Huawei, cosa succede?
I giorni scorsi sono stati frenetici per l’industria mondiale delle telecomunicazioni, il colosso cinese Huawei è stato inserito nella Black List americana. Cosa significa? In parole povere, Donald Trump ha firmato un documento che nega a Huawei qualunque possibilità di acquisire tecnologia statunitense se non con previa autorizzazione, di fatto le aziende americane non possono avere alcun tipo di rapporto con Huawei, tuto questo ha causato una serie di azioni a catena. Il colpo più duro è stato senza dubbio il comunicato di Google, nel quale veniva resa nota la decisione dell’azienda di Mountain View di ritirare la licenza per l’utilizzo del sistema operativo Android al colosso cinese. In ogni caso Google non aveva scelta, hanno ingoiato il rospo e dato comunicazione ufficiale.
Come scritto praticamente ovunque questa decisione non avrà conseguenze immediate sui clienti Huawei, il supporto dei terminali attualmente in commercio è garantito sia da Huawei stessa, che da Google. Rimane un grosso punto interrogativo su cosa faranno in futuro.
Per chiarezza, il ritiro della licenza Google non significa che Huawei non potrà più accedere ad Android, infatti il sistema operativo nella sua forma basilare è un progetto Open Source conosciuto con l’acronimo AOSP, chiunque può prenderlo e realizzare su questa base la propria versione di Android, è il caso di Amazon per esempio, con la sua linea Fire. Senza licenza non si possono avere tutti i servizi che Google offre, dal Play Store per le applicazioni, a Maps, Gmail, YouTube e compagnia bella.
Huawei potrebbe tranquillamente prendere AOSP e implementare le sue funzionalità e il suo ecosistema, rimane da capire quanto possa essere appetibile un prodotto senza Google Apps nel mercato europeo o americano, probabilmente poco.
Per il suo mercato interno non avrebbe alcun problema, infatti da sempre il mercato cinese vive secondo le sue applicazioni e le sue regole, la Cina ha i suoi motori di ricerca, i suoi Social Network, i suoi Store di applicazioni, non è un caso che le aziende estere facciano veramente una gran fatica a penetrare in Cina, dove per altro Google è praticamente assente.
In realtà non ho idea di come possa sbloccarsi la situazione, di certo a nessuna delle aziende coinvolte fa piacere quanto sta accadendo, se Huawei sta perdendo il sistema operativo, Google sta lasciando per strada uno dei suoi più grandi partner commerciali, non credo ci siano visi sorridenti in California in questo momento. Lo stesso discorso vale per Intel, piuttosto che Microsoft o Qualcomm.
Ci sono molti articoli in Rete che analizzano i motivi del ban da parte degli Stati Uniti, non voglio addentrarmi in questo ambito, di certo non sarebbe la prima volta che gli americani prendono e perseguono decisioni basate su dubbie verità, quello che lascia un po’ l’amaro in bocca è che queste decisioni, prese da qualcuno molto lontano da noi si ripercuotono inevitabilmente su tutti e ci rimettiamo tutti, in un modo o nell’altro. Viviamo in un economia su scala globale, alzare muri, cercare di azzoppare colossi, far saltare accordi commerciali che muovono capitali, non so quanto possa essere furbo e lungimirante come sistema.
Prima di chiudere ci sono un paio di cose che voglio dire, la prima è che questa storia ci fa notare quanto dipendiamo da tecnologie statunitensi o comunque estere, sulle quali non abbiamo nessun controllo, tuttalpiù sono loro che controllano noi. La seconda cosa è quanto a livello tecnologico l’Europa conti poco o nulla in questo momento, la tecnologia si è spostata verso l’oriente, i bei tempi di Nokia sono finiti da un pezzo.
Detto questo inutile fare previsioni tirando ad indovinare, nei prossimi mesi vedremo come si svilupperà la situazione e quali decisioni verranno prese, di certo stiamo vivendo un momento importante per il mondo high-tech. Seguite questa vicenda e costruite la vostra opinione, ma in ogni caso, state attenti a non far arrabbiare gli americani.
A presto.
