Un buon consiglio di Platone
Platone (428-348 a.C.)
“Infatti ora certo non stiamo gareggiando perché io voglio risultino vincenti le mie affermazioni e tu le tue, ma credo noi due dobbiamo lottare insieme in favore della pura verità” Platone (Filebo)
Cosa significa dare ragione per Platone?Capire strutture concettuali diverse, cercare di esporre le ragioni che quel dato pensiero mette a disposizione (Platone nel Sofista: Devo agire come se avessi davanti Parmenide e concedergli tutte le sue ragioni, perché il mio punto di vista non è l’unico). A proposito dei miei due interventi: nel primo lei mi corregge sostenendo che la sua voleva essere, più che un messaggio, una confessione, e quindi non raccoglie le mie riflessioni. Nell’intervento più recente, tralascia le mie considerazioni per iniziare un monologo sull’ingratitudine di Firenze nei confronti di Dante. Perché allora il sonetto?
Platone, se non ho capito male, ci dà questo consiglio: quando si discute intorno a un argomento qualsiasi non dobbiamo proporci di far prevalere le nostre tesi su quelle degli altri interlocutori ma dobbiamo prestare attenzione agli argomenti di tutti partecipanti alla discussione allo scopo di arrivare, tutti insieme, alla conoscenza di una verità. Platone, sempre se non ho capito male, è convinto che esista la verità oggettiva. Egli pensa che la verità a volte è assolutamente evidente (come nelle verità della matematica) a volte è invece difficile da conoscere a causa dei limiti delle affezioni dell’animo e dei difetti delle nostre capacità intellettive (ad es. nel campo della bontà delle scelte delle nostre azioni, tema questo del Filebo). Per la ricerca mediante la discussione (il dialogo) intorno a queste verità non evidenti Platone ci invita ad adottare il “metodo” di discussione sopra descritto. Per me questo metodo è valido. La verità, una volta trovata, è di tutti. Tutti “vincono” quando una verità viene conosciuta.
Per quanto riguarda le risposte sui temi affrontati in altri articoli, risponderò volentieri alle sue domande, ma vorrei trovare il modo di farlo riprendendo in esame gli articoli stessi e i relativi commenti.
Plato pone che “la pura verità” già esista, a priori, altrimenti perché mai fare un appello ai due contendenti (A e B) perché lottino per favorirla? Ciò premesso: 1) o entrambi (A e B) la ignorano in partenza e non si capisce come possano esser certi ad un certo punto di averla raggiunta; chi lo decide? 2) o ognuno dei due (A o B) la possiede già ma allora non servirebbe alcuna lotta tra i due, che invece Plato dà per necessaria 3) solo uno dei due, poniamo A, possiede la verità . Ma se A la possiede già e non è in grado di dimostrarla a B è possibile che B, più abile dialetticamente, riesca a dimostrare ad A che sbaglia pur essendo quest’ultimo nel giusto; il che è un esito pessimo. C’è anche il caso contemporaneo che pur essendo A capace di dimostrare di possedere la verità, B, che è un complottista no vax, rifiuti a priori qualsiasi tipo di prova o argomentazione che dimostra che lui è nel torto. A quel punto il nodo si scioglie solo col green pass obbligatorio ed è per questo che i no vax, negatori a priori della verità, gli sono contrari.
Bastanzetti , lei afferma che non è possibile distinguere il vero dal falso. Quindi non è possibile sapere se il discorso che lei ha appena fatto sia vero o falso.