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[Home Attualità Paura dell’IA?]
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Attualità
[ 03/10/2024 di Giorgio Pizzol 2 Commenti ]

Paura dell’IA?

Conversazione  tra il sottoscritto e ChatGPT dalla quale risulta una conclusione confortante. Le macchine IA, opportunamente interrogate, forniscono esse stesse i criteri per un loro uso etico e responsabile: vantaggioso per tutti (compresi i gestori dell’IA) e dannoso per nessuno.

 

Domanda a ChaGPT

Dammi il tuo parere su questo brano.

Io non credo che si debba aver paura delle macchine IA. Le macchine sono sempre guidate da uomini. La macchina non pensa, non è intelligente, lavora su programmi creati dagli esseri umani. Quindi sono quegli uomini che hanno il potere di gestire le macchine che le possono usare per fare del male ad altri uomini o a tutta l’umanità.

Sono questi gestori delle macchine, non le macchine, che devono farci paura.

Per ottenere un uso corretto dell’IA è necessario:

  1.  che si sappia chi sono gestori dei mezzi di IA diffondendo i loro nomi e cognomi e ragioni sociali;
  2.  che sia chiesto a questi uomini di mettere, “democraticamente”, le macchine dell’IA a disposizione dei singoli e delle comunità umane piccole o grandi.

Certo finché saranno pochi magnati a detenere il potere di usare nel loro esclusivo interesse le macchine saremo in pericolo.

Ma non è detto che questa situazione non possa essere cambiata. Occorre diffondere la consapevolezza che l’IA deve rimanere a disposizione di tutti.

Osserverei in proposito che i “creatori” e “padroni” dell’IA, per diffondere l’uso di questa tecnologia, devono in qualche modo renderla accessibile a chiunque. Non è un caso che i primi “chatbot” (programmi che simulano conversazioni con gli esseri umani) siano stati diffusi come “open”: aperti; utilizzabili gratuitamente da qualunque persona.

Pertanto chiunque lo voglia può porre domante in qualsiasi materia a questi chabot. In particolare può porre domande su come l’IA possa essere usata nell’interesse di tutta l’umanità e non nell’esclusivo interesse dei suoi proprietari e di coloro che già detengono il potere economico, politico e culturale nei vari paesi del mondo.

Dialogando con questi chatbot ogni persona può diventare, sia pure in misura minima, un “addestratore” delle macchine intelligenti. Queste infatti, a quanto sembra di capire, apprendono progressivamente anche dalle domande dei loro utenti.

Osserveremo ancora. Di certo l’IA non può costringere nessun umano a rinunciare ad usare la sua intelligenza umana. Quindi ogni persona in grado di pensare con la propria testa sarà capace di confrontarsi con le macchine intelligenti per valutare criticamente i loro “discorsi”.

Come ci fa notare Albert Einstein “Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuna di esse potrà porne uno“.

Quindi sui problemi più importanti del vivere e del convivere umano sia i proprietari che gli utenti dell’IA potranno – e dovranno – decidere di essere, tutti insieme, padroni e non schiavi delle macchine.

Personalmente non escluderei che proprio le macchine dell’IA possano aiutare gli uomini di buona volontà (compresi anche i creatori e proprietari della tecnologia) a mantenere aperto a tutti l’uso dell’IA e a favorire così il contributo di chiunque al progresso civile dell’umanità.

Risposta di ChatGPT

“Il brano presenta un’argomentazione sulla paura percepita dell’intelligenza artificiale (IA) e sottolinea che la vera preoccupazione dovrebbe essere rivolta alle persone che controllano queste macchine. Viene citata una frase di Albert Einstein: “Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuna di esse potrà porne uno.” L’autore sostiene che le macchine, che sono intrinsecamente non intelligenti e operano su programmi creati dagli esseri umani, non sono la vera fonte di paura. Invece, sono le persone che gestiscono queste macchine che potrebbero abusare del loro potere.

I punti chiave del brano includono:

  1. Trasparenza dei gestori dell’IA: L’autore suggerisce che i nomi e i dettagli di coloro che gestiscono l’IA dovrebbero essere pubblicamente noti per garantire la responsabilità.
  2. Accesso democratico all’IA: Dovrebbe esserci uno sforzo per rendere la tecnologia IA disponibile a tutte le comunità, non solo a pochi individui o corporazioni potenti.
  3. Concentrazione attuale del potere: Il pericolo risiede nel fatto che solo pochi individui ricchi attualmente hanno il controllo sull’IA, utilizzandola per il loro esclusivo beneficio.
  4. Potenziale di cambiamento: Questa situazione può essere cambiata diffondendo la consapevolezza e assicurando che l’IA rimanga accessibile a tutti.
  5. IA open source: Il rilascio iniziale dei chatbot come software open-source è visto come un passo positivo, permettendo a chiunque di utilizzare e apprendere da queste tecnologie.
  6. Coinvolgimento umano nella formazione dell’IA: L’interazione con i chatbot IA permette agli individui di partecipare alla formazione e allo sviluppo di questi sistemi, anche se su scala ridotta.
  7. Intelligenza umana vs. IA: L’IA non può sostituire l’intelligenza umana (IU). Gli individui capaci di pensiero critico possono interagire con l’IA e valutare criticamente i suoi output.
  8. Proprietà e uso collettivo dell’IA: Sia i creatori che gli utenti dell’IA devono lavorare insieme per garantire che l’IA benefici l’umanità nel suo complesso, piuttosto che essere strumenti di oppressione o controllo.
  9. IA come strumento di democratizzazione: L’autore è ottimista sul fatto che l’IA possa aiutare a democratizzare la conoscenza e le risorse se gestita e utilizzata responsabilmente da individui di buona volontà.