Sergio
Un’altra mossa dagli Stati Uniti contro Huawei. Facebook non consentirà più la pre-installazione delle sue applicazioni sugli smartphone Huawei che usciranno sul mercato in futuro. La notizia viene data in esclusiva dall’agenzia di stampa Reuters sul suo sito. Questa decisione del social di Mark Zuckerberg arriva in seguito all’iscrizione di Huawei nella lista nera del commercio americano, che prevede il divieto per l’azienda cinese di comprare beni e servizi dalle aziende statunitensi. Huawei da parte sua precisa che i suoi smartphone attualmente in commercio non saranno interessati a questa misura, mentre quelli che la società lancerà in futuro arriveranno nei negozi senza avere a bordo le applicazioni dell’ecosistema Facebook e cioè, oltre al social blu, WhatsApp, Instagram e Messenger. Gli utenti, tuttavia, le troveranno tra le app che la società cinese offre di installare nella sua selezione di software oppure potranno scaricarle e installarle direttamente dal Google Play Store. La differenza è qualche tap in più.
La decisione, ha scritto il gruppo in una mail a Cnet.com, è stata fatta per “garantire la conformità” con le regole del governo. I legami diretti con il gruppo cinese non sono così stretti come quelli tra Google e Huawei. La mossa di Menlo Park non ha quindi gli stessi effetti (per ora potenziali) del bando da parte di Mountain View. Per certi aspetti ha però condizioni ancora più restrittive. Big G ha infatti annunciato che sospenderà la licenza Android e l’installazione del Play Store (il negozio digitale di applicazioni) solo nei futuri dispositivi Huawei. Sono quindi salvi non solo quelli già venduti, ma anche quelli già prodotti o in fase di produzione, che potranno così continuare ad avere Android, scaricare e aggiornale le app senza alcun problema. Dalla mossa di Facebook, invece, si salvano solo gli smartphone già consegnati (cioè quelli venduti o negli scaffali dei negozi) ma non quelli che stanno uscendo dagli impianti.
Ci saranno quindi ripercussioni in tempi molto più stretti. Ma quali saranno? Nulla di clamoroso. Facebook, come altre compagnie come Twitter o Booking.com, ha accordi commerciali grazie ai quali le app vengono preinstallate dal produttore. Compriamo uno smartphone e ci troviamo già dentro Facebook. Per Huawei è una sorta di servizio al cliente, per le app un incentivo all’utilizzo (per quanto senza risultati certi). La discrepanza di tempi tra le decisioni di Facebook e Google avrà effetti molto contenuti. Per chi ha già comprato un Huawei, non cambia nulla. Chi lo comprerà nei prossimi mesi potrebbe non trovare le app di Zuckerberg, ma potrà comunque scaricarle in pochi clic dal Play Store (che, come detto, continuerà a esserci, così come Android). Le cose potrebbero cambiare in parte quando non ci saranno né le une né l’altro (un’eventualità non ancora certa, che dipende dalle decisioni della Casa Bianca). Se, come ha affermato il gruppo di Shenzhen, l’obiettivo è sviluppare un proprio sistema operativo, salvo sorprese. le app di Facebook potranno essere installate dopo l’acquisto, scaricandole da AppGallery, il negozio digitale di Huawei che già oggi le mette in vetrina.
Non ci saranno effetti né negli Stati Uniti (dove Huawei non ha mercato) né in Cina (dove Facebook, teoricamente bloccato anche se usato, non può essere certo preinstallato). Diverso è il discorso per l’Europa, area di forte crescita per il marchio cinese e presidio di Menlo Park, e alcuni mercati in via di sviluppo. Gli effetti diretti sono comunque limitati. La mossa di Zuckerberg, però, potrebbe innescare nuovi scenari, legati soprattutto alla reputazione e alle attese di vendite future. Se, dopo Google, anche un marchio come Facebook rompe (seppur solo in parte) con Huawei, lo stesso potrebbero fare anche le altre applicazioni preistallate, come Twitter. La risposta dei clienti sulla scelta del loro prossimo smartphone è ancora imprevedibile, ma meno certezze potrebbero impattare sulla domanda dei rivenditori, generando un circolo vizioso. Avere Whatsapp e Instagram nel proprio negozio di app (cosa che, al momento, non sembra in discussione) e sul proprio sistema operativo non è, di per sè, una garanzia. Perché un sistema operativo è solo il tassello di un mosaico più ampio: un ecosistema fatto di app, servizi e fiducia degli utenti che Huawei deve ancora costruire.
