Orcolat: 6 maggio 1976, il terremoto del Friuli
Per il folclore friulano l’Orcolat è un gigantesco essere mostruoso che, celato nelle montagne carniche, provoca i frequenti terremoti che tormentano la regione.
La sera del 6 maggio del 1976 la terra, in Friuli, tremò per 59 interminabili secondi. Alle ore 21 dal monte San Simeone si sprigionò una scossa di magnitudo 6,5 della scala Richter e di IX-X della scala Mercalli (livelli tra i più alti mai registrati nell’Italia settentrionale), che significò la catastrofe: 989 morti, 2.607 feriti e 100.000 sfollati; la maggiorparte delle strutture risultò compromessa (75.ooo edifici danneggiati, 18.000 distrutti).
Tuttavia la forza del popolo friulano fu straordinaria.
I giovani friulani giunsero per prestare soccorso nei luoghi più colpiti dalla tragedia come Gemona, Venzone, Buja e Majano. I Comuni interessati furono 137 sui 219 complessivi della regione.
Le decisioni dei sindaci furono rapide, le squadre di soccorso costituite da Vigili del Fuoco e Alpini della Brigata “Julia” (che da vittime diventarono soccorritori: 28 Alpini morirono sotto le macerie delle loro camerate), instancabili.
Come se non bastasse, nel settembre dello stesso anno ulteriori scosse fecero crollare ciò che era stato risparmiato in precedenza, come il Duomo gotico di Venzone, che successivamente fu ricostruito identico a prima e diventò uno dei simboli della rinascita del Friuli.
Ma non fu solo la chiesa di Sant’Andrea Apostolo a risorgere dalle proprie ceneri: tutto venne riedificato tale e quale a prima.
Questo è il “Modello Friuli”, l’epopea di una popolazione coraggiosa: “Il risultato di questa esperienza […] dimostra quanto importante e determinante sia stato l’esercizio della responsabilità e dell’autonomia istituzionale delle scelte e delle decisioni, nell’ascolto della propria gente” (Friuli 1976-2016: dalla ricostruzione a un nuovo modello di sviluppo, a cura di Giorgio Baiutti, testi di Francesco Micelli e Tommaso Mazzoli – Udine, Forum 2016).
Col minimo degli interventi legislativi fu ricostruito tutto esattamente così com’era, mattone su mattone, tanto che camminando nelle zone colpite è oggi difficile scorgere le tracce della devastazione che nel 1976 sconvolse la regione.
Stasera nel Duomo di Gemona, si è celebrata la tradizionale messa in ricordo della tragedia, con i 400 rintocchi di campana, uno per ogni vittima.
Con una differenza: quest’anno le cerimonie di commemorazione si sono svolte a porte chiuse, a causa dell’emergenza Covid-19.
Ecco le parole di Roberto Revelant, sindaco di Gemona, condivise su Facebook: “Sarà una commemorazione silenziosa, mai vissuta prima, una situazione inedita che non ci saremmo immaginati di vivere a 44 anni dal sisma […] Da quella terrificante esperienza lungimiranti amministratori e politici hanno pianificato con successo la ricostruzione e lo sviluppo della nostra regione. L’appello che rivolgo a chi ha un ruolo di responsabilità oggi, è di avere altrettanto coraggio nelle scelte guardando al domani con l’obiettivo di ricostruire un Paese forte e strutturato, con l’orizzonte a 15/20 anni, e non limitandosi ad una sola risposta di breve periodo, che deve comunque arrivare […]”.
Un silenzio assordante, che ci fa riflettere.
Fonti consultate: Friuli 1976-2016: dalla ricostruzione a un nuovo modello di sviluppo, Il Fatto Quotidiano, Linkiesta, Il Friuli
Non importa se non pubblica questo post.
‘CARA MICHELLE, NON DOBBIAMO FARE PACE PERCHÉ NON ABBIAMO MAI LITIGATO…” – VIDEO: LA RISPOSTA DI GIOVANNA BOTTERI ALL’APPELLO DELLA HUNZIKER, ACCUSATA DI BODYSHAMING PER AVER SCHERZATO SULLA SUA PETTINATURA E I SUOI MAGLIONCINI: ”LA SATIRA È LIBERTÀ CI AIUTA A RIDERE, A DISCUTERE, A CONFRONTARSI E A VOLTE METTE MODELLI DIFFERENTI DI DONNE E UOMINI A CONFRONTO”
Ecco, l’idolo dei due avvocati f,f, in ambasce ideologiche, mette sul giusto piano l’accaduto primaverile che ha ottenuto tanti commenti non sempre in linea con il fatto. Sempre troppo seria.
Il Corvo Walter gracchioso gracchia.
“STRISCIA” LA PERFIDIA – IL TG DI ANTONIO RICCI TIRA FUORI DAGLI ARCHIVI L’ANTICA RIVALITÀ TRA GIOVANNA BOTTERI E LILLI GRUBER AI TEMPI DELLA GUERRA NEL GOLFO, QUANDO LE DUE ERANO A BAGHDAD E SI DAVANO BATTAGLIA A SUON DI IMMAGINI ESCLUSIVE E DI NOTIZIE CHE FACEVANO A PUGNI TRA LORO – IL FUORIONDA DELLA GRUBER: “LA BOTTERI DICE UNA MAREA DI CAZZATE” – VIDEO! ” da dagospia.com
E adesso Cecchini come la mettiamo, chi sostiene fra le due, homo sapiensfra “sciatta e dice cazzate”? Non ne indovina una con le sue temerate ?
Corvo continua a confermare gracchiando quello che Andrea Maset ha raccontato di Walter Cadorin.
La ricostruzione dell’Aquila ha seguito strade opposte a quanto fatto in Friuli, con l’emarginazione dei comuni e l’ affidamento alla Protezione Civile dei compiti di pianificazione urbanistica. Il risultato è stato ed è negativo.
Oltre le valutazioni personali sulla applicabilità dell’ autonomismo spinto, in un Paese già di suo incline alla balcanizzazione campanilistica (fuori tempo e luogo) una tragedia circoscritta come un terremoto non è assimilabile ad una catastrofe globale come la sconquassante pandemia che stiamo subendo.