Salvate gli olivi pugliesi
Non tutti sanno che in Puglia sono presenti 60 milioni di olivi, un terzo di quelli esistenti in Italia, dei quali 5 milioni sono monumentali ovvero di età plurisecolare, deducibile dalla misura del tronco, uguale o superiore ai 100 cm e da un’altezza non inferiore a 130 cm dal suolo o dall’accertato valore storico-antropologico, anche se sono ammessi alberi di dimensioni più ridotte, in virtù della loro particolare forma o posizione, fra i quali spicca l’olivo di Borgagne, uno spettacolo della Natura addirittura più antico del Colosseo.
Ma non c’è pace per questi giganti vetusti e silenti, già messi duramente alla prova in seguito allo sradicamento selvaggio in funzione della costruzione di impianti eolici e fotovoltaici (ricordiamo a tal proposito i fatti di Carpignano Salentino, in provincia di Lecce, dove centinaia di olivi secolari sono stati eliminati per fare spazio a un impianto industriale fotovoltaico in piena zona agricola).
Tutto ha avuto inizio il 6 dicembre 2011, con l’approvazione della controversa proposta di modifica della storica e innovativa Legge Regionale n. 14 del 04/06/2007, nata per la tutela e valorizzazione degli olivi monumentali della Puglia in virtù della loro funzione produttiva, di difesa ecologica e idrogeologica nonché quali elementi peculiari e caratterizzanti della storia, della cultura e del paesaggio regionale.
Questa proposta, presentata da un consigliere regionale del Pdl e subito ribattezzata dall’opinione pubblica “Legge ammazza olivi”, aveva lo scopo di snellire le lungaggini burocratiche che potevano essere d’intralcio allo spostamento degli olivi mediante l’introduzione del termine di 90 giorni per il rilascio delle autorizzazioni necessarie all’eventuale espianto delle piante secolari, scaduto il quale si sarebbe potuto procedere direttamente, nella seguente, discutibile ottica: “La tutela degli ulivi monumentali è un obbligo, ma deve essere anche un’opportunità e non un impedimento allo sviluppo economico e infrastrutturale del territorio”; siamo giunti così alla Legge Regionale n. 12 datata 11 aprile 2013, integrazione della già citata L.R.del 2007, che ha consentito la deroga ai divieti di danneggiamento, abbattimento, espianto e commercio degli olivi monumentali, permettendo la realizzazione di tutti i progetti edilizi approvati nel periodo antecedente il 4 giugno 2007, col duplice obiettivo di tutelare i diritti dei possessori di terreni edificabili e di non fermare lo sviluppo del territorio.
Nel medesimo infausto anno si è cominciato a parlare del batterio noto come Xylella fastidiosa, colpevole del disseccamento rapido dell’olivo. Si è subito gridato “Al lupo! Al lupo!”, si è addirittura parlato di batterio killer con conseguente allarme circa l’imminente abbattimento di tutti gli esemplari coinvolti, ma la faccenda è finita presto nel dimenticatoio poiché erano emersi degli studi (condotti dai ricercatori di Bari) che ipotizzavano la compresenza di più fattori responsabili della moria degli olivi (fra i quali insetti e funghi) e che ponevano dei dubbi circa la reale pericolosità del batterio, probabilmente endofita.
In particolare era emerso che il ceppo salentino di Xylella fastidiosa apparteneva a una sottospecie (o genotipo) non letale per la vite e per gli agrumi.
Tuttavia dopo un paio d’anni di silenzio mediatico il batterio torna a far parlare di sé, tanto che il Comitato permanente Ue sulla salute delle piante ha indetto una riunione il 26 e 27 marzo per discutere del caso, anche se il 24 marzo Enrico Brivio, il portavoce per la Salute e la Sicurezza alimentare della Commissione Europea, ha dichiarato che la commissione non prenderà alcuna decisione fino a fine aprile.
Il Commissario Europeo alla Salute Vytenis Andriukaitis, che ha chiesto l’abbattimento di tutti gli esemplari coinvolti, ha dichiarato che il 10% degli olivi della provincia di Lecce è stato colpito dal contagio e che si sta lavorando per prevenire la diffusione del batterio.
Giuseppe Silletti, Comandante della Regione Puglia del Corpo forestale dello Stato, nominato commissario per fronteggiare l'emergenza olivi, ha escluso che fra le soluzioni vi sarà l'uso massiccio di fitofarmaci e ha promesso interventi mirati ed estremamente selettivi, "chirurgici ".
Leggendo il Corriere del Mezzogiorno però veniamo a sapere che nelle campagne di Oria (Brindisi), finora unico avamposto dell’infezione al di là dei confini della provincia di Lecce, gli uomini dell’Arif (Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali) hanno già segnato con una croce rossa gli olivi contagiati (che sarebbero un milione in tutto il Salento su un totale di 10 milioni) e che l’intero territorio della provincia di Lecce è stato classificato come infetto.
La procedura prevede che i rami e il fogliame vengano tagliati e poi bruciati o lasciati essiccare sullo stesso terreno e che sia sradicato il tronco (la legna ricavata potrà essere venduta).
Gli olivicoltori sono insorti e si oppongono con tutte le loro forze a questa risoluzione, che prevede l’abbattimento di olivi anche solo sospettati di essere contaminati, tanto da aver organizzato delle ronde a difesa delle piante.
Io mi chiedo: visto e considerato che, come affermato da Coldiretti, il batterio non è pericoloso per l’olio e quindi per l’essere umano, che non è ancora chiaro se la malattia sia endemica o approdata da altri Paesi (c’è chi ipotizza addirittura che il batterio provenga da piante ornamentali straniere introdotte in Italia), che non si ha la certezza che sia letale per altri alberi da frutto e che per farla breve non vi è sicurezza alcuna in merito, cui prodest questa strage di olivi? Già nel 2013 si parlava di speculazione: c’è chi ipotizza che a qualcuno farebbe comodo l’abbattimento in massa degli alberi, che consentirebbe di edificare resort o altre strutture laddove sarebbe stato impensabile.
Mi auguro che non sia così.
Io purtroppo non ho avuto la fortuna di ammirare gli olivi pugliesi, ma ho avuto quella di poter contemplare l’olivo millenario di Canneto Sabino, in provincia di Rieti, che secondo alcuni sarebbe il più antico d’Europa: non c’è impianto fotovoltaico o centro commerciale che valga anche solo una foglia di un simile monumento alla Natura creato dalla Natura stessa. La guerra del cemento, in Italia, ha mietuto già troppe vittime: mettete dei fiori nelle vostre betoniere.