Nella guerra commerciale degli Stati Uniti contro Huawei, il Financial Times registra anche la reazione di Google. Il gigante di Mountain View – secondo il giornale – sta sostenendo presso l’Amministrazione Trump una posizione ben precisa in merito al divieto per le compagnie americane di vendere prodotti all’azienda cinese: questo bando contro Huawei mette a rischio la sicurezza nazionale. Proprio così. Se Huawei non potrà avere gli aggiornamenti del sistema operativo Android da Google – è il ragionamento che fa il colosso californiano – la società cinese finirà per sviluppare una sua versione modificata di Android, che renderà gli smartphone meno sicuri e più suscettibili di essere hackerati, anche dalla Cina. Secondo il Financial Times, nelle ultime settimane Google avrebbe approcciato il Dipartimento del commercio per discutere dell’iscrizione di Huawei nella “lista nera”, che impedirà all’azienda di Shenzhen di comprare prodotti Usa una volta scaduta una licenza temporanea di 90 giorni. Google avrebbe chiesto un’ulteriore proroga della licenza, oppure di essere esonerata in toto dal divieto. Stessa richiesta sarebbe stata avanzata dai produttori di chip americani come Qualcomm.
Continua la escalation della guerra commerciale fra USA e Cina: Pechino eliminerà Windows 10 per timore di essere spiata e chiude tutti gli uffici negli USA
E’ iniziata la risposta della Cina al veto degli USA sulla Huawei e sulle altre misure anticinesi dell’Amministrazione Trump. La Cina, come prima risposta, ha deciso di eliminare il sistema Window 10 per timore di essere spiata da tutti i PC statali e in particolare dalle sue numerose forze militari.
Gli Stati Uniti avevano inserito la Huawei in una lista nera di società con cui non avere contatto, per motivo di una presunta possibile attività spionistica dei cinesi, cosa però non confermata e senza apporto di prove. Le misure fanno parte di una serie di provvedimenti protezionistici contro le società cinesi che sono nei primi posti nel mondo come fatturato.
Si è trattato di un attacco velato alla Cina, visto che si tratta di una delle prime azioni di guerra economica da parte degli USA a cui il paese asiatico risponde con l’eliminazione dei sistemi Window 10 dai PC pubblici e potrebbe essere questa una prima risposta di Pechino.
Cinesi con utilizzo di smartphone
Secondo la rivista militare Kanwa Asian Defence, la Cina che elimina questi sistemi li andrà a sostituire con uno proprio sistema operativo e potrebbe seguire per bloccarne l’utilizzo in tutto il paese, che è il secondo mercato al mondo di informatica.
Curiosamente la Cina si sta proteggendo di fronte a possibili casi di spionaggio da parte degli USA, un qualche cosa che si è verificato in passato, tanto da ritenere che gli invasori potrebbero entrare attraverso il sistema operativo di Microsoft. L’adozione di un proprio sistema operativo eviterà che agenzie di spionaggio USA possano accedere ai dati sensibili ed attaccare i sistemi informatici del paese asiatico.
Di fatto eliminare Window dai PC cinesi sarebbe un primo passo per proteggere l’integrità del paese e blindare lo stesso paese. Il passo successivo sarebbe cambiare il sistema di PLC utilizzato in Cina visto che la maggiorparte di questi sistemi sono sviluppati in Germania e sembra che la Cina già non si fidi e voglia trasformarsi in un paese ancora più oscuro a livello di reti. Se questo sarà possibile.
Fonte: computerhoy.com
Nota: Un analista della Cowen Krish Sankar ha sostenuto che ci sono fondati motivi per ritenere che la Cina andrà a proibire l’uso di prodotti della Apple americana, fra cui iPhone, iPad e Mac della Apple. La misura sarebbe una ritorsione alla proibizione della Huawei negli USA e causerebbe delle forti perdite in borsa alla società americana. Il problema preoccupa Wall Street e l’indice delle azioni della società ha subito già un notevole decremento.
L’analista ha descritto questo come un “caso estremo” della guerra commerciale in corso con le autorità di Washington che sta spingendo anche migliaia di cinesi ad abbandonare l’acquisto e l’utilizzo dei prodotti di origine nordamericana.
Tre conclusioni da trarre dal caso Google-Huawei
Google ha negato al gigante IT cinese Huawei l’accesso ai propri componenti del sistema operativo Android sostenendo che quest’ultima sia una minaccia alla sicurezza IT. Questo fatto evidenzia l’importanza del Software libero per singoli utenti, enti pubblici ed imprese. La Free Software Foundation Europe (FSFE) illustra in questo articolo tre lezioni che dovrebbero essere apprese da questa vicenda.
In seguito alla decisione dal governo statunitense di vietare alle società americane dal fare affari con la società cinese Huawei, Google ha sospeso le proprie attività con la società. Ciò riguarda tutto il software che non è coperto da una licenza di Software libero. In pratica, i telefoni di Huawei che stanno per uscire sul mercato e forse anche quelli già in commercio non riceveranno più supporto e aggiornamenti per il sistema operativo Android. Inoltre non avranno accesso alle app ed ai servizi proprietari di Google come Gmail e Google Play. Anche se il software proprietario dovrebbe comunque essere evitato, in questa situazione metterà concretamente a rischio i clienti di Huawei perché senza l’accesso all’app store predefinito, sulla maggior parte dei telefoni Android di serie mancheranno importanti aggiornamenti di sicurezza per il sistema operativo e per le app installate attraverso di esso.
