Avviso che la non esistenza della ragione, cui si ammicca troppo nel senso comune e nel populismo, è un espediente reazionario, che lo si sappia o no. Cioè, il reazionarismo, in mancanza di contenuti per attaccare il progresso culturale, usa tra gli espedienti quello di attaccare la possibilità di conoscere, con uno stillicidio di etichette come “nessuno lo sa, verità in tasca e maestrini”. Allora finché si tratta di avere un po’ di prudenza può andar bene, ma più spesso è purtroppo nel senso sopra descritto.
Questo mio breve articolo aveva lo scopo di portare l’attenzione dei lettori sui paradossi che si presentano alla nostra mente quando si affrontano concetti come “sempre”, “tutti” e simili. Come ho già detto per me il problema del pensare correttamente è il problema che va affrontato prima di ogni altro. Ed è in se stesso purtroppo un problema che presenta a sua volta molti paradossi. Io comunque come dicevo sopra sono un “credente” nella ragione dai sette anni i poi. Dal tempo in cui al catechismo mi hanno insegnato che: “l’uomo è un essere ragionevole dotato di anima e di corpo”. Come allora credo che chi non usa la ragione commette peccato mortale (e va all’inferno). Ma su questo tema ritornerò presto. Grazie per l’attenzione.
Egr. Senatore, le confermo che per me quel che conta non é tanto “aver ragione” (chi ha ragione lo potrà sapere forse solo Dio…) ma piuttosto l’ essere in grado di sostenere una determinata tesi. Saper pensare, insomma; e saper trasferire in parole scritte il proprio pensiero.
Sono d’accordo. Dai sette anni in poi ho sempre pensato che il saper pensare correttamente è la cosa più importante per la vita dei singoli e delle comunità umane. Nel mio piccolo ho fatto un po’ di studi sul come è possibile trovare un metodo per pensare correttamente. Come lei sa ne ho già parlato in questo blog e ho esposto alcune idee in merito. (Senza la pretesa di aver ragione e pronto a confrontare le mie opinioni con quelle degli altri).
Questa sarebbe la sua dichiarazione spontanea che propende per il sofismo. Empiricamente ne abbiamo avuto prove abbondanti, ora mettiamo agli atti questa affermazione esplicita. Che poi sofismo non è comunque saper pensare, perché il pensiero è a più livelli, pensare le prime informazioni, poi rifletterle, cioè incrociarle con altre, infine pensare per agire. E la ragione può stare anche a piani immanenti, senza scomodare quelli trascendenti. Cioè, se non sempre può essere proprio assoluta, almeno il quanto più vicino possibile al metodo è possibile la maggior parte delle volte.
Vorrei mi confermasse la punteggiatura, Egr. Senatore
1) “Se ti dico, hai ragione, ho torto”. Significa che se si dice di aver torto, allora l’interlocutore ha ragione (altrimenti no)
2) “Se ti dico hai ragione, ho torto”. Significa che si ha torto se si dà ragione all’interlocutore.
3) “Se ti dico, hai ragione ho torto”. Significa che se ti sto dicendo una tal cosa, hai ragione nel pensare che io abbia torto.
Potenza della virgola!
Questo,Egr. Senatore, io non l’ ho mai pensato né sostenuto e non drammatizzerei se non fosse vero. Però bisogna dimostrarlo che non é vero! Rinnovo cordialità
Dr. Bastanzetti, lei dice che non ha mai pensato che io ho sempre torto. Sono davvero contento di saperlo. Naturalmente sarei ancora più contento se lei dicesse che, almeno su qualche argomento, ho ragione. Ma questo non è un problema per me. Comunque io dico che lei ha ragione. (Non dirò “sempre”, lei capisce bene perché).
Avviso che la non esistenza della ragione, cui si ammicca troppo nel senso comune e nel populismo, è un espediente reazionario, che lo si sappia o no. Cioè, il reazionarismo, in mancanza di contenuti per attaccare il progresso culturale, usa tra gli espedienti quello di attaccare la possibilità di conoscere, con uno stillicidio di etichette come “nessuno lo sa, verità in tasca e maestrini”. Allora finché si tratta di avere un po’ di prudenza può andar bene, ma più spesso è purtroppo nel senso sopra descritto.
Questo mio breve articolo aveva lo scopo di portare l’attenzione dei lettori sui paradossi che si presentano alla nostra mente quando si affrontano concetti come “sempre”, “tutti” e simili. Come ho già detto per me il problema del pensare correttamente è il problema che va affrontato prima di ogni altro. Ed è in se stesso purtroppo un problema che presenta a sua volta molti paradossi. Io comunque come dicevo sopra sono un “credente” nella ragione dai sette anni i poi. Dal tempo in cui al catechismo mi hanno insegnato che: “l’uomo è un essere ragionevole dotato di anima e di corpo”. Come allora credo che chi non usa la ragione commette peccato mortale (e va all’inferno). Ma su questo tema ritornerò presto. Grazie per l’attenzione.
Egr. Senatore, le confermo che per me quel che conta non é tanto “aver ragione” (chi ha ragione lo potrà sapere forse solo Dio…) ma piuttosto l’ essere in grado di sostenere una determinata tesi. Saper pensare, insomma; e saper trasferire in parole scritte il proprio pensiero.
Sono d’accordo. Dai sette anni in poi ho sempre pensato che il saper pensare correttamente è la cosa più importante per la vita dei singoli e delle comunità umane. Nel mio piccolo ho fatto un po’ di studi sul come è possibile trovare un metodo per pensare correttamente. Come lei sa ne ho già parlato in questo blog e ho esposto alcune idee in merito. (Senza la pretesa di aver ragione e pronto a confrontare le mie opinioni con quelle degli altri).
Questa sarebbe la sua dichiarazione spontanea che propende per il sofismo. Empiricamente ne abbiamo avuto prove abbondanti, ora mettiamo agli atti questa affermazione esplicita. Che poi sofismo non è comunque saper pensare, perché il pensiero è a più livelli, pensare le prime informazioni, poi rifletterle, cioè incrociarle con altre, infine pensare per agire. E la ragione può stare anche a piani immanenti, senza scomodare quelli trascendenti. Cioè, se non sempre può essere proprio assoluta, almeno il quanto più vicino possibile al metodo è possibile la maggior parte delle volte.
Vorrei mi confermasse la punteggiatura, Egr. Senatore
1) “Se ti dico, hai ragione, ho torto”. Significa che se si dice di aver torto, allora l’interlocutore ha ragione (altrimenti no)
2) “Se ti dico hai ragione, ho torto”. Significa che si ha torto se si dà ragione all’interlocutore.
3) “Se ti dico, hai ragione ho torto”. Significa che se ti sto dicendo una tal cosa, hai ragione nel pensare che io abbia torto.
Potenza della virgola!
Con lei, Dr. Bastanzetti, non ho scampo. Lei ha ragione. Io ho sempre torto.
Questo,Egr. Senatore, io non l’ ho mai pensato né sostenuto e non drammatizzerei se non fosse vero. Però bisogna dimostrarlo che non é vero! Rinnovo cordialità
Dr. Bastanzetti, lei dice che non ha mai pensato che io ho sempre torto. Sono davvero contento di saperlo. Naturalmente sarei ancora più contento se lei dicesse che, almeno su qualche argomento, ho ragione. Ma questo non è un problema per me. Comunque io dico che lei ha ragione. (Non dirò “sempre”, lei capisce bene perché).