Regione Lazio e scuola: il “lungimirante” decreto Oliver Twist
A partire dal 24 ottobre nelle scuole laziali, grazie alla “modernissima” e “avvedutissima” legge regionale sulla semplificazione che per comodità definirò Decreto Oliver Twist (perché anch’io, come la “reverendissima” e “lungimirantissima” regione capitolina, adoro ridurre la questione ai minimi termini), non sarà più necessario presentare il certificato medico dopo i canonici 5 giorni d’assenza.
L’assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria (integrazione di che, o meglio, di chi, mi domando io!) della Regione Lazio, Alessio D’Amato, l’ha definita un’importante semplificazione che porta meno burocrazia per le famiglie e gli istituti scolastici. Una scelta che a suo dire ridurrebbe la burocrazia senza abbassare i livelli di prevenzione della Regione Lazio, leader in Italia per quanto riguarda le coperture vaccinali, che ha esteso la continuità assistenziale pediatrica anche al sabato, la domenica e nei festivi (e già da sola questa chiosa sarebbe sufficiente a far crollare tutto il fatiscente “palco” della “semplificazione”).
L’unico caso in cui è esclusa l’abolizione del certificato riguarda i casi in cui è richiesta la certificazione per misure di profilassi previste a livello nazionale e internazionale per esigenze di sanità pubblica (mi chiedo a chi spetti il compito di vigilare in tal senso).
Dunque, mettiamo che uno studente si assenti da scuola per più di 5 giorni non per malattia, ma per altri motivi (lavoro nero o micro/macrocriminalità); ipotizziamo che il ragazzo in questione manchi da scuola per 6 o più giorni consecutivi al mese, magari tutti i mesi: senza l'obbligo di presentare il certificato medico dopo il quinto giorno, ci vorrà sempre più tempo per portare alla luce situazioni di questo tipo.
E tra legge sulla privacy e assistenza sociale oramai inesistente (ho letto di casi di studenti minorenni che abbandonano gli studi molto prima del consentito senza che le autorità muovano un dito), ogni minuto potrebbe rivelarsi prezioso per prestare soccorso a questi giovani.
Al netto di simili casi ho sempre pensato che il certificato medico oltre i 5 giorni servisse a scoraggiare l’assenteismo in un Paese come il nostro, già di per sé leader nel triste settore delle assenze scolastiche, soprattutto al sud (basti pensare alle 352 ore all’anno perse in Puglia, che rappresentano il 33% delle 1056 ore annuali, contro le 30 ore all’anno in Veneto e Friuli).
In alcune regioni italiane, oltretutto, era già permesso lo strano caso della non-presentazione del certificato medico dopo i 5 giorni.
Ebbene, adesso anche Roma è persa. Se a uno a uno cadono, o meglio, vengono abbattuti questi paletti così fragili, pare lecito pensare che a qualcuno faccia comodo una generazione di novelli Oliver Twist. Avremo meno medici, forse, ma vuoi mettere con la reintroduzione della figura del piccolo lustrascarpe? Chi se ne importa dei 7 giorni di matematica persi, quando puoi pulire un bel mocassino di cuoio per un euro!
Ora che ci penso, però, è fin troppo facile trarre conclusioni di questo tipo. E se dietro questa involuzione ci fosse dell’altro? Forse faccio fatica a individuare questo fatidico “altro”. O forse no.