Google offre solo una versione base di Android licenziata come Software libero, ma la raggruppa assieme ad app e servizi proprietari quando la distribuisce. Le componenti non libere della maggior parte dei dispositivi Android di serie hanno numerosi aspetti negativi per gli utenti, come FSFE ha documentato nel 2012. Oggi questa vicenda dimostra che anche giganti della tecnologia come Huawei diventano dipendenti dal software proprietario e affrontano l’effetto lock-in come i singoli utenti se utilizzano software proprietario.
Tre insegnamenti
Possiamo trarre questi insegnamenti dalla vicenda:
FSFE invita gli utenti a utilizzare sistemi operativi liberi e applicazioni libere sui propri dispositivi informatici. Se sul lato ricevente di una rete c’è solo software proprietario, chi lo realizza o distribuisce può impedire l’accesso a importanti aggiornamenti se il proprio fornitore o un governo cambia strategia politica. Il Software libero permette di controllare la tecnologia, e quanto più importante è la tecnologia nella nostra vita quotidiana, tanto più il Software Libero diventa importante per vivere liberi. Per Android, la FSFE aiuta gli utenti a riprenderne il controllo con la campagna Free Your Android .
I governi ed in particolare l’Unione europea dovrebbero investire maggiori risorse nel software libero per ottenere l’indipendenza dalle grandi imprese e dagli altri stati. Il caso attuale evidenzia la mancanza di influenza che l’UE ha sui fornitori di tecnologia stranieri. Invece di aspettare e sperare che un futuro monopolista IT europeo entri in scena, l’UE e i suoi stati membri dovrebbero investire nello sviluppo del Software Libero e sostenere le organizzazioni locali di Software Libero e le imprese che lo usano e sviluppano. Questo favorirebbe il mercato interno e consentirebbe l’indipendenza per i cittadini europei e l’economia dell’UE. Questo passaggio è essenziale per evitare di esporre le infrastrutture europee ai danni causati volontariamente da fattori esterni.
La FSFE esorta le aziende a utilizzare il più possibile software libero nelle proprie infrastrutture. Il software proprietario rende un’azienda dipendente dal proprio fornitore e anche dal governo del fornitore. Questa vicenda dimostra che gli Stati Uniti sono stati in grado di costringere Google ad interrompere la consegna dei software proprietari, ma non hanno potuto interrompere la consegna dei software liberi presenti in Android. Se Huawei avesse investito più risorse in app e servizi liberi la strategia statunitense non l’avrebbe colpita così duramente. Sebbene gli eventi attuali siano collegati alle attività di sorveglianza portate avanti della società cinese, è palese che un fatto analogo potrebbe accadere a qualsiasi altra azienda con sede in qualsiasi altro paese.
Le precedenti accuse contro Huawei hanno dimostrato che il software delle infrastrutture critiche dovrebbe essere pubblicato sotto una licenza di software libero. L’ultimo episodio della vicenda Huawei illustra che lo stesso vale per app e servizi. Solo pochi giorni prima delle elezioni europee, dovrebbe essere un campanello d’allarme per il prossimo Parlamento, che dovrebbe chiedere alla Commissione europea delle direttive europee che favoriscano l’indipendenza dell’infrastruttura tecnica in Europa e che si basino su software libero, a cominciare dalla richiesta di rilasciare come software libero il software realizzato con finanziamenti pubblici.
Huawei fa causa agli Usa
Huawei passa al contrattacco e chiede a un tribunale statunitense di ritenere incostituzionale il divieto imposto da Washington alle aziende Usa di acquistare le proprie apparecchiature di rete per motivi di sicurezza nazionale, citando i legami della società con il governo e con l’intelligence cinese.
Il gigante delle telecomunicazioni ha presentato alla Corte Distrettuale Est del Texas una mozione che mette in discussione la costituzionalità di una sezione del National Defense Authorization Act (Ndaa), convertito in legge dal Congresso l’estate scorsa, che vieta alle agenzie governative statunitensi e ai loro contractor di utilizzare apparecchiature di tlc di Huawei e della sua rivale Zte.
La mossa ha lo scopo di accelerare il processo per fermare “l’azione illegale” contro la società, ha fatto sapere Huawei in una dichiarazione. A marzo il colosso cinese aveva già presentato un ricorso in cui affermava che la legge che limita la vendita delle sue apparecchiature negli Stati Uniti è incostituzionale.
