Giusto mezzo, de gustibus e pensiero comune. Porta un medico in SSNV
Quando ci si chiede se non sia sbagliato uccidere gli animali, chi è ancora partecipe di tali uccisioni usa diversi argomenti per cavarsi dall'angolo, ma raramente ricorre al vizio di gola. Già, è piuttosto imbarazzante ammettere che per il breve piacere della propria gola si delega il taglio di quella altrui, dopo un mare di sofferenza. Alcune vite stroncate per pochi istanti di piacere di altre.
Il repertorio carnista fa snocciolare una serie di argomenti fuori dalla scienza e dalla logica, per giustificare un comportamento che ha riflessi negativi multipli. Basterebbe prenderne in considerazione uno solo per maturare un sentimento civile adeguato ai tempi. Diritti animali, fame nel mondo, ambiente e salute pubblica. E allora ci si genuflette alla catena alimentare (…questa vita è una catena / qualche volta fa un po' male…), ai denti canini (da allora, sempre in diminuzione), alla tradizione (buona o cattiva? non importa…), alle piante che soffrono (e anche i ricchi piangono), all'isola deserta con il coniglio (ci fosse almeno il tesoro).
Chi si giustifica con il piacere del gusto? Qualcuno sì, soprattutto i più giovani, meno consapevoli e ancora vittime del tradimento dei loro amici da parte degli adulti. Perché crescendo, la meraviglia della vita non si comprende meglio, si esorcizza, e i soggetti diventano oggetti. Il rito si condisce con la peggiore parola derivata da quella lingua che ha iniziato la nostra civiltà: zootecnia, incorniciata da leggi riflesso degli slaves codes. Per gli schiavi ammassati nelle navi negriere e portati oltreoceano per essere comprati, venduti e sfruttati. Ma come cose, non come persone. Chi applica certe tecniche agli animali, sapendo che sono inutili e dannose, perché non prova su se stesso una legale androtecnia? Così, giusto per sapere come ci si sente. Immaginate questa prova: andate al concerto di Ligabue. Per la vostra star attendete in cinque in un metro quadro per ore. Poi arriva un comunicato. Ligabue non verrà, ma rimarrete così per tutta la vita, finché morte non vi separi.
Ma torniamo al libretto delle giustificazioni: il giusto mezzo! Né privazione, né eccesso ma… moderazione! Come se si potesse uccidere piano, uccidere poco, al riparo dalla questione morale. Al di là della debolezza evidente di questo argomento, l'errore di fondo è nel travisamento del giusto mezzo di Aristotele. Se ci si colloca tra due estremi, bisogna conoscerli questi estremi. Uccidere danneggiando tutti e tutto è in effetti un comportamento estremo, ma non uccidere rispettando, no. Quindi non c'è il presunto giusto mezzo tra gli estremi. Quale errore ha generato questa scorciatoia della mente?
Forse l'idea che, togliendo prima le carni, poi i latticini, il menu rimanesse un po' misero. Perciò, chi invoca a torto il giusto mezzo, starebbe chiedendo che si lasci un po' di cibo da concentrazioni violente nel menu', almeno un po'. Anche questa visione pessimista, delle portate in lista improvvisamente circondate da spazi vuoti non ha motivo di esistere. Spesso il piatto violento, triste effetto di tante concentrazioni, tra mangimi, acqua e sofferenze vane, con il peso della sua storia prende il centro del pasto, e al resto si dedica molta meno attenzione, la solita pasta al pomodoro e la solita lattughina. Tolta la violenza dalla tavola, gli ingredienti vegetali restano moltissimi e le ricette e i sapori diventano praticamente infiniti.
Finalmente si impara a preparare i cibi e lo si può fare con gioia libera da tristi compromessi. E senza allontanarsi dal Mediterraneo, sempre più triste della violenza di secondo grado, dopo quella propedeutica sugli animali non umani, e sempre meno profumato di arance e olivi. La neve sul deserto in questi giorni l'abbiamo vista? Quanti segni occorrono per la sveglia? Tagliare un'altra gola nel nome della nostra costa il 18% di tutte le emissioni di gas serra. Il 33% in più di tutti i trasporti.
