La formazione professionale e le “soft skills” sono la chiave della ripresa!
Ormai è quasi un anno che non stiamo più lavorando a regime e probabilmente abbiamo davanti ancora mesi di incertezza, nei quali le chiusure a singhiozzo ed il blocco degli spostamenti non permetteranno la piena ripresa delle attività lavorative e sociali.
Come in ogni crisi ognuno di noi subisce perdite, affronta cambi di abitudini, trova nuove soluzioni… Per fortuna l’intelligenza del genere umano porta la società di volta in volta a reinventarsi: nel grosso “setaccio dell’esistenza” passano le nostre emozioni, le ambizioni, lo spirito di sopravvivenza e la voglia di ricominciare.
Parliamo però di un “setaccio”, quindi non tutti saranno “filtrati” nella stessa maniera e ci saranno anche coloro che pagheranno le conseguenza dell’incapacità o dell’impossibilità di affrontare il cambiamento.
Lo scenario mondiale si presenta ai nostri occhi in maniera del tutto inedita, penso che solo le due guerre mondiali abbiano così radicalmente trasformato le nostre abitudini e colpito tanto duramente la nostra economia.
La chiave di volta per fare ripartire il Paese, a mio parere, è rappresentata dalla formazione professionale orientata all’ottimizzazione dei processi lavorativi.
Le organizzazioni HR (sviluppo delle risorse umane) di molte aziende si sono già attivate in tal senso, infatti la valorizzazione delle “soft skills” (competenze professionali) dei dipendenti è al centro dell’attenzione in ogni azienda che voglia scalare il mercato nel prossimo decennio.
Potrà quasi apparire “banale” affermare che la via della ripresa è contenuta nella capacità di aggiornamento e di organizzazione del personale nel nostro sistema produttivo, ma di fatto in futuro “tutto non sarà come prima” e le imprese, grandi o artigianali che siano, che vorranno rilanciare i loro contenuti, lo potranno fare solo affinando la professionalità, la cultura e le capacità intellettive dei loro dipendenti.
A seguito della pandemia abbiamo visto che è necessario lavorare da remoto, ma dobbiamo imparare a farlo!
Le aziende hanno investito in infrastrutture informatiche e software per comunicare attraverso le videoconferenze e per la condivisione dei dati, ma l’utilizzo dei pacchetti informatici, in questo momento il più delle volte, è limitato alle funzioni base.
L’e-commerce nel nostro Paese è letteralmente “esploso” ma c’è ancora tanto lavoro da fare per consentire anche alle piccole imprese di mettere in rete i loro prodotti!
I processi commerciali e d’approvvigionamento sono stati snaturati con la cancellazione di fiere, mostre e convegni ed ora è necessario sviluppare nuovi assetti di comunicazione per fare incontrare “domanda e offerta”, per fare comunicare venditori, buyer, tecnici e product manager.
Tutta questa trasformazione, che è già in atto, non è arrestabile.
Indietro non si torna! Le imprese potranno adeguarsi solo investendo significativamente nella formazione professionale dei loro dipendenti.
Il motto sarà “rinnovarsi e ottimizzare i processi!”
Mi sento di cavalcare questa affermazione perché è quello che sto vivendo con la mia professione di consulente e di formatore nelle aziende con le quali sono in contatto. Inoltre le fonti d’informazione economica indicano alle imprese, quale strategia su cui puntare gran parte dei futuri investimenti, la via dell’accrescimento delle “soft skills” non solo dei manager ma di tutti i dipendenti.
Un segnale chiaro in tal senso arriva dalle aziende che operano nell’Information Technology. Per esempio: tante ditte per consentire lo “smart working”, negli ultimi mesi, hanno acquistato ed implementato la piattaforma Microsoft spingendo l’uso del programma di videoconferenza e di condivisione dei dati “TEAM”. Quante sono le aziende, però, che conoscono effettivamente le potenzialità di questo pacchetto multifunzionale? E soprattutto quanti sono i dipendenti che sanno sfruttare tutte le applicazioni del programma?
Per chi vuole approfondire l’argomento invito alla lettura dell’articolo pubblicato recentemente dall’ANSA: “Infostar crea la nuova business unit Level Up” nel quale si apprende dell’importanza di offrire quei servizi di formazione volti a sfruttare le piene potenzialità informatiche sulle quali sono stati operati gli investimenti.
Un altro esempio altrettanto rappresentativo lo sto vivendo io in prima persona riguardo le strategie di acquisto da applicare specie nei confronti dei mercati della fornitura nel Far East.
Molte aziende manifatturiere approvvigionano parte delle componenti, necessarie alla produzione, in Asia e per moltissimi sottoprodotti questa è una scelta obbligata!
Oggi, però, non è più possibile viaggiare come negli anni scorsi e lo sviluppo dei nuovi prodotti, il controllo della produzione dei componenti e lo scouting legato al marketing d’acquisto devono essere completamente reinventati.
Chi opera nei mercati della subfornitura deve acquisire nuove “soft skills” ed alle imprese occidentali servono servizi in grado di fornire il supporto alla qualità dei processi industriali delle produzioni dislocate in Asia. Nonché il servizio di Logistica e di Procurement in grado di raggiungere e gestire i processi di approvvigionamento dalle fabbriche, dislocate in ogni parte del mondo, fino al destino della merce.
Per approfondire l’argomento potete visitare il mio sito, (clicca qui)
Le “Soft skills” in sei passi
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Problem solving complesso La capacità di mettere in atto processi cognitivi per affrontare e risolvere problemi la cui soluzione non è evidente nell’immediato.
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Pensiero critico L’abilità che consente di analizzare in modo oggettivo le informazioni che si possiedono, e di valutare e interpretare dati ed esperienze, al fine di giungere a conclusioni chiare e precise.
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Creatività L’abilità di innovare, pensare fuori dagli schemi, creare collegamenti originali.
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Capacità di gestire persone La capacità di organizzare una struttura di lavoro e di gestire le persone con cui si collabora, motivandole, valorizzandole o correggendole quando opportuno.
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Capacità di lavorare in gruppo La capacità di cooperare per il raggiungimento di obiettivi comuni, sapendo riconoscere e valorizzare le risorse degli altri all’interno del gruppo, dandosi delle priorità e cambiandole se necessario per coordinarsi con gli altri.
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Intelligenza emotiva La capacità di riconoscere, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie emozioni e quelle degli altri.
Non solo Hardware
In conclusione dal mio punto di vista vivremo un’importante e positiva evoluzione dell’industria, quella che abbiamo già battezzato come “Industria 4.0”.
Una nuova era che condurrà gli imprenditori ad investire prevalentemente nel personale altamente qualificato.
Probabilmente nei prossimi anni gli investimenti indirizzati alle “soft skills” supereranno quelli destinati all’automazione ed ai nuovi macchinari.
Daniele Pezzali consulente in Procurement & ICT (visita: www.danielepezzali.com)