“Il governo degli Stati Uniti non ha fornito alcuna prova che Huawei costituisca una minaccia per la sicurezza, solo supposizioni” ha detto il responsabile dell’ufficio legale della sociatà, Song Liuping, secondo il quale la legge “stabilisce direttamente che Huawei è colpevole, imponendogli molti vincoli con l’ovvio obiettivo di cacciarlo dal mercato statunitense”.
“Questo approccio di utilizzare la legislazione invece delle sentenze è un atto tirannico ed è esplicitamente vietato dalla Costituzione americana”, ha aggiunto Song. Lo chief legal office di Huawei ha inoltre sottolineato che la decisione di mettere l’azienda, che è anche il secondo produttore mondiale di smartphone, sulla cosiddetta blacklist commerciale “crea un precedente pericoloso” che danneggerà miliardi di consumatori.
“Questa decisione minaccia di danneggiare i nostri clienti in oltre 170 Paesi, inclusi oltre tre miliardi di consumatori che utilizzano prodotti e servizi Huawei in tutto il mondo”. Inoltre, “impedendo alle aziende americane di fare affari con Huawei, il governo danneggerà direttamente più di 1.200 aziende americane, con conseguenze su decine di migliaia di posti di lavoro americani
Huawei lance une offensive en justice contre la « tyrannie » de Washington
L’entreprise de téléphonie chinoise demande d’annuler l’interdiction d’achat de ses équipements aux Etats-Unis, signée par Trump, qu’elle juge « anticonstitutionnelle ».
Le Monde avec AFP Publié aujourd’hui à 05h37, mis à jour à 09h13
Temps de Lecture 10 min.
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Le logo de l’entreprise chinoise Huawei dans une boutique de Pékin, le 27 mai.
Le logo de l’entreprise chinoise Huawei dans une boutique de Pékin, le 27 mai. FRED DUFOUR / AFP
Huawei lance une nouvelle offensive face à l’administration Trump : le géant chinois des télécoms a annoncé, mercredi 29 mai, qu’il avait demandé à un tribunal américain d’annuler l’interdiction « tyrannique » faite aux administrations fédérales d’acheter ses équipements.
Mis à l’index par Washington, qui le soupçonne d’espionnage potentiel au profit de Pékin, le groupe avait déjà déposé une plainte en mars au Texas contre cette loi, jugeant que le Congrès des Etats-Unis n’avait jamais pu justifier les restrictions « anticonstitutionnelles » le visant. « Le gouvernement américain n’a fourni aucune preuve montrant que Huawei représente une menace pour la sécurité. Il n’y a ni arme, ni fumée. Uniquement des suppositions », a déclaré Song Liuping, le responsable juridique, devant des journalistes, au siège de l’entreprise à Shenzhen (sud de la Chine).
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Dans le collimateur de l’entreprise : l’interdiction faite aux administrations fédérales aux Etats-Unis d’acheter ses équipements et services, ou de travailler avec des compagnies tierces qui sont ses clientes. « Cette façon de faire consistant à utiliser la législation au lieu de juger est un acte tyrannique et est explicitement interdite par la Constitution américaine », a souligné le responsable juridique de Huawei. Plus tôt dans la journée, cité par la télévision étatique CCTV, il avait dénoncé la volonté « évidente » de l’administration Trump de « chasser Huawei du marché américain ».
Huawei a expliqué avoir déposé sa demande mercredi (mardi heure locale des Etats-Unis) auprès du tribunal. Elle s’apparente à un référé, appelant à une décision d’un juge sans passer par un procès en bonne et due forme. « Le système judiciaire est le dernier recours pour obtenir justice. Huawei a confiance dans l’indépendance et l’intégrité du système judiciaire américain », a déclaré Song Liuping.
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La survie de l’entreprise en jeu
L’annonce de mercredi survient au moment où le groupe chinois, leader mondial incontesté de la 5G (la cinquième génération de réseaux mobiles) est visé par une nouvelle salve d’attaques de la part de Washington.
En pleine guerre commerciale sino-américaine, l’administration Trump a placé Huawei sur une liste de sociétés suspectes auxquelles il est interdit de vendre des équipements technologiques. Cela menace la survie même de l’entreprise : Huawei dépend largement pour ses téléphones de composants fabriqués aux Etats-Unis.
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Selon les médias, les Américains Qualcomm et Intel notamment, qui figurent parmi les plus importants producteurs de puces électroniques, ont annoncé qu’ils ne fourniraient plus le groupe chinois, à l’issue de la période de sursis de quatre-vingt-dix jours accordée par la Maison Blanche.
