La neve
La neve
Cadde la neve, ma non fu tormenta;
Sì cadde come fa quando rimane;
un bianco sfarfallìo nell’aria spenta,
un morbido calar di bianche lane.
E da prima infiorò le rame, i fusti,
Le nude siepi, tutti i secchi arbusti.
Poi disegnò come di netto smalto,
I margini, le prode, ogni rialto.
Poi s’allargò, s’alzò a mano a mano
Stese una coltre là dal monte al piano.
Sii benvenuta, o neve! La sementa
Non crescerà precoce in spighe vane,
Ché la fredda tua coltre l’addormenta.
Io sento dir: “Sotto la neve, pane”.
Pietro Mastri (1868-1932)
Non è vero che il Mastri si limita a magnificare l’ incanto della nevicata, come sostiene lei Egr. senatore. Il poeta esprime anche giudizi incondizionati sulla sostanza: ” sii benvenuta….sotto la neve pane” . Le ho fatte notare che non sempre è così. La neve può esser anche fonte di grandi danni, perfino di lutti. Tutto è relativo, Egr. senatore…
Credo che il poeta, a conclusione della sua rappresentazione della nevicata, abbia richiamato il proverbio “sotto la neve pane” come “augurio” che il raccolto possa essere buono. Non ho nulla da obiettare circa il suo pensiero che he la neve possa produrre danni gravissimi.
Approfitto per rispondere alla domanda del mio insegnante. Questa poesia e la Divina commedia hanno in comune l’essere composte in versi di undici sillabe (endecasillabi).
Mi aspettavo che citasse le nove volte che Dante menziona la neve nella Commedia. Con straordinarie similitudini come quella del XXVII° Paradiso. Buon anno a lei e famiglia, Giorgio Pizzol!
Apprezzo la sua indicazione. Andrò a ripassare il Canto XXVII delParadiso. Lei però dimentica che la domanda era fatta a studenti di seconda media. Per la cronaca, le dirò che allora neanch’io riuscii a rispondere. Rispose invece un mio compagno di scuola che non era il primo della classe (anzi era tra gli ultimi), ma evidentemente, in quel momento, dimostrò di avere più spirito di osservazione degli altri. Ricambio volentieri gli auguri di Buon anno a lei e famiglia, Michele Bastanzetti.
Sotto la neve pane? dipende sempre da quanta ne cade e per quanto tempo vi resta.
Dunque neanche su questo tema esistono affermazioni apodittiche, Egr. senatore. E lo dico da Maestro di Sci Fondo…
Giusto, Dr. Bastanzetti. Ma non mi pare che l’autore abbia detto il contrario: “Sì cadde come fa quando rimane”. Non capisco il nesso fra i campi di grano e lo Sci Fondo. Ma questo per me non è un problema.
Mi permetta ora di fare a lei e agli altri lettori la domanda che mi fece il mio insegnante di Italiano quando mi spiegò questa bella poesia (siamo nel 1954!!!seconda media). “Ci vedete qualcosa della Divina commedia?”
Il nesso è semplice. Se son maestro di sci fondo non può essere che perché amo immensamente la neve. Ma tale amore non mi impedisce di affermare che non sempre la neve è benvenuta. In certi casi (e quantità) non è così. E sotto una valanga non c’ é sempre “pane” (Rigopiano…). Circa Dante: i dannati nel lago gelato?
Gentile Dr. Bastanzetti, il tema di questa lirica, come lei ben capisce, non è l’utilità della neve, ma l’incanto che produce nella nostra mente il fenomeno della nevicata lenta. Le consiglio, come a suo tempo mi consigliò il mio professore di italiano (oggi non più tra noi – io ricordo con grande affetto e riconoscenza per avermi insegnato come gustare le poesie-) di leggerla lentamente. Credo che anche lei ne gusterà soprattutto il ritmo. (Questo ultimo periodo è un indizio per rispondere alla domanda in questione).
UN HAIKU SULLA NEVE,
I campi e i monti
sono scomparsi sotto il manto nevoso.
È il nulla
Naito Jōsō
Grazie a Francesco Cecchini. La poesia di Pietro Mastri è molto suggestiva. Ma devo ammettere che questo Naito Jōsō riesce a portarci al di là di ogni parola o pensiero o senso.