O usiamo ancora altre scorciatoie, come quando si legge male il de gustibus non disputandum est? Cesare lo disse in un'occasione molto particolare: era ospite con i suoi uomini. Furono serviti degli asparagi col burro, ma i Romani non gradivano il burro come condimento e preferivano l'olio d'oliva, perciò si lamentavano. Cesare per togliersi dall'imbarazzo disse che sui gusti non bisogna discutere. Da qui non si può sostenere oggi che parlare di gusto sia un tabù in assoluto. Certo non vi indicherò cosa scegliere tra lampone e pistacchio in gelateria (si possono fare tutti non violenti), ma di alcuni aspetti si può discutere e come. Quanto ci condizionano gli zuccheri? Si può dolcificare in modo più salutare? Come alterano la soglia di percezione gli aromi, che sono quasi sempre sintetici, anche i cosiddetti “aromi naturali”? Come influiscono cibi così tanto concentrati come quelli animali?
Certi sapori troppo forti fisicamente e moralmente ci legano e ci siamo abituati per anni. I latticini provocherebbero anche una dipendenza. Molte persone vincono dipendenze ben più stringenti e si ricostruiscono. Non tutto quello che ci sembra buono lo è per davvero. Non lo sono l'alcol, il fumo e le droghe, nonostante il piacere, perché poi causano un male più grande. Togliere la morte dal piatto e scegliere la vita. Liberazione dall'essere causa di sofferenza per tutti e tutto. Con questa nuova positività, ora si potrebbe parlare di vera leggerezza, possiamo nutrirci con piacere con infinite ricette, possiamo vestirci senza indossare nessuno e curare l'igiene senza che qualcun'altro abbia sofferto esperimenti in stile Frankestein (…e chirurgia sperimentale / com'è profondo il mare…).
Ma possiamo fare ancora di più. Pensate ai bambini che hanno difficoltà a mangiare le verdure. Pensate agli allarmismi diffusi negli ultimi anni strumentalizzando i neonati. Un genitore fa una scelta virtuosa quando alimenta il proprio figlio con fattori protettivi e non di rischio. Così, oltre a tenere lontana la violenza, anche il gusto si sviluppa in modo sano e armonico, come ho imparato al corso Bambini vegan – la nutrizione ottimale con le dottoresse pediatre Silvia Goggi e Denise Filippin. Le famiglie hanno bisogno di essere seguite da medici senza pregiudizi e che si aggiornino, nonostante il contesto sfavorevole dominato dall'ideologia del carnismo, che si intrufola nelle scuole, nelle università e nei media. Come si sono aggiornati all'Asl di Genova in collaborazione con la Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, appartenente alla Federazione Italiana delle Società Medico Scientifiche.
Ecco cosa possiamo fare con la SSNV:
Semplicemente, ciascun nuovo medico che si iscriverà all'associazione nel 2018, oltre ad avere accesso gratuito ai nostri corsi on-line e ad alcuni corsi residenziali, che lo aiuteranno ad affinare e migliorare le proprie conoscenze, riceverà in regalo il nuovissimo libro PiattoVeg_50+, che racchiude le linee guida per una dieta vegana low-fat, la più potente dieta per la prevenzione e il trattamento delle principali malattie cardiometaboliche. Un manuale semplice ma completo, che rappresenta un valido strumento di studio e lavoro. Ma anche tutti coloro che "porteranno" un medico a iscriversi a SSNV (soci o non soci), riceveranno lo stesso regalo! Basta avvisare il nuovo socio di comunicarci la mail della persona che l'ha "presentato", al momento di inviarci il modulo di iscrizione.
Facciamolo. Ciao a tutti e Go Vegan!