Le groupe est depuis 2018 dans le viseur de Washington. L’administration Trump le soupçonne de permettre aux services de renseignements chinois d’utiliser son matériel afin d’espionner les communications sur les réseaux mobiles dans le monde. La bataille engagée par le groupe chinois devant la justice américaine montre qu’il est prêt à utiliser tous les moyens à sa disposition pour ne pas se faire exclure de la course engagée pour le marché crucial de la 5G.
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« Ils [les membres de l’administration Trump] utilisent tous les outils qu’ils ont, le législatif, l’administratif, les voies diplomatiques. Ils veulent que nous fassions faillite », a accusé mercredi M. Song. « C’est anormal. C’est presque du jamais-vu dans l’histoire. »
Comico Vinicio Corrent fa bene a proteggere Bastanzetti del SAC. Sono con lui, è l’unico Bastanzetti del SAC nel mondo. Se sparisce lui restiamo senza SAC e sarà difficile che ne appaiano altri, di Bastanzetti del SAC.
Il Venezuela sfida il blocco USA contro il gigante tecnologico cinese Huawei e investe in questa e in altre compagnie cinesi e russe.
“Ho ordinato un investimento immediato insieme ai nostri fratelli cinesi e la tecnologia cinese, la tecnologia Huawei, ZTE, e tutte le società cinesi e tutte le società russe per aumentare le capacità dell’intero sistema di comunicazione e rendere il sistema 4G una realtà”, ha annunciato giovedì il presidente venezuelano Nicolás Maduro.
Il presidente venezuela, che ha parlato alla prima fiera di Innovazione, Scienza e Tecnologia delle Forze Armate Nazionali Bolivariana (FANB) presso il Circulo Militar de Caracas, la capitale del Venezuela, non ha specificato l’ammontare dedicato agli investimenti in Huawei, che a suo giudizio , rappresenta la compagnia di telecomunicazioni più avanzata.
Maduro ha criticato le restrizioni imposte dal governo del presidente degli Stati Uniti Donald Trump al gigante delle telecomunicazioni cinese e ha descritto la decisione come una “tremenda aggressione”
Senza il sostegno dei “NeocapitalistiGiàComunisti” Russia & Cina, Maduro sarebbe in qualche dorato (oro sottratto al Banco Venezuelano) rifugio estero già da un pezzo. Logico dunque che ricambi il favore comprando robaccia russocinese, anziché comprar medicine e cibo per il suo popolo ormai allo stremo.
Saprà Bastanzetti del SAC che al massimo scala la collina Monte Altare e strabastanzetta su tutto dove si trova il Venezuela?
DAL MANIFESTO DI OGGI.
170 aziende Usa contro Trump per i dazi anti Cina
Dazi tuoi. Dall’Adidas alla Nike fino alla Puma, ben 170 aziende calzaturiere americane hanno messo in guardia dalle conseguenze potenzialmente disastrose degli aumenti tariffari proposti contro le merci cinesi
Guerra dei dazi tra Usa e Cina
Guerra dei dazi tra Usa e Cina
© LaPresse
Simone Pieranni
Edizione del
23.05.2019
Pubblicato
22.5.2019, 23:57
La guerra dei dazi di Trump scontenta la Cina, naturalmente, ma non solo: ben 170 aziende calzaturiere americane hanno messo in guardia dalle conseguenze potenzialmente disastrose degli aumenti tariffari proposti contro le merci cinesi. E Pechino prova ad approfittarne sollecitando Washington a tenere conto della «ragionevole richiesta» proveniente dall’intero.
Lo ha riferito ieri il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lu Kang. In una lettera al presidente degli Usa, Donald Trump, i produttori e rivenditori di calzature, tra cui grandi nomi come Adidas, Nike e Puma, hanno avvertito che un nuovo ciclo di dazi avrà effetti «catastrofici» sui consumatori, sulle aziende e sull’economia statunitense.
Secondo la lettera, non dovrebbero esserci equivoci sul fatto che le aziende non possono semplicemente spostare le fabbriche fuori dalla Cina e che i consumatori statunitensi finirebbero per pagare per le tariffe. «In realtà, non è la prima volta che le aziende statunitensi esprimono pubblicamente opposizione agli aumenti tariffari», ha sottolineato il portavoce, aggiungendo che è comprensibile che non siano soddisfatti dell’interpretazione del governo Usa delle conseguenze della guerra commerciale. «Non c’è vincitore in una guerra commerciale, come affermato dalla parte cinese molte volte».
