“Salute, grazie”
L’argomento che propongo per una “conversazione amichevole” oggi è: “La salute”.
Propongo ai miei interlocutori di esporre (con la massima libertà di consentire o dissentire totalmente o parzialmente) la loro opinione personale sulle seguenti proposizioni.
Dette proposizioni sono tratte da un documento redatto da una “Società segreta” il cui contenuto, per le decisioni interne della stessa Società, non doveva essere divulgato.
Ho avuto in mano tale documento per un caso fortuito e ritengo: a) che esso non dica nulla che debba rimanere segreto e comunque non dica nulla che non sia “pensabile” e “conoscibile” da chiunque decida di pensare con la propria testa; b) ho trovato “molto utile” per la mia vita il contenuto del testo in questione e, in particolare, delle proposizioni qui di seguito elencate che ne costituiscono la parte finale e conclusiva. (Sulle parti precedenti che ne costituiscono le “premesse”, se qualcuno lo desidera, converseremo nelle prossime puntate).
Devo avvertire che la lettura di questi 10 punti per chi non ha l’abitudine di praticare quell’attività che si chiama “riflessione” può risultare un po’ faticosa.
Mi permetto di consigliare i lettori di affrontare questa fatica perché, secondo quanto mi è sembrato di capire – anche con studi approfonditi – si tratta di una “fatica piccola” che consente a chi ha imparato a sostenerla di evitare “fatiche molto grandi”.
Ecco il testo.
1. Quel fenomeno che chiamiamo comunemente “essere in salute” o semplicemente “salute” si verifica quando i vari organi di cui un organismo vivente è composto sono in grado di svolgere, ciascuno nelle reciproche relazioni con gli altri, le proprie “funzioni vitali”: il prodursi di tutti quei fenomeni complessi legati tra loro da rapporti di causa ed effetto, in parte “naturali” e in parte “volontari” – compiuti dai soggetti volontariamente – che insieme costituiscono appunto la vita.
2. La salute ha vari “gradi”, può essere di “quantità” maggiore o minore (quantità “misurabile” anche se non con esattezza) variabile (in aumento o diminuzione) nel tempo.
3. Passato un determinato periodo di tempo, la quantità della salute, inevitabilmente, diminuisce e “finisce”, si riduce a “zero”.
4. Per tutto il tempo in cui la vita dura, permane una determinata quantità di salute; quando finisce la vita finisce la salute e viceversa.
5. La salute è il fatto che “costituisce” (che è in se stesso) l’unico vero bene per tutti gli esseri viventi: il fatto in riferimento al quale “qualsiasi altro fatto” può essere in se stesso, essere rappresentato, ed essere giudicato come “bene”.
6. Non c’è altro bene per un essere vivente al di fuori della salute: salute, vita e bene sono “la stessa cosa”.
7. “Il fine” della vita è evitare “la fine” della vita.
8. Per apprendere nuove “conoscenze” intorno a fatti utili (e in particolare per apprendere l’abilità necessaria per svolgere azioni coscienti utili) è necessario “spendere” una certa quantità di “energia fisica e psichica” (studiare e lavorare). Questo fatto produce quasi sempre una sensazione spiacevole detta “fatica” quindi una particolare specie di “dolore”; dolore che deve essere giudicato come un “bene” se consente di raggiungere lo scopo per il quale è stato provato. Più precisamente sarà giudicato come un “male” che viene compensato (ricompensato) da un bene (la cui quantità confrontata con la quantità del male risulta “maggiore”). Aumentare la capacità di “sopportare” (sostenere) questa specie di dolore è un bene.
9. Tutti gli uomini che “sanno” (e sanno di sapere o comunque pensano che sia vero) che il tempo passa sanno fare il seguente ragionamento.
10. Se è vero che il tempo passando riduce e consuma (senza nessuna pietà) la salute e la vita di tutti gli uomini “allora è bene” che tutti gli uomini “lavorino insieme” allo scopo di acquisire tutte le conoscenze (teoriche e pratiche) “utilizzabili” per “salvare”( per il tempo più lungo possibile) la salute e la vita di ciascuno e di tutti; per accrescere la capacità di ciascuno e di tutti di vivere ricavando dalla fatica del lavoro il massimo di bene “vero” entro i limiti posti dall’inesorabile passare del tempo.”