Se gli italiani leggessero la Costituzione
Un articolo scritto un anno fa. Oggi purtroppo ancora attuale.
Le discussioni sul Referendum ci offrono l’occasione di smentire, una volta per tutte, la colossale menzogna propagata dai grandi media e dal M5s che ha avvelenato e deformato il dibattito politico e il funzionamento delle istituzioni in questi ultimi anni.
Ricorre quest’anno il 13° anniversario di due avvenimenti.
1) La pubblicazione, il 2 maggio 2007, del libro di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo La casta.
2) Il V-Day (Vaffaculo-Day) la manifestazione organizzata dal comico Beppe Grillo l’8 settembre 2007 in numerose città italiane.
Questi due avvenimenti hanno dato clamorosamente avvio ad una martellante e invasiva campagna di propaganda contro le istituzioni rappresentative nella quale si sono strenuamente impegnati: da un lato i grandi media (stampa, tivù e social); dall’altro il M5s: entità politica “liquida”, priva di radici storiche, i cui ideali fondanti sono enunciati nella parola dal significato più osceno presente nel vocabolario della lingua italiana (vaffanculo). Questa campagna ha generato il fenomeno detto del “populismo” che oggi sta per realizzare il suo più importante obbiettivo: “Aprire il Parlamento come una scatola di tonno”. La tesi sulla quale si è basata l’azione politica dei populisti è la seguente. “In Italia si è formata una casta di politici inamovibili dalle loro poltrone i quali stanno in Parlamento solo per godere degli abnormi privilegi che essi stessi si sono auto-attribuiti. La spesa per il mantenimento della casta è la causa principale del debito pubblico che sta rovinando l’Italia”.
Per dimostrare l’assoluta falsità della tesi sopra esposta è sufficiente leggere questi articoli della Costituzione italiana. Leggiamo. La Costituzione garantisce a tutti i cittadini:
- il diritto di votare con voto, personale, uguale, libero e segreto (articolo 48);
- il diritto di essere votati (articolo 51);
- il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale (articolo 49);
- il diritto di votare, ogni cinque anni, per il rinnovo (anche totale) delle Camere (articolo 60).
Va sottolineato in particolare il contenuto dell’articolo 49. In base a questo articolo i cittadini italiani non hanno solo il diritto di votare e di essere votati ogni cinque anni. Ma hanno anche un’altra importantissima garanzia: quella di poter “concorrere” (contribuire) concretamente, e in prima persona, alla formazione delle scelte della politica nazionale partecipando: a) alla elaborazione delle idee, dei programmi e delle proposte, dei partiti; b) alla scelta delle persone da candidare alle cariche elettive. Come ognuno può constatare di persona leggendo gli articoli sopra citati, la Costituzione Italiana ha disegnato un Ordinamento che garantisce a tutti i cittadini il massimo di partecipazione democratica “razionalmente pensabile”. Le norme sopra citate sono esposte in un linguaggio semplice e chiaro. Non occorre essere esperti di diritto per capirne il significato. Sono comprensibili anche da un bambino di dieci anni. Questo è un pregio eccezionale della nostra Carta che, anche per questo, merita di essere chiamata la più bella del mondo.
Bene, se è vero – e nessuno lo può negare – che questi articoli sono sempre rimasti in vigore dal 1° gennaio 1948 ad oggi allora è vero che i membri del Parlamento sono, e devono essere definiti, come i legittimi rappresentanti del popolo italiano delegati ad esercitare il potere legislativo all’interno dell’organo cui questo potere è assegnato dalle norme della Costituzione. E dunque gli autorevolissimi giornalisti Stella e Rizzo e i loro emuli (tra i quali meritano di essere citati Marco Travaglio, Massimo Giletti, Mario Giordano) e il M5s, che hanno affermato e continuano ad affermare che in Italia, esiste una “casta” di politici inamovibili” hanno mentito, e continuano a mentire spudoratamente, sapendo di mentire. In questo scritto non si parlerà, per brevità, dei motivi e degli interessi per i quali i populisti hanno scatenato la loro campagna denigratoria contro le Istituzioni repubblicane. Ci si limiterà soltanto a richiamare l’attenzione dei cittadini sul fatto che la semplice lettura della Costituzione permette, anche ad un bambino, di smentire questo insensato ragionamento populista: “Il Parlamento è la casta”; dobbiamo abolire la casta; quindi dobbiamo abolire il Parlamento”.
