Radicchi
Anche noi veneti, educati alla terra accuratamente pettinata e stracolma di radicchi di ogni sorte e colore, ci si sorprende a discorrere o a sentir discorrere animatamente di radici: delle cosiddette radici (giudaico)-cristiane da difendere in Europa, nell’universo e oltre.
Viviamo tutti, a torto o a ragione, in un’epoca caratterizzata da timori più o meno fondati. Spesso usati e manipolati, è vero, ma anche questa non è una novità. Il mondo cambia a velocità sostenuta e tutto ciò che dava sicurezza e stabilità ieri viene spazzato via dal progresso globale. La nostalgia per il bel tempo andato, per il piccolo mondo antico, è di per sé e per tutti molto selettiva, nessuno vorrebbe tornare al casolare patriarcale senza lavatrice, acqua corrente e corrente a portata di click e viaggi comodi e internet. Ma ci si ritrova sempre più spesso, attorno al focolare, a ricordare malinconici le nostre radici dimenticate, la nostra antica tradizione -ammesso e non concesso sia nostra visto che proviene senz’ombra di dubbio da un altro mondo, dal Medio Oriente.
Il Maestro riconosciuto di questa nostra tradizione è come sempre originale, spiazzante:
«Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci. 16 Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? 17 Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi. 18 Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo fare frutti buoni. 19 Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. 20 Li riconoscerete dunque dai loro frutti»
(Vangelo di Matteo 7:15-20)
Più che sulle radici, pare suggerire il vecchio Maestro, dovremmo realisticamente interrogarci se i frutti dell’albero e i radicchi dell’orto siano ancora di buona qualità.
Ci si concentra sulle radici e sulla difesa dell’identità nei momenti di aridità e siccità avanzate. E’ proprio nei frangenti di debolezza percepita che è possibile intraprendere una vera crescita e la creazione di nuovi paradigmi, non più prestati dal passato ma propri.
Concordo e fuori c’è un’afa pazzesca! ?
È proprio vero, riconoscere dai frutti è ciò che ci rende capaci di prendere miglior coscienza delle cose e imparare a scegliere a ragion veduta. Oggi è una gara alla corsa estrema per recuperare radici e identità ma è perlopiù propaganda fine a sé stessa. Non si sa poi per quale motivo un’identità debba essere difesa; se ce l’hai, ce l’hai. Molto più saggio invece è accendere il cervello, valutare, scindere, capire ciò che ci accade intorno e questo lo si fa “riconoscendo dai frutti”. Sono molto d’accordo
Grazie Marko, la propaganda infervora chi ha il cervello in posizione off
Il focolare è spento da un po’ e non solo per motivi climatici, al suo posto ci sono i visori di tutti i tipi e facce ebeti e inespressive incollate. Conosco gente che si farebbe immolare per difendere il presepe e il crocifisso e bestemmia a ogni respiro. Grazie
Ti scrivo davanti a uno schermo retroilluminato e tu mi leggi uguale… Quella sul presepe e il crocifisso è una crociata più o meno semestrale per dare fiato alla bocca, poco più. Grazie Normal
Sì, i buoni alberi non si riconoscono dalle radici, ma dai frutti. Ma i frutti non nascono senza una linfa che scorre lungo tutta la pianta unendo passato e presente in un fluire vitale. Il futuro diviene pericoloso senza la memoria. Purtroppo pare che oggi la tendenza sia quella di non ricordare nulla oltre ai guasti dei “precedenti governi”.
Concordo Vittorio!
C’è un problema. Se per distinguere i falsi profeti dobbiamo aspettare che maturino i loro frutti andiamo incontro a grossi rischi. Sarebbe vitale, invece, identificarli e stopparli prima che faccian danni.
Vero Michele, la semina della zizzania è stata possibile perché «gli uomini dormivano» (Mt 13:25)
E : “Il sonno della ragione genera mostri” .
(Francisco Goya)
Sapendo che sueño in spagnolo può significare anche ‘sogno’. Anche il sogno della ragione (una ragione eccessivamente razionalista) genera mostri.