I premi e l’inutilità della distinzione di sesso
Le polemiche riguardo la discriminazione etnica, religiosa e sessuale al cinema, specialmente se statunitense, sono all’ordine del giorno. Le abbiamo viste agli Oscar con Chris Rock e il lungo sermone sulla disparità di trattamento degli attori di colore, l’abbiamo visto l’anno scorso con Patricia Arquette, che con la statuetta in mano per “Boyhood” denunciava le differenze salariali tra lei in quanto donna e i suoi colleghi maschi, pagati molto di più.
L’altra settimana, qualche giorno prima della notte di questi ultimi Oscar, ho letto un articolo in cui ci si domandava se e perché avesse ancora senso la distinzione tra attori maschi e attori femmine, in sede di candidatura. Un protagonista, come un non protagonista, dovrebbe essere tale indipendentemente dal sesso. In fondo, non essendo i premi cinematografici una competizione sportiva, dove la conformazione fisica è naturalmente e fisiologicamente diversa e dove è necessaria una distinzione di genere per non creare disparità, non è chiaro perché sia ancora fondamentale specificare il sesso della persona che interpreta un film.
Nel giorno della Festa della Donna sarebbe bello sognare, nel mondo dello spettacolo, un’equiparazione anche nella gestione delle candidature. Ci pensate? Leonardo Di Caprio concorrere insieme a Kate Winslet per la stessa statuetta. O Meryl Streep insieme a Matthew MacConaughey. Questa sì che sarebbe una sfida avvincente e capace davvero di rovesciare l’idea di competizione tra attori. Chissà che, prima o poi, qualche festival non prenda spunto.
Buona festa della donna a tutte le lettrici!