Dammi tre parole
Oggi ho tentato (dico tentato, perché non è riuscito) un esperimento didattico.
La premessa era questa: poiché le parole (più o meno usate a proposito&sproposito; più o meno usate…correttamente) hanno un peso specifico importante, spesso in equilibrio (meglio sarebbe dire: in bilico) tra significante e significato, ho fatto ascoltare a un gruppo di 15enni la canzoncina di Valeria Rossi dal titolo "Dammi tre parole".
Ero curiosa di sapere quali fossero le tre parole che i giovanissimi avrebbero salvato dal mucchio. Le tre parole che, come spuma biancheggiante sulla superficie ondulata del pelago (O Zeus! cultura classica, mi pare di rammentare), i ragazzi avrebbero salvato dal mare – molto inquinato – della logorrea mediatica e comunicativa-in-genere.
Come anticipavo, l’esperimento non è riuscito. I ragazzi si sono chiesti perché facessi sorbire loro una canzoncina un po’ leziosa. Perché, diffondendo le note dallo stereo-si-fa-per-dire, avessi acceso delle candeline alla vaniglia (volevo applicare le strategie didattico-sensoriali di Paolo Mottana, professore ordinario di Filosofia dell’educazione presso l’Università di Milano Bicocca e – oh yes – amico di phone & facebook della sottoscritta), perché dovessero proprio tirar fuori tre parole quando avrebbero potuto esprimere emozioni, bisogni, priorità con gesti e onomatopee (leggete: mugugni) altrettanto eloquenti…
Prima di arrendermi di fronte allo tzunami delle perplessità (che ha travolto il mio esperimento: non ho avuto una grande idea, probabilmente), ho appurato che per la maggior parte dei ragazzi le parole-da-salvare (o evidenziare) sono: amore, felicità, sincerità (interessante, no?), sogno e poi…va bè’…soldi, ma anche (sììììììì) amicizia e (davvero?!) avventura.
Considerato che le tre parole della canzoncina, tra una rima baciata e un’assonanza, erano sole-cuore-amore, ho pensato che i ragazzi – tutto sommato – possono affrancarsi dal già dato (o detto). Se lo vogliono.
Altro? sì: poiché sono incorreggibile (questa è una premessa ma anche un’inquientante conseguenza della mia odierna esistenza) voglio continuare l’esperimento qui. On the blog. Sulla mia zatterona di parole e pensieri sparsi.
Datemi le vostre tre parole. Le parole che, con una priorità tutta intima, tutta vostra, tutta autentica, mettereste in una bottiglia e affidereste ai flutti capricciosi della nostra comunicazione.
Datemi tre parole.
Io vi do le mie: passione, vita, futuro.