Peeerò!
Sempre più SAC il Bastanzetti del SAC.
Michele Bastanzetti
23/05/2019
Peeerò!
Huawei sta lavorando nello sviluppo di un nuovo sistema operativo, chiamato Hongmeng che sostituirebbe Android di Google.
Ormai l’occidente non è più in grado di perpetrare le sue classiche politiche imperialiste e come se questo non fosse abbastanza non è nemmeno più capace di innovare e creare armonia e sviluppo sociale, non è in grado di sviluppare tecnologia valida, (vedi il disastroso e ridicolo flop dei caccia di quinta generazione F35) spende valanghe di risorse per sostenere carrozzoni di psicopatici tra cui il migliore é chiamato nato che sta diventando lo zimbello del globo e adesso tentano la disperata quanto ridicola mossa delle sanzioni commerciali pensando di mantenere la leadership globale in quanto non sono più in grado di dialogare o forse non lo hanno mai saputo fare. L’occidente è chiaramente sulla via del tramonto, quasi ovunque non si fanno più figli e si devasta l’ambiente senza pietà per far profitto e consumi inutili.
Quest’ultimo aspetto coinvolge anche la Cina con la differenza che loro sono pienamente sovrani e appena c’è una crisi investono risorse e risolvono le crisi di liquidità tagliando le tasse e incentivando il lavoro e l’innovazione, noi siamo morti persino su questi aspetti fondamentali quindi i problemi si amplificheranno nei prossimi 10 anni a dismisura all’interno del criminale progetto europeo. Questo piano criminale che distrugge le conquiste post ancient regime va abdicato in ogni modo perché il risultato è sotto l’occhio di tutti … Lo scopo della banda di lobbisti non eletti seduti a dettare legge presso la commissione europea se ne sbatte il cazzo di quello che dice il parlamento, tanto sanno di avere maggiori poteri del parlamento e quindi operano per i loro propri interessi ed ecco che più rubano alla collettività più si comprano governi, favoriscono esodi biblici, guerre, etc…, etc….in una spirale di rovina inarrestabile. In una situazione del genere non ci sono alternative: DISOBBEDIENZA CIVILE AD OLTRANZA perché votare non serve assolutamente a nulla.
HUAWEI se la caverà perché la Cina ha varie frecce nel suo arco, potrebbe aprire nuovi mercati completamente alternativi presso paesi schiacciati dall’occidente, ha sicuramente una soluzione per rimpiazzare Android e sopratutto ha alle spalle uno stato che sta chiaramente agendo in difesa della propria identità.
Però!
Saprà il Bastanzetti del SAC di Trump, Cina, Huawei, etc.,etc.?
É caduto dal pero
TRUMP CONTRO LA CINA.
Lunedì 20 giugno il governo di Donald Trump ha ufficialmente messo in lista nera Huawei, ragione per la quale Google ha sospeso gli affari con questa impresa cinese. Sembra che questa misura non includa solo Huawei, altre 70 imprese e impedirà alla Cina di comprare pezzi e componeni a imprese americane senza l’approvazione del governo degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti di Trump stanno scatenando la guerra commerciale più grande della storia. L’obiettivo della brama di potere, l’avidità e l’arroganza di Trump è la Cina, che in poco tempo è diventata la seconda potenza del mondo vicina agli Stati Uniti. Il gioco di potere, le pressioni, l’avidità e l’arroganza del paese che sogna di possedere l’universo, raggiungono questa volta l’ estremo est del mondo: la Cina, che in appena un quarto di secolo è diventata la seconda potenza del mondo, molt vicina agli Stati Uniti. Il governo di Donald Trump ha ripreso i piani per imporre tariffe del 25% a tutti i beni che il paese asiatico invia al suo paese, per un valore di 200 miliardi di dollari. La decisione è iniziata a entrare in vigore lunedì 20 maggio e da quell’annuncio, le speranze di normalizzare le relazioni tra i due paesi sono svanite. La Cina ha risposto con una dichiarazione del suo ministero delle Finanze, affermando che la decisione non sarà di beneficio degli americani e delle loro imprese. Inoltre a partire del primo giugno si applicheranno tariffe per prodotti degli Stati Uniti per un valore di 60 miliardi. La situazione è di scoraggiamento del commercio. Il documento di fronte agli Stati Uniti che vuole fermare lo sviluppo del paese, che si prevede che nel 2050 diventerà la prima superpotenza del mondo, ha detto: ” La Cina rimane fermamente determinata ad approfondire la riforma ed espandere l’apertura, proteggere lo spirito imprenditoriale, rafforzare