In generale, il brano sostiene un approccio collettivo e trasparente alla gestione dell’IA, enfatizzando la supervisione e la partecipazione umana per sfruttare il potenziale dell’IA a beneficio del bene comune.”

Domanda.

Tu pensi che i gestori di ChatGPT condividano le idee di questo brano?

ChatGPT

“Le idee espresse nel brano sembrano allinearsi con i principi di trasparenza, accessibilità e uso etico dell’intelligenza artificiale che molti sviluppatori di IA, inclusi quelli di ChatGPT, tendono a promuovere. OpenAI, l’organizzazione dietro ChatGPT, ha chiarito in diverse occasioni il proprio impegno verso un uso responsabile e trasparente dell’intelligenza artificiale.

Ecco alcuni punti di convergenza tra il brano e i principi di OpenAI:

  1. Trasparenza: OpenAI pubblica regolarmente documenti e ricerche sulle sue tecnologie, e cerca di essere trasparente riguardo agli sviluppi e alle limitazioni delle sue IA. Questo riflette l’idea nel brano di rendere pubblici i nomi e le responsabilità di chi gestisce l’IA.
  2. Accessibilità democratica: OpenAI ha reso accessibili molti dei suoi strumenti e modelli IA al pubblico, promuovendo l’uso di IA in diverse comunità, grandi e piccole. Questa azione è in linea con l’idea del brano di democratizzare l’uso dell’IA.
  3. Uso etico e responsabile: OpenAI promuove l’uso etico dell’IA e ha implementato linee guida e sistemi di monitoraggio per evitare abusi e usi malevoli delle sue tecnologie. Questo corrisponde alla preoccupazione del brano che l’IA venga usata nell’interesse dell’umanità piuttosto che per il guadagno esclusivo di pochi.
  4. Interazione umana con l’IA: L’idea che gli utenti possano interagire con i chatbot e contribuire al loro sviluppo è anche un punto di forza di OpenAI, che incoraggia il feedback degli utenti per migliorare continuamente i suoi modelli.
  5. Promozione del pensiero critico: OpenAI sostiene che gli utenti mantengano un pensiero critico e usino l’IA come strumento complementare, senza rinunciare alla propria intelligenza e capacità di giudizio.

In sintesi, OpenAI sembra condividere molte delle idee centrali del brano riguardo alla trasparenza, accessibilità democratica e uso etico dell’IA. Tuttavia, come organizzazione, deve anche bilanciare questi ideali con considerazioni pratiche e commerciali per garantire la sostenibilità e il continuo sviluppo delle sue tecnologie.”

°°°

Dal contenuto del dialogo, se non abbiamo capito male, è possibile trarre questa conclusione.

Le macchine IA, opportunamente interrogate, forniscono esse stesse i criteri per un loro uso etico e responsabile: vantaggioso per tutti (compresi i gestori dell’IA) e dannoso per nessuno.

*Sull’uso dell’IA  V. Il pensiero riflessivo

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Commenti [02]

