Magari questo suo appunto del 1961 sarà anche veritiero, Egr. sen., ma bisognerebbe capire che vuol dire. Personalmente al punto preferisco la linea retta, dinamismo contro staticità.
Cerco di spiegare questo mio appunto di sessant’anni fa. Il pensiero del punto geometrico è il pensiero di un “ente” infinitamente piccolo e senza dimensioni spaziali (lunghezza, larghezza, altezza). Può essere pensato come il segno “puntiforme” di una matita su un foglio bianco, come si vede nell’immagine che sta sopra. In questo caso però esso è ancora il pensiero di qualcosa di “fisico” (visibile con il senso della vista). Se riflettiamo bene, il segno della matita ha delle dimensioni, per quanto piccolissime. Quindi il pensiero di questo segno è ancora il pensiero attorno a qualcosa di “fisico”, di “materiale”. Ma la geometria ci chiede di pensare a qualcosa di “infinitamente piccolo”. Allora constatiamo che per pensare il punto geometrico dobbiamo continuare a “ridurre” il punto come “segno” fino al momento in cui esso diventa “senza dimensioni”; fino a quando esso può essere pensato come “puro pensiero”, “immateriale” (non materiale), “non fisico”. Ed ecco che siamo arrivati al “meta-fisico” a qualcosa che sta “al di là della fisica”. Fatte queste operazioni mentali, possiamo dire che il pensiero (o concetto) di punto geometrico è il punto in cui la fisica (ciò che è materiale) incontra la “metafisica” (ciò che è immateriale).
Magari questo suo appunto del 1961 sarà anche veritiero, Egr. sen., ma bisognerebbe capire che vuol dire. Personalmente al punto preferisco la linea retta, dinamismo contro staticità.
Cerco di spiegare questo mio appunto di sessant’anni fa. Il pensiero del punto geometrico è il pensiero di un “ente” infinitamente piccolo e senza dimensioni spaziali (lunghezza, larghezza, altezza). Può essere pensato come il segno “puntiforme” di una matita su un foglio bianco, come si vede nell’immagine che sta sopra. In questo caso però esso è ancora il pensiero di qualcosa di “fisico” (visibile con il senso della vista). Se riflettiamo bene, il segno della matita ha delle dimensioni, per quanto piccolissime. Quindi il pensiero di questo segno è ancora il pensiero attorno a qualcosa di “fisico”, di “materiale”. Ma la geometria ci chiede di pensare a qualcosa di “infinitamente piccolo”. Allora constatiamo che per pensare il punto geometrico dobbiamo continuare a “ridurre” il punto come “segno” fino al momento in cui esso diventa “senza dimensioni”; fino a quando esso può essere pensato come “puro pensiero”, “immateriale” (non materiale), “non fisico”. Ed ecco che siamo arrivati al “meta-fisico” a qualcosa che sta “al di là della fisica”. Fatte queste operazioni mentali, possiamo dire che il pensiero (o concetto) di punto geometrico è il punto in cui la fisica (ciò che è materiale) incontra la “metafisica” (ciò che è immateriale).