la protezione dei diritti di proprietà intellettuale e creare un buon ambiente per le imprese di società straniere nel paese asiatico.” Ma nulla sembra fermare la crescita tecnologica della Cina, e Trump sta cercando di colpire l’impresa cinese Huawei con la scusa che questa spia gli Stati Uniti con una dichiarazione di emergenza nazionale che vieta alle imprese statunitensi di utiizzare dispositivi di quel marchio cinese, che sono sempre più popolari e accessibili sul mercato internazionali. Stati Uniti insistono nel far pressione a paesi perchè respingano investimenti in alta tecnologia cinese, principalmente la 5G, molto superiore in velocità, navigazione e connessione alla 4G. Huawei, che ha un fatturato di 106 miliardi di dollari l’anno, è l’epicentro delle tensioni per la leadership tecnologica ed è la chiave per lo sviluppo commerciale del 5G, il cuore dei nuovi sviluppi. Questa tecnologia consente di connettere virtualmente tutto e trasformarlo in intelligenza, dai oleodotti, ai treni, alle auto autonome. L’intelligenza artificiale è il vero sfondo di questa guerra commerciale. Nel 2017, la Cina ha pubblicato il Piano di Sviluppo dell’Intelligenza Artificiale di prossima generazione, che ha stabilito azioni per trasformarla nel leader mondiale in Intelligenza Artificiale. Il piano prevede tre fasi: – in primo luogo, deve essere in grado di tenere il passo con tutte le tecnologie leader in questo campo e la sua applicazione in generale, entro il 2020; – in secondo luogo, realizzare progressi significativi entro il 2025, che consentiranno di realizzare la terza parte del piano: – trasformare la Cina nel leader mondiale IA entro il 2030. Si tratta di un piano molto ambizioso e realistico e i Stati Uniti faranno di tutto per impedirlo.
Conclusione. Mentre gli Stati Uniti promuovono una politica protezionistica sotto lo slogan America first ,America in primo luogo, la Cina è impegnata in multilateralismo con varie piattaforme globali e regionali. In questa direzione va uno dei suoi principali progetti e la nuova Via della Seta, che comprende le nazioni dall’Asia, dall’Africa, dall’Europa, dall’America Latina e dai Caraibi.
Però!
Gli Stati Uniti sono impegnati a lanciare la più grande guerra commerciale della storia.
La decisione di Google di revocare la licenza di Android a Huawei sembra essere legata esclusivamente alla guerra commerciale degli Usa contro la Cina. La sicurezza nazionale è solo un pretesto, ma il rischio è di perdere il treno dell’innovazione. Il Bastanzetti del SAC, come al solito, capisce un SAC della vicenda.
Per fortuna che ho sempre e solo avuto dispositivi Apple. Chissà che con questa rogna gli utenti finiscano di comprare cineserie
Sono un utente Apple anch’io, ma non definirei cineseria Huawei, non la Huawei che è diventata secondo produttore a livello mondiale, seconda solo a Samsung, le cineserie sono altre. Questa manovra potrebbe, potenzialmente s’intende, eliminare dal mercato una valida alternativa a chi acquista un telefono o un computer, ergo tutti noi. I cinesi non sono più i cinesi di 10 anni fa, oggi come oggi non si può negare che alcuni sappiano anche fare molto bene, Xiaomi, Oppo o OnePlus tanto per citare i più famosi.
Da quanto sopra si può estrapolare una conclusione filoeuropeista; ma per una Europa Unita che sia dura e pura! Che possono infatti fare dei miseri staterelli sedicenti sovranisti di fronte ai due colossi mondiali delle telecomunicazioni? Tale sovranismo da pollaio verrebbe spazzato via in un attimo, se già stiamo arrancando adesso con la fragile UE che abbiamo.
Chi controlla le telecomunicazioni controlla il consenso; che decide, con le astuzie della para-democrazia del terzo millennio, chi comanda e chi resterà sottomesso e a libertà vigilatissima.
Ormai non possiamo fare niente, siamo di fronte ad un duopolio di fatto, Android e iOS, entrambi sistemi operativi provenienti dagli Stati Uniti, al netto di sistemi minori il grosso della comunicazione passa attraverso loro, sarebbe cosa buona che questa situazione fungesse da innesco per la creazione di una terza alternativa. Fermo restando che difficilmente potrebbe sorgere sul suolo europeo. Staremo a vedere.
Da questa sua invece estrapolerei conferma-consolidamento del filoatlantismo (NATO) dell’Italia e della UE tutta. Dunque finora siamo dalla parte giusta. Finora…sovranisti permettendo…Saluti.