Noi siamo come le foglie
Noi, siamo come le foglie generate dalla primavera variopinta
quando improvvisamene sbocciano sotto i raggi del sole
e, simili a quelle, per il tempo di un cubito ci dilettiamo dei fiori della giovinezza;
da parte degli dei non sapendo né bene né male.
Ma le Parche ci sovrastano, nere:
una ci conduce all’odiata vecchiezza, l’altra alla morte.
Per un tempo troppo breve dura il frutto della giovinezza
lo stesso in cui un raggio scagliato dal sole giunge sulla terra.
Ma quando sarà giunta la fine della stagione bella
allora piuttosto che vivere è meglio morire.
Mimnermo di Colofone (650 circa a. C.)
Il poeta ha scritto questi versi circa 650 anni prima della nascita di Cristo. Tuttavia noi possiamo capirli come se fossero stati scritti oggi. La sensazione della precarietà della vita probabilmente non è molto diversa da quella provata da ogni essere umano in ogni regione della terra e nel trascorrere dei secoli. Quindi ci sono “costanti universali” nel sentire umano. Certo una qualche differenza individuale esiste sempre. Ci può essere una sofferenza un po’ più acuta in uno e un po’ meno in un altro. Ma il sentire di fondo è lo stesso per tutti.
Mimnermo, come tutti i letterati, produce nello stesso tempo letteratura e filosofia. Filosofico è il verso: “Da parte degli dei non sapendo né bene né male”. In altre parole: “Siamo qui che soffriamo perché la bella giovinezza ci sfugge rapidamente e da parte degli dei (dal mondo del soprannaturale) non ci viene data nessuna spiegazione del nostro soffrire”. Anche questo interrogarsi sul bene e sul male e sul rapporto fra “questo mondo” e “mondi altri” è una costante universale. Dopo l’interrogarsi nascono, come sappiamo, innumerevoli tentativi di risposta. Nascono poi risposte “diverse” attorno alle quali gli uomini si dividono e cominciano a combattersi fieramente. Io penso che se restassimo un po’ di più a riflettere su quell’interrogarsi “iniziale” e” universale” di ognuno prima di rispondere sarebbe possibile trovare risposte “universali” o almeno “non conflittuali”. (Il discorso continua)
Appunti 1960. (La traduzione tenta di essere il più possibile letterale)
Direi, senatore, che esistono le costanti immutabili del pensare e sentire e le diverse culture che servono ad interpretarle ed esprimerle. Queste talora son antagoniste. La cultura di morte di certe ideologie è ad es. Inconciliabile coi dettami del cristianesimo od altre religioni.
Più che la coerenza nel tempo alle proprie convinzioni penso che sua la capacità di argomentare nel difenderle, che dimostra che abbiamo spirito giovanile! Cordialità.
Come dicevamo, Dr. Bastanzetti, la domanda sul perché della morte è uguale per tutti in tutti tempi e luoghi, ma le risposte al perché sono diverse e fonte di contese anche sanguinose. Capire perché siano diverse è un problema molto grosso che affronteremo nelle prossime puntate. Grazie comunque per l’intervento sul tema. Ricambio il suo cordiale saluto.
Eccellente citazione, sen. Pizzol! E si conferma, come dicevamo, che anche nella condizione umana, come nelle rigorose leggi delle scienze esatte, esistono delle costanti immutabili. Sempre con esse alla fin fine dobbiamo fare i conti. Una di queste, fondamentale, come dice la saggezza popolare è che: “Morir bisogna”.
Mi fa piacere che lei, Dr. Bastanzetti, condivida l’opinione che esistono costanti universali nel pensare e nel sentire sentire degli esseri umani. Le dirò che quando io enunciavo questa tesi negli anni ’60 trovavo forti contestazioni tra i miei coetanei e anche tra gli adulti e gli anziani. A quell’epoca si sosteneva la tesi che le concezioni del mondo e della vita (le “culture”) dovevano essere “contestualizzate” nel tempo e nello spazio ed erano tra loro “incompatibili” e anche antagoniste. Ancor oggi io incontro più sostenitori di questa seconda tesi che non della prima. Tuttavia continuo a pensare che la prima tesi sia più sostenibile. Così pensavo fra i 18 e i 20 anni e così penso ancora oggi. Questo mantenere le idee di quando ero giovane – se mi permette un po’ di autoironia” – mi fa sentire giovane. Ma naturalmente il discorso va approfondito ed è bene che resti aperto per dare spazio anche a chi non la pensa come noi.