/4 esemplari al massimo di orso bruno), i capi diventano 50 ma, al netto della rozzezza e dell’infamità di certi commenti, c’è ancora gente che straparla di difendere gli animali nel loro habitat naturale.
Ma QUALE habitat naturale, di grazia?!
C’è chi si commuove per i cuccioli dell’orsa rimasti orfani e contemporaneamente augura terremoti e sciagure ai trentini, il che mi fa pensare che siano ignobili lacrime di coccodrillo.
Ci sono personaggi che maledicono il settantenne “colpevole” di aver aizzato l’orsa prendendola a bastonate poiché spaventato dalla sua comparsa (certamente sarebbe stato più sensato estrarre dalla bisaccia, con grazia, pasticcini e tovaglia a fiorami e invitarla per un tè).
Altri hanno colto la palla al balzo per farne una questione politica o prendersela con i trentini, da molti percepiti come privilegiati in quanto abitatori di una Regione a statuto speciale.
I più “ispirati”, compreso Mauro Corona, sostengono che l’uomo sia un intruso nei boschi. Ebbene, a costoro sfugge la teoria dell’Evoluzione, evidentemente: l’Uomo, che si è evoluto da altre specie e il cui DNA è al 99% simile a quello dello scimpanzé e del bonobo, nella Natura ci sta bene eccome.
Sicuramente è meno naturale scalpitare dietro una tastiera, per l’essere umano.
Prima l’ignoranza veniva condivisa con gli amici tra le quattro mura di casa o del bar, e un parere rimaneva tale, nessuno aveva la pretesa di ergersi a moralizzatore globale. Adesso, purtroppo, la cassa di risonanza internettiana rende immortale l’inciviltà, complice chi dovrebbe monitorare il Web ma non ha alcun interesse a farlo e addirittura conferisce all’inettitudine il potere di danneggiare qualcuno.
Ogni pretesto è buono per fare una piccola, ignobile Rivoluzione Francese: il popolo insorge, deride, mette alla gogna senza freni, invoca la legge del taglione, strepita, insulta e il tutto è scritto nero su bianco.
Cose che dette di sera, un tempo, avrebbero fatto vergognare chiunque il mattino dopo, ora vengono ribadite con forza, giorno dopo giorno, diventando un infame vanto.
Il caso dell’orsa, come tanti altri analoghi, in un primo momento mi ha fatto pensare a “La Vergine Cuccia” di Giuseppe Parini, in cui la vita di un uomo vale meno della cagnetta di una nobildonna.
Certamente i sottoacculturati cannibali da tastiera poco e niente conosceranno, della Vergine Cuccia o di Parini. Farebbero bene a colmare questa lacuna, che gioverebbe loro per i contenuti e per la forma.
In alternativa suggerisco loro l’assimilazione completa dell’impeccabile analisi di Umberto Eco sulle legioni di imbecilli che infestano i social.