Il ragionamento (sillogismo) più importante
Tra i giganti della storia della filosofia troviamo Aristotele (384-322 a. C.) Dobbiamo a lui la fondazione di quella che potrebbe essere chiamata la scienza di tutte le scienze: la LOGICA. Scienza di tutte scienze perché studia le leggi inviolabili del pensiero e pertanto risulta necessaria per fondare qualsiasi conoscenza intorno a qualsiasi “oggetto” o “materia conoscibile” compreso il pensiero stesso. Riporteremo qui di seguito l’esempio più famoso sulla base del quale probabilmente il “maestro di color che sanno” (come è stato definito da Dante Alighieri) ha preso le mosse per darci la prima lezione di come deve svolgersi il pensiero conforme alla logica ossia il “ragionamento” (o con termine coniato sul greco antico sillogismo).
Aristotele (384-322 a.C.)
“Tutti gli uomini sono mortali,
Socrate è un uomo,
Quindi Socrate è mortale”.
N.B. Il il discorso resta sempre valido, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, qualunque sia il nome della persona che venga scritto al posto di quello di Socrate.
Si tratta del “ragionamento” più importante per tutti gli uomini (donne comprese) perché “appare inevitabilmente vero”. Si constata che, dal tempo del filosofo Aristotele, che risulta esserne l’autore, fino ai nostri giorni, nessuno è mai riuscito a dimostrare che esso è sbagliato.
Molti vorrebbero che si potesse almeno mettere il dubbio la “verità” o la “validità” di questo discorso e tuttavia sembra saggio (anche se doloroso) ammettere che esso è vero, valido e incontrovertibile.
La sofferenza che deriva da questo ragionamento non è evitabile. Evitabile semmai è la sofferenza aggiuntiva che ci è procurata da tutti i discorsi che tentano di dimostrare che il ragionamento è sbagliato o non è vero. Anche se, forse, in un modo o nell’altro, tutti tentiamo di trovare un modo per pensare che non è vero; e quindi soffriamo sia perché pensiamo che è vero sia perché tentiamo – senza riuscirci – di pensare che non è vero.
Questo “gioco” (abbastanza doloroso) del pensare alla “verità” o “non verità” del nostro sillogismo, è comunque un gioco utile, io credo. Dopo un po’ che lo facciamo (e lo rifacciamo) ci consolidiamo nel pensare “correttamente” intorno al fatto che esso è, appunto, incontrovertibilmente “vero” e che conviene a tutti evitare la sofferenza che ci deriva dal tentare di pensare che non sia vero.
(E per il momento ci fermeremo qui)
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