Amate i vostri nemici
Pensieri di un catecumeno del XXI secolo
Nel Vangelo secondo Matteo leggiamo : “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico, ma io vi dico…” Gesù dichiara dunque di voler correggere la “Legge antica” data dall’Onnipotente al popolo ebraico mediante l’introduzione di un “comandamento” nuovo e diverso. Un comandamento che di per se stesso trasforma radicalmente la legge vigente.
Osserviamo attentamente: la legge antica ordinava di amare il prossimo ossia le persone che ci vivono accanto, i connazionali e correligionari mentre ordinava di odiare “i nemici”. Gesù invece col nuovo comandamento ci ordina di amare nemici e perfino di pregare per coloro che ci perseguitano. Il Maestro fornisce anche le motivazioni in base alle quali si deve ottemperare al nuovo comandamento dicendo: “Infatti, se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?” E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
I pubblicani, come sappiamo erano gli esattori delle tasse per conto di Roma ed erano odiati e disprezzati dagli ebrei dell’epoca in quanto servitori di una potenza straniera oppressiva e perché spesso abusavano del loro potere per estorcere denaro ai contribuenti. Erano considerati un esempio tipico di “peccatori”.
In sintesi Gesù ci spiega. Perfino i peccatori abituali come i pubblicani e anche coloro che non appartengono al popolo ebraico, i pagani, sono capaci di amare “il prossimo”. Io vi ordino invece di amare coloro che non sono il vostro prossimo, che non appartengono al nostro popolo, e anzi vi ordino di amare i nemici e coloro che vi hanno fatto e vi stanno facendo del male.
Nel Vangelo secondo Luca leggiamo poi: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano”.
Il comandamento dunque è chiaro e implica che nessuna guerra è lecita perché non esiste nemico e se esiste deve essere amato come il prossimo.
Daremo ora uno sguardo rapidissimo al modo in cui i “cristiani”, ossia coloro che sono stati educati secondo gli insegnamenti di Gesù Cristo, lo hanno osservato concretamente nei 2000 anni e oltre che ci separano dall’epoca in cui è stato predicato.
È noto che i primi cristiani per obbedire al comandamento di cui si parla si rifiutavano di prestare servizio militare a costo di subire il martirio. L’attività di militare era giudicata dalle autorità religiose cristiane dell’epoca incompatibile con l’ammissione alla comunità dei cristiani.
La tradizione narra dei Diecimila martiri. Diecimila soldati convertiti al cristianesimo da S. Acacio o Agazio (m. 303) che abbandonarono il servizio militare e per questo vennero crocifissi sul Monte Ararat in Armenia per ordine dell’imperatore. Forse si tratta, in parte, di leggenda. Tuttavia moltissimi sono i casi, storicamente accertati, di cittadini romani che per aver rifiutato di impugnare le armi dopo la conversione al cristianesimo furono condannati a morte.
Nell’anno 313, in forza dell’Editto di Milano degli imperatori Costantino e Licinio, il Cristianesimo divenne religione ammessa dallo stato. Successivamente nell’anno 380, gli imperatori Teodosio, Graziano e Valentiniano, con l’editto di Tessalonica, proclamarono il Cristianesimo religione ufficiale dell’Impero.
Da questa data, a rigore di logica, il comandamento “amate i vostri nemici.” avrebbe dovuto essere prescritto dalla legge dallo stato all’epoca più potente ed esteso del mondo antico. Uno stato che abbracciava, attorno al Mare Mediterraneo, i continenti di Europa Asia e Africa.
Credo sia doveroso constatare che in realtà il comandamento è stato non solo ignorato ma clamorosamente trasgredito dai cristiani. La storia dell’Europa è storia di guerre tra i cristiani. Il secolo scorso ha visto le due guerre mondiali fra stati cristiani nel corso delle quali sono state usate le più alte conquiste della scienza e della tecnica, tra cui l’energia atomica, per compiere immani e orribili stragi di vite umane.
Oggi, nell’anno di grazia 2022, vari stati cristiani in Europa si stanno un’altra volta dilaniando vicendevolmente in una guerra assurda.
E il comandamento? Fino ad una sessantina d’anni or sono erano molti – cristiani e non cristiani – a pensare e a dichiarare con convinzione: “Il fatto che il comandamento sia stato ripetutamente trasgredito non significa che sia stato abrogato; esso è ancora vigente e d’ora in avanti, visti gli errori del passato, noi ci impegneremo con tutte le nostre forze a rispettarlo.”
Secondo quanto risulta a chi scrive, oggi le persone che si dichiarino d’accordo con l’opinione su esposta sembrano ridotte ad un numero paurosamente esiguo. Resta comunque assodato che il comandamento è vigente e giustifica un sia pur lievissimo filo di speranza.
* In copertina: Diecimila crocifissi del monte Ararat, dipinto di Vittore Carpaccio, 1515, Venezia, Gallerie dell’Accademia.