Costituzione Italiana. Piero Calamandrei
Piero Calamandrei. Discorso ai lavori della Costituente del 7 marzo 1947
“Credo che i nostri posteri sentiranno più di noi, tra un secolo, che da questa nostra Costituzione è nata veramente una nuova storia: e si immagineranno, come sempre avviene, che con l’andar dei secoli la storia si trasfiguri nella leggenda, che in questa Assemblea, mentre si discuteva della nuova Costituzione repubblicana, seduti su questi scranni non siamo stati noi, uomini effimeri di cui i nomi saranno cancellati e dimenticati, ma sia stato tutto un popolo di morti, di quei morti che noi conosciamo a uno a uno, caduti nelle nostre file, nelle prigioni e sui patiboli, sui monti e nelle pianure, nelle steppe russe e nelle sabbie africane, nei mari e nei deserti, da Matteotti a Rosselli, da Amendola a Gramsci, fino ai giovinetti partigiani, fino al sacrificio di Anna Maria Enriquez e di Tina Lorenzon, nelle quali l’eroismo è giunto alle soglie della santità. Essi sono morti senza retorica, senza grandi frasi, con semplicità come si trattasse di un lavoro quotidiano da compiere: il grande lavoro che occorreva per restituire all’Italia libertà e dignità. Di questo lavoro si sono riservata la parte più dura e più difficile: quella di morire, di testimoniare con la resistenza e la morte la fede nella giustizia. A noi è rimasto un compito cento volte più agevole: quello di tradurre in leggi chiare, stabili e oneste il loro sogno di una società più giusta e più umana, di una solidarietà di tutti gli uomini, alleati a debellare il dolore. Assai poco, in verità ci chiedono i nostri morti. Non dobbiamo tradirli”.
La libertà è come l’aria…..
Di quel discorso di Calamandrei ai giovani universitari milanesi ne farei un paper da inserire come prefazione alla lettura di un libro di diritto costituzionale.
Ottimo richiamo, caro Nicola Iuvinale. Colgo l’occasione per trascriverlo.
PIERO CALAMANDREI, Discorso sulla Costituzione, 1955.
È così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa.
Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai.
E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.
Calamandrei ci fa riflettere sul grande sacrificio che la sua generazione ha dovuto sopportare per la conquista della Costituzione repubblicana. Una Costituzione più volte attentato e vituperata in nome di un bieco populismo camuffato da riformismo. Ultima la sciagurata idea di aver tagliato il numero della rappresentanza democratica e popolare del Parlamento italiano, con il referendum costituzionale di un anno fa. Come se il buon funzionamento dell’organo fondamentale della nostra Repubblica malandata dipenda da un fattore numerico o ipoteticamente economico (anche se il risparmio in sé è stato dimostrato essere ridicolo), e non invece dalla qualità della classe dirigente, dal ruolo e dal l’importanza dei partiti che devono essere riportati sotto il dettato del da sempre ignorato art. 49, piuttosto che dalla partecipazione etica e democratica di un popolo elettore non bue ma responsabile, informato e attento. Possiamo in effetti concludere che è soprattutto da noi, popolo, che la Costituzione sia stata oggi tradita, con il buon supporto di potenti mass media e forze economiche occulte che hanno tutto il vantaggio di ridurre l ingerenza democratica del parlamento e rafforzare i ruoli dell esecutivo piuttosto che di pochi capi partito servi e ignoranti, facili da maneggiare perché intenti solo alla propria campagna social. Capi partito che però raccolgono percentuali bulgare, dal 15 all’80 percento di consenso su base nazionale o regionale (nessuno escluso).
Che produrre leggi “chiare stabili e oneste” sia “assai poco” non direi. Se per legge onesta intendiamo una legge che sia eticamente condivisibile, secondo lei Sig. Giorgio l’enorme debito pubblico evidentemente consentito dalla Costituzione si può considerare tale? Esso mi par lì a dimostrare una gestione incurante del patto generazionale – cioè del dovere morale di non lasciar pesi schiaccianti sulle generazioni a venire. Ciò le pare onesto? a me pare un tradimento dei nostri morti, inclusi tutti quelli della guerra civile 1943-45.
Lei, Bastanzetti pronuncia sentenze definitive di condanna senza dire precisamente quale sia la materia della colpa e chi ne sarebbe responsabile.
Sul pareggio o lo spareggio del bilancio pubblico come lei sa bene ci sono svariate teorie economiche che si scontrano ogni giorno in tutti i paesi del mondo. Il Governo attuale, ad esempio, ha aperto il bilancio statale all’indebitamento come credo non abbia mai fatto in precedenza nessun altro governo. Se non ho letto male, ha assunto debiti per 250 miliardi di euro. Ciò ha fatto col consenso unanime di tutti i partiti presenti il Parlamento (anche l’unico partito di opposizione sul punto indebitamento non ha avuto nulla da eccepire. La grande stampa da parte sua non muove sullo stesso punto nessuna critica al Governo anzi esprime un aperto apprezzamento. Le consiglierei un po’ di prudenza nei giudizi.