Andare per acquisti in Cina… Lo “smart purchasing”
Comprare in Cina per le aziende fino a qualche tempo fa era “cosa facile”.
Feci il primo viaggio nel Far East, nel ruolo di responsabile acquisti di una multinazionale, nel 1999, mi ricordo che durante quella trasferta “mi si aprì il mondo”!
A quell’epoca l’utilizzo di internet era ancora agli albori e le aziende che volevano comprare componenti e prodotti finiti in Corea, Giappone, Taiwan, Hong Kong e Cina, dovevano affidarsi a delle trading company che avevano un network internazionale ben consolidato e che erano locate a Hong Kong, Taipei o Singapore, oppure dovevano investire in proprie filiali commerciali in Asia.
L’azienda per il quale lavoravo optò per questa seconda strada ed io, attraverso la filiale di Hong Kong, cominciai un’interessantissima avventura che consisteva nel trovare, omologare e creare un rapporto commerciale con le aziende asiatiche per acquistare direttamente i prodotti dalle loro fabbriche, senza passare per i broker e gli intermediari.
Con l’avvento di internet tutto diviene più semplice
Negli anni a seguire il colossale sviluppo dell’industria cinese, che fu spinto dalle riforme poste in atto da Deng Xiaoping, la diffusione di internet e l’incremento della frequenza dei voli verso l’Oriente, fecero da volano per lo sviluppo dei rapporti commerciali tra la Cina e l’Occidente.
Inoltre il rapido sviluppo delle vie di comunicazione in Cina, con l’apertura di decine di nuovi aeroporti e di migliaia di chilometri di ferrovia ad alta velocità, rese gli spostamenti, attraverso l’immenso Paese, sicuri e veloci. In contemporanea la crescita delle fiere internazionali e l’avvio dell’e-commerce (primo tra tutti Alibaba), innestarono una certa facilità nel contattare le fabbriche manifatturiere e nell’allacciare rapporti commerciali diretti.
Ci furono anche numerosi imprenditori sprovveduti che in operazioni di trading troppo avventate persero molti quattrini, perché l’industria cinese nei primi anni Duemila era ancora in rodaggio e l’affidabilità dei prodotti, se non era opportunamente seguita dagli ispettori della qualità del cliente, era spesso a rischio. (vedi video youtube di lavoratori in una fabbrica di motori elettrici in Cina 2013)
Nonostante ciò negli ultimi anni è stato possibile per molte aziende italiane comprare in Cina direttamente, senza transitare per le società di intermediazione, provvedendo magari ai collaudi dei prodotti con personale appositamente inviato dall’Italia o con agenti in loco.
Già l’anno scorso, però, a seguito dei disordini a Hong Kong si è iniziata a percepire una certa difficoltà ed incertezza riguardo all’organizzazione dei viaggi del personale da inviare in trasferta. Oggi, a causa della pandemia in corso, è pressoché impraticabile per un’azienda italiana fare viaggiare i dipendenti per lavoro nel Far East.
Quindi, proprio in questo periodo, per molte aziende che acquistano in Cina senza una struttura appropriata, viene meno il meticoloso controllo della qualità sulla merce in approntamento a causa dell’impossibilità di visitare le fabbriche cinesi.
Queste difficoltà permarranno ancora per parecchi mesi, infatti chi si reca in Cina deve fare quattordici giorni di quarantena prima di potersi muovere dal porto di sbarco.
In queste circostanze, quindi, tornano utilissime, per le aziende che hanno interesse ad acquistare in Cina e non hanno una filiale propria nel Paese del Dragone, le piattaforme per gli approvvigionamenti.
I collegamenti internet e la diffusione dei nuovi sistemi di videoconferenza rendono queste piattaforme d’acquisto molto snelle e con costi molto più contenuti rispetto alle trading company del passato.
Penso che lo “smart purchasing” con canali appropriati e personale qualificato sia oggi e nel prossimo futuro, un’ottima soluzione di business per importare i prodotti dal Far East.
Le piattaforme d’acquisto “smart purchasing”
Hanno un costo di intermediazione impattante?
Molto meno di quanto si possa pensare per il fatto che queste strutture riescono a contenere i costi di mediazione, fino quasi ad azzerarli, in quanto hanno la facoltà di convogliare gli acquisti di diversi clienti su determinate fonti, attuando in questa maniera economie di scala e sfruttando quindi un maggior potere contrattuale.
Inoltre nell’ottica di misurare il costo totale del prodotto da acquistare e non solo il fattore prezzo, l’utilizzo di queste piattaforme d’acquisto permette di mantenere la sicurezza di importare materiale effettivamente conforme alle specifiche della qualità, in quanto dispongono di personale qualificato in grado di seguire le procedure di controllo concordate con il cliente.
L’e-commerce nel B2B cela ancora molte insidie e a mio parere è percorribile solo per commodities che hanno caratteristiche molto semplici o per le pure materie prime.
Un componente tecnico a disegno, un dispositivo elettronico personalizzato oppure un prodotto finito, necessitano di precisi controlli anche durante la fase di produzione e l’attenzione del cliente effettuata direttamente o per mezzo delle organizzazioni di “smart purchasing” è determinante al fine di spedire prodotti conformi.
Nella mia attività di libero professionista ho introdotto questo tipo di servizio. Rappresento infatti un’importante piattaforma di acquisti con sede in Cina in grado di fare scouting, selezionare il fornitore adatto, compiere un audit sia di carattere tecnico che etico e di predisporre tutte le fasi per la fornitura verso l’Italia: dal co-design del prodotto, al controllo della qualità, fino all’elaborazione di tutte le pratiche amministrative per l’esportazione.
Se vuoi approfondire l’argomento visita il mio sito e contattami!
Daniele Pezzali consulente in Procurement & ICT (visita: www.danielepezzali.com)