Ripetiamo, la semplice lettura. Ma i grandi media hanno messo in atto tutti gli artifici delle più raffinate tecniche della comunicazione per distogliere gli italiani dalla lettura della Costituzione. E sono pienamente riusciti loro intento.
Osserveremo, che operando in questo modo, i grandi media hanno commesso una gravissima violazione dell’obbligo di fornire una corretta informazione imposto dalle norme deontologiche della professione giornalistica e nello stesso tempo hanno gravemente violato l’obbligo di fedeltà imposto dall’articolo 54 della Costituzione. Non elencheremo qui i guasti prodotti alla società dal fatto che la stragrande maggioranza degli italiani non ha mai letto la Costituzione e dalla conseguente rapida affermazione del populismo. Diremo soltanto che i capi del M5s hanno creato nel Paese un clima di disprezzo e odio non solo verso gli uomini dell’inesistente “casta”, ma anche verso tutti coloro che non stanno, dichiaratamente e con fede cieca, dalla loro parte.
Dobbiamo ringraziare l’onorevole Alessio Villarosa, deputato del M5s, che, qualche giorno fa, rispondendo ad un suo commilitone che chiamava mascalzoni coloro che si esprimevano a favore il del No gli diceva: “Purtroppo in Italia c’è libertà di voto”. Così parlando l’on. Villarosa ha tolto agli italiani ogni dubbio sull’esito finale della riforma costituzionale voluta dal M5s: il diritto di voto sarà concesso soltanto agli italiani di provata fede grillina. Vogliamo sperare che gli italiani, dopo queste parole, si rendano conto della grande menzogna del populismo, e si decidano ad aprire, e a leggere attentamente, il testo della Costituzione cominciando a prendere coscienza dei loro diritti e dei loro doveri. E, dopo aver letto, sappiano dire No all’abrogazione della Costituzione.
(*) Senatore nella X Legislatura (1987–1992); sindaco di Vittorio Veneto (1975–1982)
Carissimo Giorgio
la tua è una lettura liquida ed oggettiva dei fatti.
Non mi sento di aggiungere altro, se non quello di accomunarmi ad un sentimento, a volte di disperazione, che ci prende in questo contesto socio-politico.
Ma dobbiamo ammettere, entrambi, che è anche una questione culturale del “cittadino” italiano chiamato all’adempimento dei suoi “doveri” politici.
Purtroppo la cultura del dovere, dell’essere cittadino in Italia si è completamente persa.
Va recuperata con la cultura, l’insegnamento, l’educazione familiare.
Diversamente è un paese perso nella sua splendida storia ormai passata.
Un abbraccio.
Alla lucidissima analisi espressa dal Senatore Pizzol mi sia permesso aggiungere due corollari. Il primo. La sciagurata scelta di votare Sì al referendum di un anno fa era accompagnata dalla promessa, fatta dai sostenitori del Sì, di far votare, una volta avvenuto il taglio dei seggi, anche quello dei privilegi e delle indennità, mai inganno fu più vile e falso, e di questo dovrebbero provar vergogna per primi i parlamentari pentastellati che hanno la maggioranza relativa in entrambe le Camere.
Secondo. Una delle obiezioni più forti mosse dal Noi, che ci battevano per il fronte del NO era la seguente: “se volete un Parlamento di maggior qualità non sono i seggi che devono essere tagliati ma la modifica della Legge elettorale è la soluzione al problema”.
La risposta che ci veniva data, anch’essa vile e falsa era: “la modifica della Legge elettorale è già in discussione, verrà votata non appena passerà il taglio”.
Cosa aggiungere il resto è storia, ha vinto la deriva autoritaria che già da diversi anni investe tutto l’occidente con l’obiettivo di avere Governi più forti e Parlamenti più deboli. Governo Draghi docet.
Avv. Letterio Interdonato
Docente di Economia e Diritto