Diversamente scuola
Siamo venuti a trovare la Maestra Daniela che da 10 anni fa l’insegnante di sostegno a bambini disabili nella scuola dell’obbligo. A lei volevamo fare alcune domande sull’inclusione di disabili. Maestra, cosa è cambiato da questo punto di vista in questi anni?
Non è cambiato molto sotto il profilo della professionalità. Gli insegnanti di sostegno vengono lasciati da soli e svolgono un lavoro sulla base della loro preparazione generale, intuito, disponibilità al sacrificio.
Tuttavia in questi ultimi anni sono nate due scuole di formazione a Padova e Udine. Purtroppo sono scuole che obbligano alla frequenza e che costano circa 3.500 euro completamente a carico dell’insegnante. Hanno solo 60 posti…Il problema è che i posti per il corso sono insufficienti per coprire tutte le cattedre e chi ci rimette è l’alunno che si trova con insegnanti precari che cambiano ogni anno.
C’è differenza di inclusione tra i bambini e le Maestre dal tipo di disabilità?
L’inclusione non cambia dal tipo di disabilità, quello che cambia è l’approccio che le insegnanti fanno per ottenerlo. Con un bambino con disabilità devi lavorare prima con la classe e far in modo che gli studenti (e relative famiglie) accolgano il loro compagno con le sue diversità e una volta fatto questo (i bambini sono molto più spontanei e con loro è più veloce la cosa, rispetto ai genitori) il gioco poi è fatto L’inclusione poi è più semplice se usi metodi di lavoro per includere il bambino e tramite i lavori di gruppo sono i compagni che aiutano il ragazzo con disabilità ad apprendere.
Parliamo dei bambini autistici. Come vengono accolti e inclusi nella scuola?
Con i bambini con lo spettro autistico l’inclusione è un pochino più complessa. Lo studente con spettro autistico è più empatico e se percepisce un piccolo vacillo da parte dell’insegnante o della classe di non essere accolto il bambino si chiude in se stesso e poi difficilmente riesci a riportarlo ad un clima di apertura verso il prossimo. Ma nella scuola, grazie all’aiuto dei servizi, il lavoro viene fatto in modo corretto. E’ poi al di fuori dell’ambiente “protetto” (scuola e famiglia) che i problemi sono più gravi e l’inclusione e quasi impossibile.
Ci può fare un cenno della programmazione scolastica?
Ogni circolo didattico ha la propria programmazione scolastica (le linee generali sono quelle del ministero). L’insegnante di sostegno poi le modifica in base allo studente che segue. Ci sono bambini che per alcune materie seguono una programmazione individualizzata in base al PEI , e per altre seguono quelle della classe , ogni bambino è unico e l’insegnante deve capire i punti di forza e “usarli” per insegnare le altre materie. Io per esempio quest’anno seguo un bambino autistico con ritardo mentale grave, ha una memoria fotografica sorprendente, questo è il suo punto di forza ma non gli piace leggere e studiare. Io utilizzo foto e parole chiave per insegnargli le cose e poi i suoi compagni di classe lo incitano quando risponde ad una domanda (anzi tante volte gli suggeriscono la risposta perché lui alzi la mano e poi si prenda l’applauso.
In genere le famiglie hanno un rifiuto o un’accettazione del bimbo autistico?
Inizialmente i genitori hanno difficoltà ad accettare un bambino con lo spettro autistico perché il bambino fisicamente è normale e quindi hanno difficoltà ma grazie ai servizi della ULSS o della “nostra famiglia” …. La famiglia viene guidata e supportata in questo cammino di accettazione.
Anche Marangon sostenuto da maestra Daniela?