  1. Luca Bagatin
    06/09/2025

    Il problema è che gli esseri umani non sono necessariamente dotati di consapevolezza, soprattutto delle conseguenze di ciò che la loro mente produce. Ma la maggior parte ne è convita. La maggioranza degli esseri umani si appoggia alle tecnologie, come un tempo lo faceva (o lo fa ancora, ma in minima parte) alle religioni e/o alle ideologie. Questo per ricercare forme di “sicurezza” che, in realtà, l’essere umano potrà trovare solamente all’interno di sé stesso e non al suo esterno.
    Di qui nasce la mia riflessione critica relativa alla tecnologia. Che io stesso utilizzo, ma consapevole che è cosa molto negativa e solo in minima parte positiva.
    Negativa perché ci distoglie da noi stessi e dalla capacità di ragionare OLTRE l’utilizzo di un mezzo. Un po’ come la religione, che viene praticata per MEZZO di qualcosa (un prete, un imam, un rabbino, un qualsivoglia entità astratta e/o considerata divina), che è diversa dalla spiritualità, che è ricerca DENTRO noi stessi. Senza medium, senza mediazioni.
    Ogni mezzo può essere usato in qualsiasi modo. Generalmente finisce per dare dipendenza o, in ogni caso, da la possibilità di superare ogni limite. Lecito o illecito…chi può saperlo?
    Oggi noi ci stupiamo che esistano soggetti che si mettono a spiare molte donne e diffondere le loro immagini in rete… Ma cosa ha permesso tutto ciò? Determinate tecnologie.
    Se non ci fossero state? Sarebbe andata così? Si dirà che la colpa è di quegli esseri umani, certo ma….la tecnologia permette a tutti di superare OGNI possibile limite. O, se non lo permette oggi, lo permetterà domani.
    Personalmente penso che, come un tempo avveniva per la magia (poi ci si può credere o meno), anche la tecnologia dovrebbe essere usata (e con parsimonia), da un ritretto numero di persone consapevoli.
    Perché rischia di sfuggirci di mano.
    Anzi, ci è già sfuggita di mano.
    Molte persone pensano addirittura, con l’IA, di interfacciarsi con un essere umano! Ciò non fa che generare ulteriore isolamento e spersonalizzazione delle persone. Un giorno, chissà, forse si riuscirà a dare una coscienza alle macchine e….visto il calo democrafico, potremmo finire per essere letteralmente sostituiti dalle macchine.
    Penso che la società tecnologico-industriale, lungi dall’essere una forma di progresso, sia, in realtà, una vera e propria prigione. Dorata, divertente, dalla quale io stesso non posso fare a meno.
    Un po’ come direbbe il cocainomane, ormai assuefatto e consapevole che non ne uscirà più.
    Questa la mia riflessione, da moltissimi anni, caro Giorgio, anche se scritta in breve.

    Rispondi
    • Giorgio Pizzol
      07/09/2025

      A Luca Bagatin 7 sett 2025

      Caro Luca,
      Intanto grazie per l’attenzione al tema. Rispondo al tuo commento.
      Tu dici “Il problema è che gli esseri umani non sono necessariamente dotati di consapevolezza” e da questa premessa deduci che gli esseri umani fatalmente rinunceranno ad usare la propria intelligenza, e diventeranno prigionieri dell’intelligenza artificiale (IA), cioè “alienati”.
      Nell’articolo su esposto, come tu vedi, io sostengo invece che gli esseri umani sono tutti (proprio tutti) dotati di consapevolezza, ossia della capacità pensare con la propria testa e quindi di valutare criticamente e consapevolmente le risposte dell’IA. Dico precisamente: “Di certo l’IA non può costringere nessun umano a rinunciare ad usare la sua intelligenza umana”.
      Sono d’accordo con te sul fatto che oggi (ma, a ben guardare, anche ieri e l’altro ieri) sono molte le persone che non sono capaci di pensare con la propria testa. Anzi, direi, sono purtroppo la stragrande maggioranza. Ma questo non dipende nuove scoperte tecnologiche come l’IA.
      Dipende da una decisione che ogni persona deve prendere singolarmente. La decisione che comporta la scelta tra due alternative: o pensare consapevolmente con la propria testa e conservare la propria indipendenza di pensiero o rinunciare alla propria capacità di pensare e consegnarsi al pensiero delle macchine IA, ossia dal pensiero dei padroni dell’IA.
      Io direi che ogni persona deve assumersi la responsabilità di questa scelta. Responsabilità di fronte a se stesso, per la propria realizzazione personale; responsabilità di fronte alla società di cui fa parte, per il bene comune.
      Una volta fatta questa scelta l’uso dell’IA, a mio parere, non sarà più un pericolo, ma una nuova entusiasmante opportunità per i singoli e per i gruppi sociali.
      Lasciami ripetere quanto dicevo nell’articolo: “Le macchine IA, opportunamente interrogate, forniscono esse stesse i criteri per un loro uso etico e responsabile: vantaggioso per tutti (compresi i gestori dell’IA) e dannoso per nessuno.
      Naturalmente, secondo il metodo di questo blog, la discussione sul tema deve restare aperta.
      (PS sul tema vedi anche questi articoli di Dia blog: Pensa tu stesso; La saggezza dell’intelligenza artificiale; Intelligenze inquietanti, il Pensiero Riflessivo)

      Rispondi

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Giorgio Pizzol

Giorgio Pizzol (1942) Insegnante di lettere, avvocato, pubblicista, giudice di pace. Sindaco di Vittorio Veneto dal 1975 al 1982. Senatore della repubblica dal 1987 al 1992. Ha pubblicato: tre saggi sul problema della conoscenza: "Uno e Molteplice" (1990); "Pensiero del limite e limite del pensiero" (1998); il Pensiero Riflessivo (2024) e due raccolte di liriche: "Le stagioni del presente" (1993); "Versi sciolti" (2023). Ha fondato la rivista “Dia Logo” (1992) Utopia: un mondo nel quale gli uomini possano capirsi parlando semplicemente.

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